News20 Febbraio 2024 15:55

Sogin, Bono a un appaltatore al telefono: “controlli Arera e Gdf? una manfrina gestita da dirigenti coglioni”

Nelle carte dell’inchiesta sulle spese ingiustificate 2010-2020 al vaglio della Corte dei Conti, Bono al telefono anticipava di quasi due anni la resa dei conti interna con chi ha supportato GDF e ARERA nelle verifiche.

Mentre nelle aule del Parlamento non si dirada il polverone sollevato sulla legittimità della fulminea riassunzione in Sogin di Giuseppe Bono voluta dopo 10 anni dall’amministratore delegato Gian Luca Artizzu e soprattutto della sua rapida promozione a direttore di uno degli uffici più importanti, a tenere banco oggi, per gli evidenti e sorprendenti agganci all’attualità, sono le intercettazioni telefoniche annotate nel fascicolo d’indagine sulle spese ingiustificate 2010-2020 che la Procura di Roma ha trasmesso alla Corte dei Conti, alcune delle quali riguardano proprio l’attuale responsabile in Sogin della direzione Regolatorio quando ancora risultava in servizio presso il GSE.

Sono proprio gli atti dell’inchiesta, che fissano gli intrecci emersi qualche tempo addietro, che possono consentire all’utenza pubblica di cogliere la verosimile retrospettiva di alcune delle mosse dell’odierna governance. Dalle carte giudiziarie emerge che i controlli scattati da parte dell’ARERA e della GDF nel 2021 avevano in breve tempo destabilizzato una parte dell’azienda e scosso un regime di consuetudini e relazioni consolidate.

Il colloquio del 21 gennaio 2022 tra Bono e l’imprenditrice R.D.B. (amministratrice di una ditta appaltatrice della controllata Nucleco) - sul quale AGEEI ha fornito alcune anticipazioni con un articolo del 15 febbraio scorso - è tra quelli con le indicazioni più importanti per gli inquirenti.

Quando R.D.B. chiede all’interlocutore notizie su “quelli della stazione(la Sogin ha la propria sede a Roma Termini, ndr), Bono le legge “un messaggio mandato da un persona ieri sera, una dipendente della Sogin che, ricordiamo, lui aveva lasciato nel 2014. E’ il segnale che da dentro alla Sogin gli passano notizie sui passi compiuti dai militari delegati alle attività di polizia giudiziaria.

Nel messaggio gli era stato scritto che al mattino la Guardia di Finanza si era posizionata in una stanza al sesto piano per effettuare interrogatori e acquisire documenti. E gli era stato sottolineato con toni irridenti il particolare zelo con le forze dell’ordine usato dal direttore dell’ufficio Appalti insediatosi da pochi mesi e dal direttore dell’ufficio Regolatorio, pure additati come la causa dei controlli in corso.

E’ al finale del messaggio che Bono si aggancia riferendo a R.D.B. che lui vedeva conferme su ciò che aveva sempre pensato, vale a dire che le verifiche condotte dall’ARERA e dalla GDF nei confronti della Sogin non andavano ricondotte all’esercizio dei rispettivi poteri e compiti istituzionali ma erano il frutto di una manfrina gestita da quei due dirigenti.

Al telefono Bono sembra manifestare una datata insofferenza verso di loro, che definisce letteralmente come “due coglioni. Sono gli stessi che sono stati avvicendati da Artizzu due giorni dopo l’insediamento dell’attuale consiglio di amministrazione.

Sul conto del responsabile dell’ufficio Appalti (un ex GDF) che era stato designato il precedente mese di luglio, Bono ricorda all’interlocutrice: “come puoi testimoniare tu, te l’ho detto io un anno fa, io ti dicevo a me questo C.R. non piace, non so da dove arrivi, non so …”.

 

In pratica, già poche settimane dopo la sua assunzione di fine 2020, Bono aveva cominciato dall’esterno a prendere d’occhio colui che sarebbe poi divenuto il direttore degli Appalti e a farne pure motivo di confronto con i propri contatti in agenda.

Sta di fatto che proprio da questo dirigente è partita la segnalazione interna a carico dell’impresa amministrata da R.D.B.per la riconducibilità della proprietà del capitale societario ad altra ditta detenuta al 55% da uno dei consiglieri di amministrazione della Sogin allora in carica.

Mentre sul conto del direttore dell’ufficio Regolatorio la telefonata diventa da parte di Bono una lunga escalation di pesanti accuse.

E in uno dei passaggi a lui dedicato, Bono giunge a esternare addirittura la propria personale considerazione dell’universo aziendale di Sogin, tanto da esclamare che “quindi è tutt’uno la vita privata con quella del lavoro e quindi è uno tenace in una maniera incredibile in un mondo di coglioni lì dentro!”.

Il finale della telefonata tra Bono e R.D.B. è dedicato in particolare all’ipotesi di commissariamento della Sogin (che poi sarà decretato sei mesi dopo dall’Esecutivo Draghi, ndr).

E’ un’idea che entrambi caldeggiano e che i due ritengono possibile non tanto per le mosse del Ministro della transizione energetica Cingolani, viste le perplessità sulla sua incidenza nel Governo, quanto piuttosto alla luce delle iniziative portate avanti dalla giornalista Gabanelli: “…ha portato pure Mentana a fare quel … quegli 8 minuti e mezzo!” esclama Bono.

Infatti, la settimana prima il Corriere aveva pubblicato un articolo a firma dell’ex Report e Stefano Agnoli dal titolo “Svolta sui rifiuti nucleari, ora un commissario per Sogin”, ripreso dal TgLA7.

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