Politica7 Aprile 2022 18:21

Perché gli emendamenti di Benamati e Crippa sul Dl Energia hanno sollevato un polverone

Hanno sollevato un polverone alcuni emendamenti al Dl Energia sulla gestione dell’energia rinnovabile nel mercato elettrico e alla sua vendita ai clienti finali. In sintesi le proposte di modifica prevedrebbero che il GSE (o una società a lei facente capo) ritiri e gestisca direttamente l’energia prodotta da impianti rinnovabili con contratti pluriennali (fino a 10 anni per impianti già esistenti e fino a 20 per impianti di nuova costruzione). Energia che poi verrebbe venduta dal GME con contratti di durata variabile (3-5 anni) esclusivamente agli utenti finali in particolare industriali.

Il primo grido di allarme è arrivato dal Senatore Paolo Arrigoni, responsabile del dipartimento Energia della Lega: “Con l'impostazione dirigistica l'emendamento Crippa/Benamati cancellerà 20 anni di mercato. I contratti di durata di 3 anni non sono lungo termine. 3 anni di prezzo garantito non rappresentano una garanzia di integrazione e neanche una remunerazione di medio/lungo termine utile a realizzare investimenti in fonti rinnovabili in quanto non supporterebbe nessuna forma di finanziamento per tecnologie che richiedono invece contratti a prezzi definiti per almeno 10 anni. Anche la mancata definizione del prezzo di acquisto dell'energia elettrica da parte del GSE genera incertezza, che porterà i produttori a non avere interesse industriale all'adesione del servizio. Pure il meccanismo di vendita non funzionerà, perché non solo si prevede l'utilizzo della piattaforma GME disegnata e impostata per ben altri scopi, ma anche perché non assicura in nessuna misura il rispetto e la compatibilità dei profili e dei volumi che richiederebbero la costruzione e interposizione di entità diverse da consumatori e procedure idonee. Insomma, il meccanismo non solo rischia di non consentire l'adesione dei produttori al meccanismo GSE, ma addirittura, in assenza di indicazione di prezzo, di generare fortissimi saldi negativi in capo al GSE stesso, con l'assunzione di forti rischi da parte della stesa società (e quindi al sistema) se venissero identificati livelli di prezzo attrattivi per i clienti ma non in linea con i prezzi di vendita dei produttori”.

Sulla stessa linea anche l’associazione Energia Libera che ha manifestato in una nota la propria “preoccupazione per le proposte emendative n. 16.06 e n. 16.017 avanzate rispettivamente dall’On. Benamati e dall’On. Crippa nell’ambito dell’iter di conversione in legge del decreto-legge 1 marzo 2022, n. 17 (DL Energia). In via generale, lo sviluppo degli impianti di produzione a fonti rinnovabili e il trasferimento dei benefici, anche economici, ai consumatori sono un obiettivo pienamente condiviso da Energia Libera. Tuttavia - ha aggiunto l'associazione -, la complessità del mercato energetico richiede che interventi di modifica strutturale come quelli proposti, seppur mossi da obiettivi condivisibili, non possano essere adottati attraverso iniziative del tutto prive di un pubblico confronto e condivisione tra tutti gli attori coinvolti. Il rischio è quello di implementare meccanismi distorsivi e causare effetti contrari a quelli che si vorrebbero realizzare". Nello specifico, “una norma che prevede da parte del GSE un servizio di ritiro e acquisto di energia elettrica da fonte rinnovabile nell’ambito di contratti almeno triennali pone, di fatto, il rischio di socializzazione di ulteriori costi in capo ai cittadini. Eppure, i molteplici rischi derivanti da tali tipologie contrattuali sono invece già efficacemente governati dagli operatori di mercato attraverso un’autonoma gestione dei rischi e dei costi connessi”, ha detto Salvatore Pinto, Presidente di Energia Libera, commentando le proposte emendative.

