Politica8 Maggio 2021 13:56

PNRR, ecco le 2.500 pagine del faldone trasmesso all’Ue. Influencer pagati per far diventare italiani Eco attivi, anche a tavola (nuova agricoltura)

Il testo del PNRR è stato materialmente trasmesso alla Commissione europea corredato dalle schede di approfondimento sui singoli investimenti e riforme previsti. E’ un testo complessivamente di quasi 2.500 pagine.

Un faldone di tutto ciò che è stato finora prodotto dal governo e trasmesso al Parlamento e a Bruxelles. Le schede, eterogenee e in formati diversi, sono per lo più in lingua inglese.

AGRICOLAE pubblica qui di seguito il PDF:

1' FALDONE PNRR INVIATO A COMMISSIONE UE E ALLEGATI-1-1112

2' FALDONE PNRR INVIATO A COMMISSIONE UE E ALLEGATI-1112-2487

Uno degli obiettivi chiave del PNRR, si legge nel testo, è quello di portare la popolazione italiana ad essere più 'Ecoattiva' attraverso campagne di sensibilizzazione (anche, viene precisato, sulla "nuova agricoltura") gestite dal Mise che coinvolgono influencer, opinionisti, scienziati, celebrità e opinion leader.

Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) ha lanciato - riporta il testo - un sondaggio (Peoples' Climate Vote) nel 2020 in 50 paesi, che ha raccolto risposte da 1,2 milioni di individui (diventando il più grande sondaggio di opinione pubblica sul cambiamento climatico mai condotto). Secondo questo sondaggio, l'Italia è ben posizionata con l'81% degli intervistati che riconosce il cambiamento climatico come un'emergenza globale.
Tuttavia, la maggior parte delle ricerche evidenzia un divario tra la consapevolezza e i comportamenti intrapresi, per ad esempio, il segmento di persone riconosciute come Eco Attive (cioè consapevoli delle spinte del cambiamento climatico e che intraprendono azioni pratiche per contrastarlo) è al di sotto della media europea (23% vs 24% ) e ben al di sotto dei paesi più performanti, come la Germania, con il 38% di persone riconosciute come Eco Attive, dimostrando che non solo la consapevolezza in Italia potrebbe e dovrebbe essere ulteriormente migliorata, ma c'è anche bisogno di educare e spingere la popolazione a intraprendere azioni per migliorare la sostenibilità.

Una delle cause dei bassi livelli di educazione e guida evidenziati sopra è legata alla bassa rappresentazione dei rischi del cambiamento climatico sui diversi mezzi di comunicazione, infatti l'Italia ha una copertura giornalistica molto più bassa da parte dei quotidiani nazionali delle notizie sui cambiamenti climatici rispetto agli altri paesi (Media di 30 e 18 notizie mensili sul clima nel 2020 su Corriere della Sera e La Repubblica rispettivamente, vs 320 sul Times e 270 sul Guardian).
Questa mancanza di consapevolezza di una barriera significativa per l'adattamento al cambiamento climatico in molti paesi.
Aumentare la consapevolezza del cambiamento climatico a livello locale è fondamentale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che l'Italia ha concordato, dalla decarbonizzazione di tutti i settori alla protezione della biodiversità, così come il miglioramento dell'economia circolare.

L'educazione è un elemento essenziale della risposta globale al cambiamento climatico. Essa aiuta le persone a a capire e ad affrontare l'impatto del riscaldamento globale, ad aumentare l'"alfabetizzazione climatica" tra le persone, incoraggia cambiamenti nei loro atteggiamenti e comportamenti, e li aiuta ad adattarsi alle tendenze legate al cambiamento climatico al cambiamento climatico. L'educazione e la sensibilizzazione permettono un processo decisionale informato, [...] Pertanto, gli obiettivi dell'intervento sono tre:
1. Aumentare la consapevolezza: creare un senso di urgenza sul cambiamento climatico e i suoi impatti, e sulle strategie di mitigazione e adattamento.
2. Educare: rendere i cittadini e le famiglie più consapevoli delle possibilità di stili di vita e abitudini di consumo rispettosi dell'ambiente e incoraggiarli a sperimentare nella loro vita quotidiana con azioni che aiuterebbero a ridurre le emissioni di anidride carbonica.
3. Guidare: promuovere comportamenti attivi sulla sostenibilità e sostenere un modello partecipativo dal basso verso l'alto modello partecipativo dal basso verso l'alto che riunisca gli attori locali (famiglie, insegnanti e amministratori locali) e incoraggia la creazione di comunità locali.

