Politica29 Marzo 2022 12:19

Cosa ne pensano i parlamentari Ue italiani sul Fit for 55

Un pacchetto in alcuni casi “divisivo”, non coerente con altri obiettivi europei e ambizioso che però deve trovare ora il contemperamento con la sicurezza energetica, fermo restando il target ambientale che rimane comunque fondamentale. Queste in sintesi, le posizioni espresse dai sette parlamentari europei ascoltati dalle commissioni riunite Ambiente, Trasporti e Attività produttive della Camera sul tema “Pronti per il 55%” riguardante cioè il pacchetto Fit for 55 varato da Bruxelles.

“Si tratta di un pacchetto divisivo che ha trovato anche un dibattito molto acceso sia tra i commissari sia tra gli Stati membri”, ha esordito Paolo Borchia (Lega) del Gruppo Identità e Democrazia al Parlamento europeo ricordando che l’annuncio del vicepresidente Ue Frans Timmermans di riforma dell’Ets “ha portato a un anticipo dell’ascesa dei prezzi”. Secondo Borchia, dunque “il pacchetto parte con il piede sbagliato per l’apporto di stabilità ai mercati” e presenta molti problemi per esempio per le conseguenze sui trasporti stradali non solo “dal punto di vista tecnologico visto che il 2030 è dopodomani” ma anche perché di difficile applicazione. Inoltre, ha ricordato “c’è il tema dell’adeguamento della rete infrastrutturale con una massiccia elettrificazione” mentre l’idrogeno “è un tema interessante ma problematico in prospettiva”. Infine, il parlamentare europeo si è soffermato sul piano di REPower Eu che prevede di fare a meno di due terzi del gas russo, un obiettivo “difficile da attuare conti alla mano”, secondo Borchia, per il quale l’intero pacchetto europeo potrebbero avere “conseguenze dal punto di vista occupazionale” ed economico.

Per Nicola Danti di Italia Viva, invece, “oltre alle necessità ambientali dobbiamo pensare alla sicurezza strategica del nostro paese e degli altri a seguito dalla crisi ucraina per garantire l’energia necessaria al sistema produttivo e alle famiglie”. Ciò senza dimenticare l’efficienza energetica la cui direttiva “arriverà al Parlamento europeo prima dell’estate al massimo a settembre e avrà un impatto molto significativo. Stiamo parlando di un obiettivo nazionale che ogni Stato membro dovrà raggiungere tra il 9 e il 20%. Ciò avrà un impatto importate, e ci stiamo battendo affinché il tetto abbia come base di riferimento il 2007 e non il 2020, l’Italia ha fato la sua parte in questi anni rispetto ad altri paesi e non vorremmo ci fosse un condono”. Danti ha poi esortato a non far passare sotto gamba l’obiettivo del 3% di efficientamento energetico degli edifici pubblici che avrà un impatto importante sulle finanze pubbliche e la povertà energetica, su cui la Commissione europea “ha stanziato 7,5 mld ma dobbiamo avere un piano di sostegno per far si che la transizione sia gestita in modo equo. Infine, l’impatto sul settore privato: andranno messi in campo audit per le imprese che credo debbano essere valutati”.

Pietro Fiocchi (Fratelli d’Italia) ha posto l’attenzione sul fatto che “il Fit for 55 è un pacchetto ambizioso e condivisibile ma con dei gravi problemi obiettivi non realistici con gravi ripercussioni economiche. La complessità vien dal fatto che è composto da molte opinioni, strategie, direttive che si sovrappongono con una complessità pazzesca”, ha spiegato il parlamentare europeo accennando al settore auto (“non vorrei sostituire la dipendenza dal petrolio arabo con le batterie cinese”) e al fatto che l’Europa dovrà avere la forza di imporre le sue decisioni a livello ambientale anche ad altri paesi come Cina e India per non vanificare gli sforzi. “Potremmo vedere un cambio di direzione europea con meno transizione ecologica e più fondi per renderci indipendenti” mentre il governo italiano “dovrebbe rivedere gli obiettivi del Pnrr”, ha concluso.

Dino Giarrusso di M5s si è soffermato invece sul Cbam, la tassa del carbonio alle frontiere che l’Ue ha intenzione di introdurre: “L’importante è evitare la delocalizzazione e per questo il Cbam considera l’impronta del carbonio dei prodotti ed è un’opportunità non solo per l’economia ma anche per le nostre imprese. Non è più rinviabile nemmeno il dibattito su un nuovo piano simile al Next Generation Eu per i fondi alle fonti rinnovabili che ci può rendere maggiormente indipendenti”.

Danilo Oscar Lancini (Lega) del gruppo Identità e democrazia ha puntato l’indice sul trasporto marittimo e sul sistema Ets che danneggerà soprattutto l’Italia spostando di nuovo i trasporti su gomma. “Stiamo lavorando all’interno della Commissione europea con una serie di proposte ma serve un collegamento più diretto tra parlamentari europei e nazionali”, ha precisato. Mentre sull’efficientamento energetico ha esortato a “non buttare tutto”, ma a continuare a finanziare il bonus 110%. “Se poi vogliamo portarla all’80% va bene ma non andiamo a eliminare qualcosa che per una volta anticipa le volontà della Commissione europea. È un problema anche voler applicare le regole dell’Ets ai termovalorizzatori perché ci sarà dal 25 al 30% in più dei costi che andranno a ripercuotersi sulle bollette dei cittadini”, ha concluso Lancini.

Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia) del Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei ha invece evidenziato criticità sul Fit for 55 non tanto sull’obiettivo di lungo periodo ma sul percorso e le scadenze. “Un percorso secondo noi totalmente anelastico, in quanto non tiene in considerazione né l'evoluzione delle tecnologie, né degli scenari geopolitici che inevitabilmente hanno degli impatti. Entra in campo inoltre un terzo elemento, alieno al pacchetto Fit for 55 e mi riferisco alla sicurezza energetica da cui dipende perfino l'indipendenza politica degli Stati europei. La priorità inevitabilmente deve essere l'indipendenza energetica che si crea attraverso un mix di approvvigionamento energetico e da un aumento di produzione di energia anche da fonti fossili nel quale l’Italia è tornata indietro negli anni rinunciando al gas autoprodotto che ci ha consegnato nelle mani della Russia ma non solo”.

Infine, Massimiliano Salini (Forza Italia) del Ppe ha chiesto maggiore coerenza tra i vari dossier sul tavolo europeo. “Se aumentiamo le ambiziosi su Gnl o idrogeno ma non abbiamo le infrastrutture necessarie avremo costruito un pacchetto teorico ma non realizzabile. E necessario quindi presidiare sempre la coerenza tra un pacchetto e l’altro per non avere contraddizioni interne”, ha spiegato.