News15 Febbraio 2024 15:26

Sogin, nel 2022 Bono al telefono: “Società che ha incassato mln di euro degli italiani con affidamenti diretti e gare truccate”

A capo della direzione regolatorio e istituzionale per volere di Artizzu, il suo nome compare nelle intercettazioni dell’inchiesta sulle spese ingiustificate 2010-2020 ora al vaglio della Corte dei Conti.

Al suo nome è legata la recente querelle politica originata dall’interrogazione parlamentare presentata dagli onorevoli Simiani, D’Alfonso e Di Sanzo, che hanno mosso rilievi contro il suo rientro dopo circa 10 anni alla Sogin e soprattutto la sua repentina designazione a direttore di struttura, tanto da far gridar loro, in sede di question time, che su tale punto il Ministero vigilante è stato letteralmente raggirato.

Si tratta di Giuseppe Bono, del quale, non essendoci tracce curriculari nel web, si sa appena che aveva militato senza incarichi di responsabilità in Sogin dal 2011 al 2014 prima di essere distaccato con cessione di contratto alla Cassa del GSE.

Nominato il 4 agosto scorso, l’amministratore delegato Gian Luca Artizzu in poche settimane ne ha disposto la riacquisizione e a stretto giro lo ha designato alla guida della direzione “Regolatorio, Istituzioni e Comunicazione”.

Bono è dunque la figura che, nel corso aziendale iniziato 6 mesi fa, rappresenta la Sogin nei confronti di Istituzioni, Parlamento, organi di informazione e stakeholders.

La vicenda che lo riguarda ha attratto l’attenzione della politica e di alcune testate nazionali e ne richiama all’attualità il nome in quanto interessato da alcune delle numerose intercettazioni telefoniche presenti agli atti del fascicolo d’inchiesta sulle spese ingiustificate 2010-2020 che la Procura di Roma ha trasmesso alla Corte dei Conti. Il tutto, ben un anno e mezzo prima del suo “ritorno” all’azienda che lo cedette al GSE.

Un colloquio in particolare, risalente al 21 gennaio 2022, risulta annotato dagli inquirenti tra quelli valutati come rilevanti in funzione del quadro conoscitivo sia del sistema societario del passato che degli intrecci della società del nucleare con il mondo esterno.

Il lungo dialogo è tra Bono e un’imprenditrice che amministra un’impresa di lobbying e comunicazione con sede legale a Milano.

Al momento della telefonata tra Bono (allora in servizio senza incarichi al GSE) e la professionista era trascorso un mese dalle perquisizioni effettuate nei confronti di un consigliere di amministrazione e di due dirigenti della Sogin e le forze dell’ordine stavano intensificando i controlli su appalti e spese dell’ambito del deposito nazionale.

E’ Bono quel giorno, intorno alle ore 10, a contattare l’imprenditrice, con cui si intrattiene all’inizio a commentare le novità della politica.

Poi i due prendono a commentare la situazione del momento in casa Sogin e Bono le legge un messaggio mandato da un persona ieri sera” [una dipendente di Sogin] in cui gli veniva scritto che al mattino la Guardia di Finanza si era posizionata in una stanza al sesto piano per effettuare interrogatori e acquisire documenti.

Ne segue da parte di Bono una serie di critiche e attacchi a due dirigenti in servizio alla Sogin, il nuovo responsabile dell’Ufficio Appalti e quello dell’Ufficio Regolatorio.

L’imprenditrice richiama poi l’attenzione dell’interlocutore su vicende di cronaca in parallelo legate alla maggioranza di Governo.

E’ a questo punto che Bono, dopo un affondo contro il reato del traffico di influenze illecite, interviene a sentenziare contro la Sogin: “…però qui stiamo parlando di una Società che ha incassato milioni e milioni e milioni, decine di milioni di euro degli italiani con gare con affidamenti diretti, con gare che sono state indirizzate e truccate, ma è possibile che siano lì ancora a discutere dei contratti di Colosi [l’ex responsabile dell’Ufficio Comunicazione, ndr] e non mettano mano a queste cose?”.

 

Nella comunicazione di notizia di reato trasmessa all’Autorità giudiziaria, gli inquirenti sul punto annotano al riguardo di Bono che un soggetto esterno a Sogin mostrava di essere a conoscenza delle irregolarità relative alle gare che in passato sarebbero state indirizzate e truccate, specialmente utilizzando il metodo dell’affidamento diretto. Tale circostanza secondo il soggetto intercettato non riguardava solamente le gare in cui risultava interessata la comunicazione del Deposito ma in generale anche le altre bandite nel passato dalla stessa Società.

Non passa neppure inosservato che toni e contenuti così impietosidi quel colloquio dedicati alla storia contrattuale della Sogin sono usati proprio da chi oggi la rappresenta al cospetto dell’ARERA, l’ente deputato a riconoscere e rimborsare i costi sostenuti dalla società del nucleare.

Viene poi da chiedersi: chi era l’interlocutrice di Bono nel colloquio telefonico intercettato dalla polizia giudiziaria il 21 gennaio 2022?

Ebbene, si trattava di un appaltatore della Nucleco, ossia l’amministratrice di un’impresa che qualche tempo prima aveva ricevuto, guarda caso proprio con un affidamento diretto, una consulenza per circa 70mila euro dalla controllata di Sogin, la Nucleco, giusto qualche giorno dopo che si era insediato il nuovo amministratore delegato di quest’ultima, un ex dirigente della Sogin.

Su quest’ultima vicenda, - da quanto si apprende - gli inquirenti avrebbero aperto un altro filone giudiziario.

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