Il Ministero della Transizione Ecologica sarà il destinatario delle risorse stanziate per lanciare la campagna di sensibilizzazione. Il progetto si basa su tre elementi costitutivi:
1. Contenuto omnicanale: per fornire ai cittadini una gamma pervasiva e ampia di contenuti, in forme multiple. Il progetto prevede di creare e distribuire (attraverso partnership) contenuti su diversi argomenti relativi alla transizione ecologica attraverso:
a. Podcast: 120 podcast, con la partecipazione e la voce narrante di diversi opinionisti leader d'opinione (ad esempio, politici, scienziati, imprenditori, giovani influencer, attivisti, celebrità, ecc.).
b. Video lezioni specifiche per le scuole: 50 video di mezz'ora fatti appositamente per illustrare, in modo chiaro e popolare i nuovi problemi dello sviluppo e le loro connessioni in una lezione settimanale di "cultura ecologica di transizione" nelle ultime tre classi della scuola media (potenzialmente esteso ad altre classi in una seconda "ondata").

3. Opinion leader e influencer chiave: per massimizzare la diffusione dei messaggi su tutta la popolazione. I key opinion leader e gli influencer sono persone che hanno uno status sociale così forte sociale che le loro raccomandazioni e opinioni vengono ascoltate quando si prendono
decisioni importanti. Il coinvolgimento di un diverso insieme di personalità (dai leader aziendali alle celebrità) permetterà di raggiungere un pubblico differenziato (per esempio, sia i giovani sui social media e le famiglie a casa che guardano la TV).
Esempi di argomenti trattati attraverso diversi canali saranno: le regole della transizione, il mix energetico e il ruolo delle rinnovabili, il cambiamento climatico, la sostenibilità dell'atmosfera e le temperature globali, il ruolo nascosto degli oceani, le riserve d'acqua, l'impronta ecologica individuale e organizzativa, economia circolare, nuova agricoltura, ecc.

Tra le misure più importanti per il settore agricolo ed agroalimentare figurano:

M2C1.2 SVILUPPARE UNA FILIERA AGROALIMENTARE SOSTENIBILE

Investimento 2. 1: Sviluppo logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo 0,8 MLN

L'Italia presenta un forte divario infrastrutturale. È diciottesima al mondo nella classifica del World Economic Forum 2019 sulla competitività delle infrastrutture. Il progetto proposto intende colmare questa lacuna nel Paese, intervenendo sulla logistica dei settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo, caratterizzati da forti specificità lungo tutta la filiera. In particolare, il piano logistico mira a migliorare la sostenibilità tramite: i) riduzione dell’'impatto ambientale del sistema dei trasporti nel settore agroalimentare, intervenendo sul traffico delle zone più congestionate; ii) miglioramento della capacità di stoccaggio delle materie prime, al fine di preservare la differenziazione dei prodotti per qualità , sostenibilità, tracciabilità e caratteristiche produttive; iii) potenziamento della capacità di esportazione delle PMI agroalimentare italiane; iv) miglioramento dell'accessibilità ai villaggi merci e ai servizi hub, e della capacità logistica dei mercati all'ingrosso; v) digitalizzazione della logistica; vi) garanzia di tracciabilità dei prodotti; vii) Riduzione degli sprechi alimentari.

La quantificazione del costo per singolo investimento è complessa perché è soggetta a una notevole variabilità a seconda dell'iniziativa. Tuttavia, l'amministrazione è stata in grado di stimare una media costo medio per investimento di circa 25 milioni per ogni investimento, che corrisponde in media a un contributo pubblico di circa il 65% (non più del 50% del costo dell'investimento nel caso di investimenti privati, fino al 100% del costo dell'investimento nel caso di infrastrutture pubbliche).

Investimento 2. 2: Parco Agrisolare 1,5 MLD

L'Italia è tra i paesi con il più alto consumo diretto di energia nella produzione alimentare dell’Unione Europea (terza dopo Francia e Germania). I costi energetici totali rappresentano oltre il 20 per cento dei costi variabili per le aziende agricole, con percentuali più elevate per alcuni sottosettori produttivi. L'intervento proposto mira a raggiungere gli obiettivi di ammodernamento e utilizzo di tetti di edifici ad uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale per la produzione di energia rinnovabile, aumentando così la sostenibilità, la resilienza, la transizione verde e l'efficienza energetica del settore e contribuire al benessere degli animali. In particolare, il progetto si pone l’obiettivo di incentivare l'installazione di pannelli ad energia solare su di una superficie complessiva senza consumo di suolo pari a 4,3 milioni di mq, con una potenza installata di circa 0,43GW, realizzando contestualmente una riqualificazione delle strutture produttive oggetto di intervento, con la rimozione dell'eternit/amianto sui tetti, ove presente, e/o il miglioramento della coibentazione e dell’areazione.

