Politica14 Marzo 2022 09:27

Russia-Ucraina: Visco e Di Maio aprono ‘temporaneamente’ a gas, petrolio e carbone

“Potrebbe essere necessario discostarsi, temporaneamente, dal sentiero di decarbonizzazione intrapreso, ad esempio rallentando la dismissione delle centrali a carbone, ma occorre evitare che questi scostamenti inducano incertezza sui piani a medio termine, con l'effetto di scoraggiare gli investimenti indispensabili a realizzare la transizione energetica”. Le parole sono del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, nel suo intervento di apertura della III conferenza di ministero degli Affari esteri e Bankitalia. Un’ipotesi non nuova visto che il governo ha già pensato, nell’ultimo Consiglio dei ministri, a riaccendere centrali a carbone e a olio in caso di problemi di approvvigionamenti energetici conseguenti al conflitto in corso tra Russia e Ucraina.

In ogni caso Visco ha tenuto a precisare che si tratta di una soluzione temporanea: “Rimandare la sfida climatica non è certo una soluzione: vorrebbe solo dire trovarsi costretti tra qualche anno a prendere misure più forti e repentine per evitare scenari ambientali catastrofici”. In tal senso è fondamentale il ruolo delle banche centrali che “svolgono un ruolo importante ad esempio, in qualità di investitore, nella vigilanza micro e macroprudenziale verificando la corretta valutazione dei rischi climatici e di sostenibilità” ma soprattutto dei governi che hanno “la necessaria legittimità democratica e possono applicare gli strumenti più adeguati, come l'imposizione di una carbon tax, l'eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili e misure normative sulle emissioni di gas serra".

Sulla stessa linea anche il ministro degli Esteri Luigi di Maio che sempre corso della XIII Conferenza congiunta Maeci-Banca d'Italia ha ricordato come il numero uno di Tesla Elon Musk, abbia affermato anche lui la necessità di aumentare in via straordinaria la produzione di gas e petrolio. Ma ha anche rammentato gli sforzi che il nostro paese sta facendo per diversificare e mettere in sicurezza l’Italia dal punto di vista energetico, a cominciare dai progressi sui “meccanismi di solidarietà per il gas naturale, con ipotesi di acquisti collettivi e sistemi di stoccaggio comune”, portati avanti dal ministro CIngolani, all’accoglimento delle richieste ucraine di agganciarsi alla rete elettrica europea, fino al memorandum d’intesa con cui si sta lavorando con Algeria e Libia sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e con la Tunisia sull'idrogeno verde, “mentre a livello multilaterale lavoriamo in stretto raccordo con i Paesi dell'Unione Europea e i membri dell'Agenzia Internazionale dell'Energia”.

Le minacce che provengono dal conflitto in corso tra Russia e Ucraina, d’altronde, non sono nuove: già il Copasir aveva avvertito nella sua recente relazione sull’attività svolta dal 1 gennaio al 9 febbraio 2022 nel quale precisava: “Il settore energetico è esposto a minacce preoccupanti a causa delle strategie messe in campo da parte di operatori stranieri e dell’attivismo di fondi esteri. Inoltre, lo stesso sistema presenta un livello intrinseco di vulnerabilità a causa della dispersione delle fonti di produzione e ai costi complessivi da sostenere. Lo scenario attuale presenta ulteriori debolezze legate all’incremento dei prezzi, in particolare del gas, che si è registrato negli ultimi mesi e che verosimilmente rischia di contrassegnare anche l’immediato futuro. L’insieme di questi fattori si ripercuote inevitabilmente sul grado di sicurezza energetica, quale fattore da conseguire per ridurre la tradizionale forma di dipendenza del nostro Paese. Su questi aspetti, il Comitato ha indicato come necessario un piano nazionale di sicurezza energetica, da adottare con la più ampia condivisione, in modo che possa restare valido e indirizzare le scelte strategiche che il Paese dovrà compiere in questo settore nel lungo periodo. Esso dovrà mirare al perseguimento di una adeguata autonomia tecnologica e produttiva del Paese nel campo energetico, rafforzando le filiere nazionali di industria e ricerca, in collaborazione con i partner europei e occidentali, in considerazione della collocazione geopolitica dell’Italia. La sicurezza energetica rappresenta un tassello cruciale da presidiare all’interno di una complessiva strategia di difesa dell’interesse nazionale che, in questo come in altri ambiti di rilievo per il sistema economico-industriale del Paese, andrebbe costruita e sviluppata. In questa prospettiva si ribadisce l’esigenza di un rafforzamento della cosiddetta intelligence economica a sostegno di un settore così decisivo”.

Tutte le forze politiche stanno comunque proponendo soluzioni per cercare di porre un freno al caro energia. Questa mattina il presidente di M5s Giuseppe Conte ad Agorà ha proposto la necessità di lavorare a “forniture alternative” in vista della riduzione di gas dalla Russia e di intervenire sugli extra profitti nelle società energetiche e le accise: “Ci sono poi dei comparti che in questi due anni di pandemia hanno accumulato profitti, penso ad esempio al comparto assicurativo, ecco si potrebbe pensare a dei contributi di solidarietà sostenibili che non compromettano le logiche di mercato", ha detto Conte.

Sulla sua e-news il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha invece chiesto dei tutti ai costi energetici: “Intervenendo a un convegno di Italia Viva a Brescia, il ministro Cingolani ha parlato di truffe per spiegare il senso degli aumenti del gas e dell'Energia. Egli ha spiegato bene come si tratti di aumenti per molti aspetti ingiustificati. Ci attendiamo, dunque, che il Governo agisca subito per porre un tetto al costo dell'Energia: non e' una misura liberale ma una misura possibile e forse necessaria in un momento come quello che stiamo vivendo".