Energia15 Giugno 2022 15:26

Regina (Confindustria): Intervenire in modo coordinato per calmierare prezzi gas. A ottobre allarme shortage con stop a nucleare francese

“L’Italia è un mercato pienamente interconnesso e in questo contesto i prezzi nazionali si influenzano reciprocamente con un ruolo fondamentale giocato dall’hub olandese Ttf divenuto riferimento di prezzo a livello europeo. È auspicabile dunque intervenire in modo coordinato per calmierare i prezzi all’ingrosso e garantire i volumi e gli stoccaggi”. È quanto ha detto Aurelio Regina delegato di Confindustria per l’energia durante l’audizione in commissione Industria al Senato Sicurezza sugli approvvigionamenti e i prezzi dell’energia.“Sosteniamo la linea di intervento a difesa del mercato, si tratterebbe di introdurre un price cap per i contratti Ue. I costi vanno valutati attentamente con un’adeguata analisi sia sul piano Ue sia nazionale. Abbiamo stimato che in caso di un cap efficace come moral suasion per le pipeline si potrebbe stimare un costo da socializzare pari a 15 mld da socializzare per ogni 10 euro di differenza tra il prezzo internazionale e il cap stesso”, ha detto Regina. “In modo analogo per il cap nazionale “si sosterrebbe a copertura del maggior onere circa 7,6 mld per ogni 10 euro di differenza. Sul piano strategico la strategia comunitaria potrebbe essere più efficace perché l’Europa potrebbe esercitare un maggior potere contrattuale”, ha proseguito. “Il quadro attuale delinea la mancanza di una borsa europea del gas e per questa ragione Confindustria ritiene che se c’è una riserva sulla proposta italiana di un cap l’unica alternativa sia di richiedere la costituzione di una piattaforma europea regolamentata”, ha spiegato Regina.

Secondo Regina la risposta europea sull’energia “si inserisce in un momento di grande incertezza dell’economia europea e italiana. Le conseguenze della guerra vanno ben oltre la portata delle sanzioni. In particolare se ci riferiamo all’aumento dei prezzi sembra destinato a essere più persistente di quanto si pensava. I prezzi dovrebbero rimanere alti nel 2022 e nel 2023. I costi per le imprese stanno impattando molto sulle imprese portando i margini in alcuni casi a zero. Secondo quanto rilevato dal nostro Centro studi i costi energetici della manifattura italiana potrebbero passare da 21 mld dal 2021 a oltre 50 mld nel 2022. Ricordo che nel 2019 il costo per le imprese era di 8 miliardi di euro e nel 2020 è stato di 5. Rispetto al 2020 il costo per le imprese si è decuplicato. L’acuirsi di questa situazione aggravata dallo scoppio della guerra in Ucraina ha portato la commissione a prevedere una serie di interventi strutturali”, ha sottolineato il delegato di Confindustria che ha rilevato come "i paesi più esposti alla dipendenza dal gas russo hanno avviato una corsa autonoma e concorrenziale per garantirsi forniture alternativa al gas russo e rigassificatori mobili i cui prezzi a livello internazionale sono aumentati di oltre il 100%. L‘opposto dell’auspicata solidarietà a livello comunitario”.

In particolare "la sostituzione dei circa 155 miliardi di mc di gas che l’Europa importa dalla Russia dovrebbe essere risolta con una sostituzione di circa 50 mld di mc di approvvigionamenti alternativi con maggiore efficienza, con rinnovabili e interventi di riduzione dei consumi con riduzione delle temperature" secondo il piano Repower Eu. "Nonostante gli sforzi i diversi stati membri stanno reagendo con velocità e prezzi differenti. Registriamo nei primi 5 mesi del 2022 prezzi in Germania di 178 euro a MW contro i 244 dell’Italia e un differenziale del 37% il massimo mai registrato nella storia nonostante la quota di rinnovabili in Italia superi stabilmente il 35%” ha detto Regina.

Non solo. "Dal prossimo ottobre la piattaforma elettrica europea sarà sottoposta a una ulteriore vulnerabilità connessa ai reattori nucleare francesi che chiederanno pesanti manutenzioni per tutto il periodo invernale. Anche in assenza di un blocco delle forniture russe è possibile pensare a una situazione di shortage che potrebbero avere conseguenze rilevanti sui prezzi. Nonostante l’origine di tale problema sia il nucleare francese i consumatori industriali francesi saranno quelli meno impattati da questo fenomeno in quanto coperti dalla tariffa agevolata per il 65% a un prezzo inferiore a 45 euro a MW. I consumatori italiani rischiano di essere colpiti dall’effetto contagio in misura maggiore rispetto ai competitor francesi e tedeschi creando una disparità competitiva tra i nostri sistemi industriali che non ha precedenti nella storia europea” ha proseguito Regina.

“Confindustria ha condiviso la richiesta del governo di un’azione coordinata a livello europeo sui prezzi del gas, tuttavia riteniamo che l’intervento debba essere pensato sia sul piano congiunturale sia strutturale”. Sul primo piano “riteniamo vada perseguita dal governo un’azione coordinata sul prezzo del gas con l’inserimento di un tetto al prezzo stesso. Sul piano strutturale riteniamo che in tempi rapidi di debba arrivare al completamento di un mercato europeo del gas”, ha conclus.