L'amministrazione proponente ha stimato un costo medio che varia tra 350-450 €/mq in base alle condizioni degli immobili. Ai fini del calcolo del costo totale dell'intervento, è stato utilizzato il valore di 400 €/mq. La stima delle superfici è stata determinata sulla base al numero di bovini registrati nella BDN del Ministero della Salute e dell'Istituto Zooprofilattico di Teramo e applicando a ciascun capo la superficie minima per animale allevato consentita dalla legge.

Investimento 2. 3: Innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo e alimentare 0,5 MLD

La strategia “Dal produttore al consumatore” sostiene espressamente che "gli agricoltori devono trasformare più rapidamente i loro metodi di produzione e utilizzare al meglio nuove tecnologie , in particolare attraverso la digitalizzazione, per ottenere migliori risultati ambientali, aumentare la resilienza climatica e ridurre e ottimizzare l'uso dei fattori produttivi". Il progetto mira a soste nere attraverso contributi in conto capitale l’ammodernamento dei macchinari agricoli che permettano l’introduzione di tecniche di agricoltura di precisione (es. riduzione di utilizzo pesticidi del 25 -40 per cento a seconda dei casi applicativi) e l’utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0, nonché l’ammodernamento del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni ( -95 per cento passando da Euro 1, circa 80 per cento del parco attuale, a Euro 5). Inoltre, in ottica di economia circolare, l’investimento include l'ammodernamento della lavorazione, stoccaggio e confezionamento di prodotti alimentari, con l'obiettivo di migliorare la sostenibilità del processo produttivo, ridurre/eliminare la generazione di rifiuti, favorire il riutilizzo a fini energetici. Tali obiettivi sono particolarmente rilevanti nel processo di trasformazione dell’olio d’oliva, settore strategico per l’industria agroalimentare italiana, che negli ultimi anni ha dovuto affrontare un calo significativo.

L'importo totale è stimato sulle necessità espresse dal settore agricolo per questo tipo di intervento nell'ambito dei bandi ISI, emessi annualmente dall'INAIL (Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro Infortuni sul Lavoro). Nel 2018 sono state presentate circa 7.200 domande, registrando un importo medio di circa 39.700 euro. Solo il 23% delle domande presentate e appena
12% del volume totale richiesto sono ammessi a finanziamento.
Per quanto riguarda i frantoi, l'importo medio per singolo investimento è pari a 800.000 euro, con un numero di potenziali richiedenti di 2.500-3.000 unità. Questo tipo di intervento rappresenta quindi un primo contributo per accelerare il processo di transizione della fase di trasformazione di un settore strategico per il paese. Questo intervento sarà completato da investimenti su nuove piantagioni di olivi, rinnovo delle varietà e delle pratiche agronomiche attraverso il Piano Strategico Nazionale della PAC.

Investimento 3.2: Green communities 0,14 MLD

Il Progetto intende sostenere lo sviluppo sostenibile e resiliente dei territori rurali e di montagna che intendano sfruttare in modo equilibrato le risorse principali di cui dispongono tra cui, in primo luogo, acqua, boschi e paesaggio, avviando un nuovo rapporto sussidiario e di scambio con le comunità urbane e metropolitane. Ciò verrà realizzato favorendo la nascita e la crescita di comunità locali, anche tra loro coordinate e/o associate (le Green communities), attraverso il supporto all’elaborazione, il finanziamento e la realizzazione di piani di sviluppo sostenibili dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale. In particolare, l’ambito di tali piani includerà in modo integrato (per 30 Green Communities complessivamente): a) la gestione integrata e certificata del patrimonio agro -forestale; b) la gestione integrata e certificata delle risorse idriche; c) la produzione di energia da fonti rinnovabili locali, quali i microimpianti idroelettrici, le biomasse, il biogas, l’eolico, la cogenerazione e il biometano; d) lo sviluppo di un turismo sostenibile; e) la costruzione e gestione sostenibile del patrimonio edilizio e delle infrastrutture di una montagna moderna; f) l’efficienza energetica e l’integrazione intelligente degli impianti e delle reti;

g) lo sviluppo sostenibile delle attività produttive ( zero waste production); h) l’integrazione dei servizi di mobilità; i) lo sviluppo di un modello di azienda agricola sostenibile.

