Sostenibilità20 Maggio 2024 18:23

Termovalorizzatore Roma, l’avvocato: carenza istruttoria su area, ma per Tar dobbiamo indicare noi dove costruirlo. LA SENTENZA

Innanzitutto, per il progetto che il Comune di Roma vuole realizzare, parlerei di inceneritore e non di termovalorizzatore, perché la produzione di energia è solo una parte residuale della finalità dell’impianto”. A sottolineare la differenza ad AGEEI è l’avvocato Stefano Rossi, che si sta occupando del ricorso presentato da alcuni cittadini e associazioni contro la realizzazione dell’impianto che il Comune di Roma vuole costruire in località Santa Palomba.

Nella giornata di oggi il Comune di Roma ha aperto la busta dei documenti amministrativi relativi alla partecipazione del bando pubblico per la realizzazione del termovalorizzatore di Roma, i cui termini erano scaduti sabato scorso. L’unica offerta arrivata vede Acea Ambiente come capogruppo di un Raggruppamento temporaneo d’impresa che comprende anche Suez Italia, Vianini Lavori, Hitachi e Rmb.

Secondo il comunicato “Roma Capitale ha già dato inizio alla procedura di valutazione di completezza della documentazione presentata, completata la quale verrà nominata la Commissione per la valutazione degli aspetti economico-finanziari e di quelli tecnici. Tale commissione sarà presieduta da un Dirigente di Roma Capitale e composta da due autorevoli esperti del settore. L’obiettivo è quello di arrivare all’aggiudicazione definitiva entro il prossimo luglio per poi passare alla fase che prevede la predisposizione del progetto esecutivo e delle ulteriori verifiche, insieme alla conferenza dei servizi e alla procedura di VIA; il tutto dovrebbe completarsi entro la fine dell’anno”.

“Ho ricevuto mandato per seguire il ricorso presentato da un nucleo di abitanti in prossimità dell’area dove dovrebbero sorgere gli impianti. Parlo al plurale perché ci sono anche quelli ancillari. Rappresento una trentina di cittadini e alcune associazioni”, spiega l’avvocato.

“Il ricorso si basa su quelli che l’avvocato ritiene vizi dell’atto: “Abbiamo dedotto al giudice una carenza di istruttoria, a fronte di un atto così importante, su un impianto che dovrebbe rimanere in funzione per oltre 50 anni: non è stata condotta una verifica sufficiente sul sito più idoneo ad ospitarlo. Santa Palomba non ha le caratteristiche idonee, per la presenza di alcuni elementi critici: a 700 metri esiste una discarica esistente da 40 anni, con addirittura 7 invasi e il relativo inquinamento dei terreni, così ci sarebbe un cumulo di effetti inquinanti.

L’area inoltre ha nuclei abitativi importanti e c’è in corso di realizzazione un’housing sociale, tutto a meno di mille metri. Questo aspetto non è stato preso in considerazione o comunque sono stati minimizzati i rischi. Nella relazione istruttoria sono stati messi in nota altri aspetti critici non presi analizzati dal Commissario. Infatti ci sono pre-esistenti problemi idrici rilevanti: è previsto, per lo smaltimento di 600mila tonnellate annue, l’utilizzo di molta acqua e nella zona ci sono complicazioni sulle falde acquifere. Il lago di Albano sta diminuendo nella portata complessiva, tanto che si sta pensando ad opere importanti per poter portare l’acqua all’impianto”.

Per ora il tribunale amministrativo ha espresso una sentenza avversa al ricorso: “Sono questi i tre profili importanti da valutare. Oggi è stata aperta la busta e, come ci aspettavamo, l’unica offerta presentata è quella di Acea.

In primo grado il Tar Lazio ci ha dato torto e nella sentenza è entrato nel merito delle nostre osservazioni: su alcune si è espresso negativamente, per altre potremo risollevarle quando nuovi atti verranno emanati. D’altra parte, dove dicevamo che non sono stati ricercati siti meno impattanti, abbiamo sottolineato che questo è stato fatto senza seguire il principio di proporzionalità verso i cittadini. Su questo il Tar ha detto che il Commissario non era tenuto a farlo e che: ‘incombeva semmai in capo alla parte ricorrente l’onere di allegare e provare in giudizio (il vizio di eccesso di potere, ossia) che la scelta di un’altra specifica area avrebbe avuto un impatto minore’.”

Il primo grado non ha fermato comunque il ricorso: “La scorsa settimana abbiamo notificato l’atto di appello, che è pendente” – spiega l’avvocato Rossi. “Non c’è una domanda cautelare, perché non ci sono queste esigenze e l’iter realizzativo è lungo, in precedenza il Consiglio di stato ha lavorato velocemente su tipologie simili, potrebbero fissare un’udienza fine anno.

I poteri straordinari dati al Commissario deriverebbero da quelli giubilari, che poco hanno a che fare con questo impianto e su questo il cittadino deve essere ben informato. Lo strumento giuridico utilizzato è speciale, dettato da emergenza e le vie che la cittadinanza può utilizzare sono assottigliate, comprese quelle giudiziarie”.

LA SENTENZA DEL TAR

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