News13 Febbraio 2024 15:39

Sogin, nel 2022 Scocco ad Artizzu: fu Meola a cercarmi, pronto dossier su Zollino. E attaccava chi supportava Gdf e Arera

Sogin, fuga di notizie del 2021: Scocco e Artizzu ne parlavano al telefono, attaccando dirigenti in servizio

Dopo la sentenza del GUP che ha confermato le condotte di reato di Meola e Scocco, sbucano le intercettazioni dei colloqui tra l’ex Capo del Legale e Artizzu agli atti dell’inchiesta sulle spese del Deposito attualmente al vaglio della Corte dei Conti.

E’ di qualche giorno fa la notizia dell’ultimo approdo della Procura di Roma in merito alla vicenda della fuga di notizie che nel 2021 vide coinvolti due dirigenti e un consigliere di amministrazione della Sogin in merito agli atti segreti delle verifiche interne sui costi della campagna di comunicazione del 2015, sul deposito nazionale delle scorie radioattive, avviata senza autorizzazioni ministeriali.

Come appreso e riferito da AGEEI, anche il GUP del procedimento penale a carico della consigliera di amministrazione del tempo Meola ha detto che ci fu rivelazione del segreto d’ufficio, tra questa e l’ex Capo dell’Ufficio Legale Scocco e tra quest’ultimo e altri interlocutori.
L’attenzione generale si è presto concentrata sulle mancate azioni contro i due soggetti da parte della Sogin qualificata dalla Procura come parte lesa, sul silenzio della stessa Sogin a fronte di alcuni dati palesemente errati richiamati dal GUP su status e tipo di attività dei propri dipendenti che furono incaricati delle verifiche e su eventuali infrazioni della segretezza dei documenti da parte di figure e strutture oggi in carica.

Ma a tenere banco nelle ultime ore sono le intercettazioni delle telefonate intercorse due anni fa tra Scocco e l’allora direttore del personale Gian Luca Artizzu, nominato amministratore delegato ad agosto scorso.

Si tratta di solo alcune tra le numerose captazioni telefoniche ritenute di interesse investigativo e contenute nell’ampio fascicolo giudiziario curato dalla polizia giudiziaria delegata dalla Procura di Roma alle indagini sulle spese sostenute dalla società del nucleare, dal 2010 al 2020, in materia di deposito nazionale.

Il fascicolo dell’inchiesta, conclusosi con la prescrizione dei fatti risalenti nel tempo, è al vaglio della Corte dei Conti, su iniziativa della stessa Procura romana.

Gli inquirenti sono gli stessi che hanno condotto le indagini sulle violazioni della segretezza dei documenti societari.
In particolare, tra gli atti dell’inchiesta sulle spese del Deposito campeggia il lungo colloquio, durato circa due ore e mezzo, avvenuto tra Artizzu (non indagato in questo filone giudiziario) e Scocco il 3 gennaio 2022, in cui i due si soffermarono anche sulla vicenda tornata d’attualità negli ultimi giorni.

In pratica, quando il GUP riferisce che “è pacificamente dimostrato che lo stesso Scocco ha rivelato a più interlocutori di essere a conoscenza del contenuto della relazione riservata o quantomeno di parte di esso”, tra quegli interlocutori è da ricomprendere anche l’attuale A.D. di Sogin.
Quel giorno è proprio Artizzu a prendere l’iniziativa di chiamare Scocco, che qualche tempo prima aveva ricevuto la contestazione di alcuni addebiti riferiti alle spese ingiustificate del 2010-2020.

 

Sin da subito la conversazione si discosta dagli aspetti istruttori del procedimento disciplinare di tipico interesse di un capo del personale, per trasformarsi in una prolungata sequenza di congetture sul mandato consiliare in carica e di accuse verso alcuni dirigenti in servizio.

Ad essere presi di mira sono soprattutto quelli che stanno collaborando con l’ARERA e le forze dell’ordine, ossia il responsabile dell’Ufficio Regolatorio e il responsabile dell’Ufficio Appalti insediatosi da qualche mese.

Scocco non usa mai mezzi termini, Artizzu fa da letto al fiume in piena.

L’ex Capo del Legale, riferendosi alla contestazione ricevuta, parla di violazioni dell’intero scibile legislativo italiano, di non comprensibili singolarità nell’ambito del whistleblowing, di illegalità clamorose ancorate alle passate commesse con gli operatori esteri e, più volte durante la telefonata, minaccia azioni contro gli organi dell’azienda e attacca l’operato dei due dirigenti in servizio.

I due “parlano poi della questione della rivelazione del segreto d’ufficio”, come annotato dagli inquirenti.

 

Scocco ne addossa le colpe alla consigliera di amministrazione Meola, che a suo dire voleva da tempo la sua testa perché di corrente politica avversa. Riferisce di essere stato cercato da lei e che lei le disse prima che il futuro amministratore delegato sarebbe stato un dirigente dell’azienda (o uno o l’altro tra i due presi di mira) e poi gli parlò del suo coinvolgimento nella relazione sulle verifiche interne, rivelandogli che su di lui era stata individuata una incompatibilità, che sarà poi l’elemento più volte richiamato dal GUP nel pronunciamento del 7 dicembre scorso.

Poi Scocco rinvia Artizzu al ricordo di una riunione d’ufficio tenutasi qualche tempo prima, in cui non volle formulare pareri legali perché si diceva impossibilitato in quanto segnalato dalla task force (così chiamano il gruppo di dipendenti incaricati delle verifiche interne) per quel conflitto di interessi.

Un’ammissione a tutti gli effetti. Tanto che Artizzu riferisce a Scocco che questo fatto aveva rappresentato una sorta di autodenuncia da parte del suo interlocutore.

Sul punto, gli inquirenti non hanno rilevato relazioni o informative alla Società da parte dell’allora Capo dell’Ufficio Personale a seguito di quel lungo colloquio intrattenuto con Scocco, con i riferimenti a tutto quanto appreso e ascoltato.

Nella telefonata i due non mancano di soffermarsi su altre figure e vicende, come nel caso di Giuseppe Zollino, presidente della Sogin dal 2013 al 2016.

A un certo punto Scocco informa Artizzu che nel corso delle perquisizioni che aveva subito, i militari avevano trovato anche una cartellina con soprascritto “professore Zollino”. Al sentirlo nominare, Artizzu scoppia a ridere, riferendo poco dopo che uno dei probabili candidati a commissario della società fosse proprio lui.

Scocco dice che in quella cartellina aveva le prove che avrebbe usato contro Zollino all’eventuale suo ritorno in azienda che gli avrebbe comportato sanzioni disciplinari certe, perché da ex Capo dell’Ufficio Legale si frappose proprio alle iniziative dell’ex presidente, cui causò la mancata riconferma dopo aver relazionato contro il suo operato al COPASIR.

 

In un altro passaggio annotato dagli inquirenti, Scocco fa un richiamo a un articolo del 2010 ‘tangenti sul nucleare’ invitando Artizzu a leggerlo e a tenere a mente che vi si parlava dell’allora Ministro Scajola e che all’epoca il sottosegretario allo sviluppo economico era l’onorevole Stefano Saglia oggi componente dell’ARERA.