Il Piano per le zone montane e rurali - Comunità verdi prevede il finanziamento di 30 piani di sviluppo sostenibile, elaborati da comunità verdi situate su tutto il territorio nazionale. Si prevede quindi di finanziare ogni Comunità con 4 milioni di euro. Il finanziamento è integrato dalle necessarie azioni di capacity building, dall'accompagnamento per l'attuazione dei Piani e il loro monitoraggio. Per la stima dell'importo con cui finanziare i Piani di sviluppo sostenibile, è stata presa come riferimento la Strategia nazionale per le aree interne, allineando l'importo con gli anni di attività di questo Piano e con la complessità degli interventi da realizzare nelle comunità verdi. La stima dei costi inerenti alle azioni di azioni di capacity-building è stata effettuata a seguito di un confronto con i precedenti Progetti (ITALIAE e ReOpen) di cui il Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie (DARA) della Presidenza del Consiglio è stato beneficiario nell'ambito degli ultimi due cicli di programmazione (2007-2013 e 2014-2020).

Investimento 1.1: Sviluppo agro -voltaico 1,1 MLD

Il settore agricolo è responsabile del 10 per cento delle emissioni di gas serra in Europa. Con questa iniziativa le tematiche di produzione agricola sostenibile e produzione energetica da fonti rinnovabili vengono affrontate in maniera coordinata con l’obiettivo di diffondere impianti agro -voltaici di medie e grandi dimensioni. La misura di investimento nello specifico prevede: i) l'implementazione di sistemi ibridi agricoltura produzione di energia che non compromettano l'utilizzo dei terreni dedicati all'agricoltura, ma contribuiscano alla sostenibilità ambientale ed economica delle aziende coinvolte , anche potenzialmente valorizzando i bacini idrici tramite soluzioni galleggianti; ii) il monitoraggio delle realizzazioni e della loro efficacia, con la raccolta dei dati sia sugli impianti fotovoltaici sia su produzione e attività agricola sottostante, al fine di valutare il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture. L’investimento si pone il fine di rendere più competitivo il settore agricolo, riducendo i costi di approvvigionamento energetico (ad oggi stimati pari a oltre il 20 per cento dei costi variabili delle aziende e con punte ancora più elevate per alcuni settori erbivori e granivori), e migliorando al contempo le prestazioni climatiche -ambientali. L'obiettivo dell'investimento è installare a reg ime una capacità produttiva da impianti agro -voltaici di 1,04 GW, che produrrebbe circa 1.300 GWh annui, con riduzione delle emissioni di gas serra stimabile in circa 0,8 milioni di tonnellate di CO 2.

Investimento 1.4: Sviluppo biometano 1,92 MLD

Lo sviluppo del biometano, ottenuto massimizzando il recupero energetico dei residui organici, è strategico per il potenziamento di un’economia circolare basata sul riutilizzo ed è un elemento rilevante per il raggiungimento dei target di decarbonizzazione europei. Se veicolato nella rete gas, il biometano può contribuire al raggiungimento dei target al 2030 con un risparmio complessivo di gas a effetto serra rispetto al ciclo vita del metano fossile tra l'80 e l'85 per cento .