Anche Aiget, l’Associazione dei grossisti di energia e trader, ed EFET, European Federation of Energy Traders hanno evidenziato che il meccanismo “contravviene a tutti i principi europei che puntano a garantire un'effettiva concorrenza sui prezzi basata sul libero mercato e sulla competizione economica tra i vari attori della filiera (come anche da Direttiva EU 2019/944), riportando, di fatto, il mercato elettrico italiano alla situazione pre-liberalizzazione”. Inoltre, è il punto nodale, secondo le associazioni, la proposta “non consentirà l'adesione dei produttori al meccanismo GSE o, il che è peggio, in assenza di indicazione di prezzo, rischia di generare fortissimi saldi negativi in capo al GSE stesso (e quindi al sistema) se venissero identificati livelli di prezzo attrattivi per i clienti ma non in linea con i prezzi di vendita dei produttori. Lo stesso peraltro comporta l'assunzione di rischio da parte del GSE stesso di componenti di rischio (volume, profilo e CCT) su orizzonti temporali di 3 anni che assumono valori dell'ordine del 30%-40% del prezzo di cessione che si prevede di garantire ai consumatori che qualora non dovessero essere trasferiti nel prezzo di cessione ai consumatori comporterebbero probabili deficit di bilancio per il GSE stesso”. Per questo le due associazioni hanno proposto di promuovere “la conclusione di Power Purchase agreement (PPA) a lungo termine da parte di soggetti diversi dal GSE/GME, in particolare grossisti e clienti finali, soggetti che possano gestire la vendita dell’energia rinnovabile in maniera efficiente e all’interno delle dinamiche e delle regole del mercato libero”.

Si è difeso invece il deputato democratico Gianluca Benamati: “Ci sono in discussione alla Camera diversi emendamenti al DL energia che hanno lo scopo di rilasciare al mondo dell’industria energia elettrica verde a prezzi congruenti con i costi di produzione (all’incirca fra i 40 e i 80 euro a MWh). In un momento in cui le aziende si trovano di fronte ad un prezzo unico nazionale dell’elettricità - che si forma sul mercato, oggi condizionato dai prezzi dal termoelettrico a gas - ampiamente sopra i 300 euro a MWh che ormai sta mettendo in ginocchio intere filiere industriali (con fermo impianti e possibile chiusura di aziende creando problemi occupazionali) sono necessari interventi urgenti - ha detto in una nota -. Molto correttamente il governo sta cercando di colpire sia gli extra profitti quanto che le storture di mercato, ma anche i molti fenomeni speculativi che si stanno generando, ma questo non basta. Occorre rilasciare energia elettrica in proprietà dello Stato, tramite il GSE, ai settori produttivi con prezzi calmierati e congruenti ai costi di acquisizione (intervento simile a quanto sta facendo la Francia) e creare meccanismi che favoriscano la penetrazione delle energie rinnovabili riversando però sui consumatori i vantaggi dei costi di produzione più contenuti (come per altro avviene in Spagna). Molti emendamenti di tutte le forze politiche vanno in questa direzione. Nello specifico avrebbe suscitato l’attenzione un emendamento a mia firma che - assieme ad altri emendamenti - propone un meccanismo di ritiro dell’energia elettrica dai produttori, tramite procedure pubbliche di acquisizione del GSE a prezzi congruenti con i costi di produzione (attorno come detto ai 40/80 ero a MWh) e il loro rilascio prevalentemente verso il mondo delle attività produttive a prezzi di acquisizione. Un potente strumento di calmiere dei prezzi, anti speculativo a cui accedere su base volontaria che favorisce la crescita delle rinnovabili e che rispetta le ultime indicazioni europee in termini di revisione dei meccanismi di formazione dei prezzi. Certamente tutto è perfettibile ma molte delle critiche mosse sembrano quasi provenire da una scarsa conoscenza dei testi vaneggiando di inesistenti distruzioni del mercato e di aumenti di costi inesistenti. Oggi più che mai bloccare tutto significa fare il gioco di chi trae profitto da questa situazione e significa penalizzare tutte le aziende e i lavoratori che stanno soffrendo”, ha concluso il dem.