Il biometano è strategico ai fini della decarbonizzazione e dell'economia circolare, massimizzando il recupero energetico dai residui organici di origine agricola e agroindustriale.
L'agricoltura è responsabile di circa il 9% delle emissioni di gas serra del paese e la zootecnia ha una parte significativa di questa responsabilità (in particolare per quanto riguarda le emissioni di CH4 e N2O); la digestione anaerobica
digestione anaerobica applicata al letame è indicata come una soluzione per migliorare lo stato (ISPRA, 2020) senza ridurre la consistenza del bestiame.
In questo contesto, lo sviluppo del biometano appare particolarmente interessante per rendere l'attività agricola più sostenibile e allo stesso tempo produrre un biocarburante avanzato, valido sia per usi specifici sul luogo di produzione che per l'iniezione nella rete del gas, attraverso le infrastrutture di rete esistenti. Se convogliato nella rete del gas, il biometano può contribuire a
raggiungere gli obiettivi europei entro il 2030, con un risparmio totale di emissioni di gas serra tra l'80 e l'85% rispetto al ciclo di vita del metano fossile.
L'Italia ha una leadership nella produzione di biogas sia in termini di volumi che di sostenibilità della produzione il che incoraggia ulteriori investimenti. Il potenziale tecnico del biometano che può essere prodotto in Italia è notevole, con stime variabili a seconda delle materie prime che possono essere utilizzate e
l'utilizzo finale in linea con la RED II, ma sempre nell'ordine di grandezza di miliardi di metri cubi.
La proposta di progetto prevede di incentivare una produzione aggiuntiva di biometano rispetto a il biometano già destinato al settore dei trasporti ai sensi del decreto ministeriale del 2 marzo 2018 (che si prevede di confermare anche per un ulteriore periodo di tempo e il cui obiettivo di incentivazione, pari a circa 1 miliardo di m3, rimane confermato), valorizzando le produzioni connesse, in particolare, ma non esclusivamente, al settore agricolo.Oltre a ridurre le emissioni di CO2 derivanti dal consumo di combustibili fossili, questo investimento contribuirà a ridurre le emissioni di CH4 e ammoniaca legate allo stoccaggio e alla distribuzione del letame fino alla sua destinazione per la digestione anaerobica e la fornitura di strutture di strutture di stoccaggio coperte e sistemi "accurati" per la distribuzione di fertilizzante organico (effluente tal quale o digestato), per ridurre le emissioni di N2O, CH4 e nitrati, grazie allo sviluppo di tecniche agronomiche tecniche agronomiche che permettono una maggiore copertura del suolo, alla riduzione dell'assunzione di nutrienti attraverso concimi minerali, così come all'aumento della sostanza organica dei suoli derivante da una maggiore attività fotosintetica, il riciclaggio di carbonio e nutrienti attraverso il digestato e l'uso di tecniche di minima lavorazione nella gestione dei terreni coltivabili.
Il pieno rispetto di RED2 è garantito dalla certificazione di sostenibilità del biometano. In particolare per gli aspetti della qualità dell'aria e del cambiamento climatico, alla fine del periodo di investimento (2026), l'attuazione di tutti gli interventi previsti (investimento 1.4) permetterà una forte riduzione delle emissioni derivante dalla riduzione delle emissioni da attività agricole (in particolare grazie alla diffusione di pratiche agroecologiche), dal sequestro di carbonio grazie alle tecniche di valorizzazione del digestato e dalle emissioni evitate con la sostituendo il combustibile fossile con il biometano (che, in linea con le disposizioni della della legislazione comunitaria sulla sostenibilità, garantirà una riduzione delle emissioni di almeno il 65%). Questa riduzione nelle emissioni di GHG può essere stimata in termini di CO2 equivalente fino a 13,5 milioni di tonnellate/anno.
Questa quantità è stimata a partire dai dati dello studio "Farming For Future" (CIB in collaborazione con CRPA e Veneto agricoltura: http://farmingforfuture.it/?lang=en )

L'Italia è caratterizzata da un ecosistema naturale, agricolo e biologico unico. Un territorio di valore inestimabile che rappresenta un elemento centrale dell'identità, della cultura e della storia nazionale, motore dello sviluppo economico presente e futuro. La sicurezza di questo territorio, intesa come la mitigazione dei rischi idrogeologici, la salvaguardia delle aree verde e della biodiversità, l’eliminazione dell’inquinamento delle acque e del terreno, e la disponibilità di risorse idriche sono aspetti fondamentali per assicurare la salute dei cittadini e, sotto il profilo economico, per attrarre investimenti.

Sulla base di queste premesse la Componente 4 pone in campo azioni per rendere il Paese più resiliente agli inevitabili cambiamenti climatici, proteggendo la natura e le biodiversità. Per il raggiungimento di questi obiettivi, sarà fondamentale in primo luogo dotare il Paese di un sistema avanzato ed integrato di monitoraggio e previsione, facendo leva sulle soluzioni più avanzate di sensoristica, dati (inclusi quelli satellitari) e di elaborazione analitica, per identificare tempestivamente i possibili rischi, i relativi impatti sui sistemi (naturali e di infrastrutture), e definire conseguentemente le risposte ottimali.

Gli investimenti contenuti in questa componente consentiranno quindi di mitigare e gestire meglio il rischio idrogeologico del nostro Paese, che negli ultimi anni è aumentato e ha reso sempre più importante la necessità di operare sinergicamente sia sul tema della pianificazione e prevenzione che sul versante della gestione delle emergenze. Gli investimenti infrastrutturali (e non) descritti nel PNRR potranno quindi essere attuati con maggiore precisione ed efficacia. Menzione a parte merita la salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità, ad oggi una priorità assoluta per l’Unione Europea che con la “Strategia per la biodiversità entro il 2030” si pone l’ambizioso obiettivo di redigere un piano di ripristino della natura per migliorare lo stato di salute delle zone protette esistenti e nuove e riportare una natura variegata e resiliente in tutti i paesaggi e gli ecosistemi.

Con gli interventi del PNRR si agirà a 360 gradi su foreste, suolo, mare e aria per migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini attraverso la tutela delle aree esistenti e la creazione di nuove. Infine, gli investimenti contenuti in questa componente mirano a garantire la sicurezza, l’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l'intero ciclo, andando ad agire attraverso una manutenzione straordinaria sugli invasi e completando i grandi schemi idrici ancora incompiuti, migliorando lo stato di qualità ecologica e chimica dell’acqua, la gestione a livello di bacino e l’allocazione efficiente della risorsa idrica tra i vari usi/settori (urbano, agricoltura, idroelettrico, industriale). Per il raggiungimento degli obiettivi citati è indispensabile accompagnare i progetti di investimento con un’azione di riforma che rafforzi e affianchi la governance del servizio idrico integrato, affidando il servizio a gestori efficienti nelle aree del paese in cui questo non è ancora avvenuto e, ove necessario, affiancando gli enti interessati con adeguate capacità industriali per la messa a terra degli interventi programmati.

M2C4.1 RAFFORZARE LA CAPACITÀ PREVISIONALE DEGLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Investimento 1.1: Realizzazione di un sistema avanzato ed integrato di monitoraggio e previsione

L’investimento è orientato a sviluppare un sistema di monitoraggio che consenta di individuare e prevedere i rischi sul territorio, come conseguenza dei cambiamenti climatici e di inadeguata pianificazione territoriale. L’utilizzo di tecnologie avanzate consentirà il controllo da remoto di ampie fasce territoriali, con conseguente ottimizzazione dell’allocazione di risorse. I dati di monitoraggio costituiranno la base per lo sviluppo di piani di prevenzione dei rischi, anche per le infrastrutture esistenti, e di adattamento ai cambiamenti climatici. Lo strumento consentirà anche di contrastare fenomeni di smaltimento illecito di rifiuti e di identificare gli accumuli, individuando ne le caratteristiche, per i conseguenti interventi di rimozione. Gli elementi costitutivi del sistema sono: 1) la raccolta e omogeneizzazione di dati territoriali sfruttando sistemi di osservazione satellitare, droni, sensoristica da remoto e integrazione di sistemi informativi esistenti; 2) reti di telecomunicazione a funzionamento continuo con i più avanzati requisiti di sicurezza a garanzia della protezione delle informazioni; 3) sale di controllo centrali e regionali, che consentiranno agli operatori di accedere alle informazioni raccolte dal campo; 4) sistemi e servizi di cybersecurity, per la protezione da attacchi informatici.

M2C4.2 PREVENIRE E CONTRASTARE GLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO SUI FENOMENI DI DISSESTO IDROGEOLOGICO E SULLA VULNERABILITÀ DEL TERRITORIO

Investimento 2.1: Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico

Le minacce dovute al dissesto idrogeologico in Italia, aggravate dagli effetti dei cambiamenti climatici, compromettono la sicurezza della vita umana, la tutela delle attività produttive, degli ecosistemi e della biodiversità, dei beni ambientali e archeologici, l’agricoltura e il turismo. Per ridurre gli interventi di emergenza, sempre più necessari a causa delle frequenti calamità, è necessario intervenire in modo preventivo attraverso un ampio e capillare programma di interventi strutturali e non strutturali. Ad interventi strutturali volti a mettere in sicurezza da frane o ridurre il rischio di allagamento, si affiancano misure non strutturali previste dai piani di gestione del rischio idrico e di alluvione, focalizzati sul mantenimento del territorio, sulla riqualificazione, sul monitoraggio e sulla prevenzione. L’obiettivo è portare in sicurezza 1,5 milioni di persone oggi a rischio. Nelle aree colpite da calamità saranno effettuati interventi di ripristino di strutture e infrastrutture pubbliche danneggiate, nonché interventi di riduzione del rischio residuo, finalizzato alla tutela dell'incolumità pubblica e privata, in linea con la programmazione e gli strumenti di pianificazione esistenti.

Riforma 2.1: Semplificazione e accelerazione delle procedure per l'attuazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico

Nella sua indagine relativa al fondo di programmazione 2016 -2018, la Corte dei conti ha evidenziato: i) l’assenza di un’efficace politica nazionale, di natura preventiva e non urgente, per il contrasto al dissesto idrogeologico; ii) la difficoltà degli organi amministrativi nell'inserire la tutela del territorio nelle proprie funzioni ordinarie; iii) la debolezza dei soggetti attuatori e dei Commissari/Presidenti Straordinari della Regione, che non hanno strutture tecniche dedicate. La Corte dei conti ha inoltre sottolineato le difficoltà procedurali, l’assenza di controlli adeguati e di un sistema unitario di banche dati. Lo scopo di questa riforma è superare le criticità di natura procedurale, legate alla debolezza e all’assenza di un efficace sistema di governance nelle azioni di contrasto al dissesto idrogeologico. Si prevedono: i) la semplificazione e l’accelerazione delle procedure per l'attuazione e finanziamento degli interventi, a partire dalla revisione del DPCM 28 maggio 2015 (recante i criteri e le modalità per stabilire le priorità di attribuzione delle risorse agli interventi) e del relativo “sistema ReND iS”; ii) il rafforzamento delle strutture tecniche di supporto dei commissari straordinari; iii) il rafforzamento delle capacità operative delle Autorità di bacino distrettuale e delle Province (presso le quali istituire un Ufficio specializzato di cui anche i Commissari possano avvalersi); iv) la sistematizzazione dei flussi informativi e l’interoperabilità dei diversi sistemi informatici. La conclusione del processo di revisione normativa, in continuità con azioni avviate già nel 2020, è prevista per la m età del 2022.

M2C4.3 SALVAGUARDARE LA QUALITÀ DELL’ARIA E LA BIODIVERSITÀ DEL TERRITORIO ATTRAVERSO LA TUTELA DELLE AREE VERDI, DEL SUOLO E DELLE AREE MARINE

Investimento 3.1: Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano

In linea con le strategie nazionali e comunitarie, questa linea di intervento prevede una serie di azioni su larga scala per migliorare la qualità della vita e il benessere dei cittadini attraverso la tutela delle aree verdi esistenti e la creazione di nuove, anche al fine di preservare e valorizzare la biodiversità e i processi ecologici legati alla piena funzionalità degli ecosistemi. Si prevedono una serie di azioni rivolte principalmente alle 14 città metropolitane, ormai sempre più esposte a problemi legati all'inquinamento atmosferico, all'impatto dei cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità, con evidenti effetti negativi sul benessere e sulla salute dei cittadini. La misura include lo sviluppo di boschi urbani e periurbani, piantando almeno 6,6 milioni di alberi (per 6.600 ettari di foreste urbane). Investimento 3.2: Digitalizzazione dei parchi nazionali Con le misure qui proposte ci si prefigge di intervenire, in linea con le sfide europee 29, nelle dinamiche che governano la gestione di tutti i 24 parchi nazionali e le 31 aree marine protette, attraverso l’implementazione di procedure standardizzate e digitalizzate su tre ambiti strategici ai fini della modernizzazione, dell’efficienza e dell’efficacia d’azione delle aree protette: conservazione della natura, servizi ai visitatori, semplificazione amministrativa. In particolare:

Conservazione della natura - monitoraggio delle pressioni e minacce su specie e habitat e cambiamento climatico. Il progetto mira ad approfondire la conoscenza sulla coerenza, le caratteristiche e lo stato di conservazione degli habitat e delle specie. Attraverso tale intervento sarà inoltre possibile sviluppare un'azione di monitoraggio e valutazione permanente, riuscendo a promuovere la sostenibilità nell'uso delle risorse naturali e introdurre l'applicazione dell'approccio ecosistemico e del principio di precauzione nella loro gestione, oltre che attuare politiche volte a garantire il soddisfacente stato di conservazione degli habitat e delle specie autoctone, anche attraverso l'attuazione di azioni pilota di protezione e ripristino • Servizi digitali ai visitatori dei parchi nazionali e delle aree marine protette. Il progetto mira a creare le condizioni per un'economia basata sul capitale naturale attraverso servizi e attività incentrate sulle risorse locali (natura, enogastronomia, artigianato, arte, cultura, ecc.) e al contempo promuovere educazione, formazione, informazione e sensibilizzazione sui temi del turismo sostenibile e del consumo critico di risorse. Per raggiungere questi obiettivi è prevista la realizzazione di piattaforme e servizi dedicati ai visitatori • Semplificazione amministrativa - Digitalizzazione e semplificazione delle procedure per i servizi forniti da Parchi e Aree Marine Protette. Strettamente connesso all’intervento precedente, il progetto è orientato a semplificare le procedure per i cittadini nei comuni delle aree protette e garantire chiarezza dei termini e certezza dei tempi di risposta alle richieste

Investimento 4.2: Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti

La situazione italiana è caratterizzata da una gestione frammentata e inefficiente delle risorse idriche, e da scarsa efficacia e capacità industriale dei soggetti attuatori nel settore idrico soprattutto nel Mezzogiorno. Questo quadro determina un elevato livello di dispersione delle risorse idriche: nella distribuzione per usi civili, la dispersione media è del 41 per cento (51 per cento al Sud). La ripresa degli investimenti nel settore idrico appare ancora insufficiente rispetto alle attuali esigenze di ammodernamento e sviluppo delle infrastrutture idriche italiane (il 35 per cento delle condutture ha un'età compresa tra 31 e 50 anni). Il progetto è rivolto prioritariamente a una riduzione delle perdite nelle reti per l'acqua potabile ( -15 per cento target su 15k d i reti idriche), anche attraverso la digitalizzazione delle reti, da trasformare in una "rete intelligente", per favorire una gestione ottimale delle risorse idriche, ridurre gli sprechi e limitare le inefficienze. Per raggiungere questi obiettivi, è fonda mentale poter disporre di sistemi di controllo avanzati che consentano il monitoraggio non solo dei nodi principali, ma anche dei punti sensibili della rete, attraverso la misura e l'acquisizione di portate, pressioni di esercizio e parametri di qualità dell'acqua. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) effettuerà la ricognizione degli interventi finanziabili nell’ambito del PNRR utilizzando la Banca Dati Nazionale degli investimenti per l'Irrigazione e l'Ambiente (DANIA), che consentirà di selezionare i vari interventi in base a criteri oggettivi, quali l’entità del risparmio idrico assicurato, l’impegno all’installazione dei contatori per la misurazione dei volumi utilizzati, la rilevanza strategica di ciascun investimento r ispetto alle indicazioni programmatorie delle Autorità locali, il livello di esecutività di ciascun intervento. In tale contesto, presupposto per il finanziamento sarà il rispetto da parte dei soggetti beneficiari degli impegni previsti dalle Linee guida nazionali sulla quantificazione dei volumi irrigui da parte delle Regioni (Decreto Mipaaf 31/07/2015), relative alle modalità di quantificazione e misura dei volumi irrigui, nonché l'utilizzo del Webgis SIGRIAN (Sistema Informativo Nazionale per la Gestione delle Risorse Idriche in Agricoltura), che rappresenta la banca dati nazionale di riferimento per il monitoraggio dei volumi irrigui, a cui accedono tutte le Amministrazioni che hanno competenza nella programmazione e gestione dell’acqua per l’agricoltura . Il rispetto di tali obblighi, che rappresentano un prerequisito per l'accesso ai finanziamenti pubblici nel settore delle infrastrutture irrigue, è verificato dalle Regioni e Province autonome proprio tramite il SIGRIAN e quindi registrato in DANIA in uncampo dedicato (“Compliance by SIGRIAN”).

Investimento 4.3: Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche

Le continue crisi idriche, dovute alla scarsità e alla diversa distribuzione delle risorse, hanno importanti effetti sulla produzione agricola, in particolare dove l'irrigazione costante è una pratica necessaria e una condizione essenziale per un'agricoltura competitiva. Per aumentare la capacità di affrontare le situazioni di emergenza, è essenziale aumentare l'efficienza nell'irrigazione. Gli investimenti infrastrutturali sulle reti e sui sistemi irrigui proposti consentiranno una maggiore e più costante disponibilità di acqua per l'irrigazione, aumentando la resilienza dell'agroecosistema agli eventi di siccità e ai cambiamenti climatici. Al fine di migliorare l’efficienza oltre che la resilienza, verranno inoltre finanziati l’installazione di contatori e sistemi di controllo a distanza per la misurazione e il monitoraggio degli usi, sia sulle reti collettive sia per gli usi privati , e si consideranno soluzioni rinnovabili galleggianti per bacini. Obiettivo è avere il 12 per cento delle aree agricole con sistemi irrigui resi più efficienti (vs. 8 per cento ad oggi).