Opere irrigue20 Luglio 2022 15:19

Arera: si assetti locali e servizio idrico integrato servono semplificazioni affidamento

Nel settore idrico Arera “auspica che si giunga rapidamente alla configurazione di situazioni gestionali dotate delle necessarie capacità organizzative e realizzative. Come accennato in precedenza, le difficoltà riscontrate in taluni contesti suggeriscono di valutare l’opportunità di introdurre semplificazioni nelle procedure di affidamento (rafforzare la garanzia delle tempistiche e della qualità dei programmi), e di declinare soluzioni ulteriori rispetto al modello del commissariamento (rafforzare la garanzia dell’adozione di una soluzione strutturale e complessiva)”. È quanto sottolinea l’Authority nella 15esima relazione sugli esiti dell'attività di monitoraggio condotta dall'Autorità nel primo semestre 2022 con riferimento al riordino degli assetti locali del servizio idrico integrato.

Secondo Arera dall’analisi emerge un quadro dal quale si evince un “definitivo completamento dei percorsi di adesione degli enti locali ai relativi enti di governo dell’ambito in tutte le aree territoriali del Paese (nel 2015 si registravano criticità in nove regioni) e consolidamento nel processo di razionalizzazione del numero degli ATO, pari a 62 (nel 2015 si contavano 71 ATO)”.

Arera ritiene utile menzionare, tuttavia, con riferimento all’ultimo semestre del 2021, “un orientamento di alcune Regioni (Lombardia, Campania) verso un’articolazione dell’organizzazione territoriale del servizio idrico integrato di dimensioni potenzialmente inferiori al territorio provinciale; necessità di perfezionare urgentemente i percorsi avviati verso la piena operatività degli enti di governo dell’ambito, anche in considerazione dei recenti provvedimenti legislativi di riordino (Calabria) o della recente attività amministrativa di implementazione della riforma dei servizi idrici regionali volta a recuperare gli ormai rilevanti ritardi accumulati (Molise)”.

Arera ravvisa inoltre l’esigenza “di avviare tempestivamente, da parte delle Regioni interessate, l’esercizio di poteri sostitutivi per la piena e completa attuazione del servizio idrico integrato nei territori in cui si riscontrano ancora criticità oggetto di segnalazione nelle precedenti Relazioni semestrali dell’Autorità; al riguardo si rammenta il positivo impulso recentemente impresso dalla Regione Lazio nell’esercizio di poteri sostitutivi per il trasferimento del servizio idrico di taluni Comuni e delle relative infrastrutture idriche ai relativi gestori unici d’ambito”. Ma anche “l’urgenza di procedere all’affidamento del servizio idrico integrato in tutte quelle realtà in cui non risultino chiaramente delineate né gestioni salvaguardabili in base alla normativa pro tempore vigente, né siano mai state individuate gestioni uniche di ambito, sia pur assoggettabili a percorsi di graduale integrazione con le realtà operative preesistenti”. E di proseguire nel “processo di razionalizzazione e consolidamento del panorama gestionale secondo le previsioni della normativa vigente, data la presenza diffusa (seppure in progressiva e costante diminuzione) di gestori cessati ex lege – in taluni casi interessati da procedure di affidamento già avviate dall’ente di governo dell’ambito – che attualmente eserciscono il servizio in assenza di un titolo giuridico conforme alla disciplina pro tempore vigente”.

Inoltre, gli approfondimenti compiuti dall’Autorità hanno messo in luce – oltre ad alcune positive evoluzioni nei percorsi intrapresi – la permanenza di contesti potenzialmente critici, seppure con elementi di differenziazione. “Tali problematiche, collocandosi a monte delle attività regolatorie richieste, hanno generato criticità in ordine alla corretta redazione e all’aggiornamento degli atti necessari all’adozione delle scelte di programmazione e di gestione del servizio idrico integrato. In particolare, come già sottolineato dall’Autorità, permane un Water Service Divide: a fronte di una ampia area del Paese, collocata in prevalenza al Nord e al Centro, in cui la fruizione dei servizi, la realizzazione degli investimenti, l’attività legislativa regionale, i meccanismi decisori degli enti di governo dell’ambito e le capacità gestionali e di carattere industriale degli operatori appaiono in linea con il raggiungimento dei più elevati standard di settore, persistono situazioni, principalmente nel Sud e nelle Isole, in cui si perpetuano inefficienze”, ha spiegato Arera.

Peraltro, come evidenziato in più sedi dall’Autorità e condiviso da diversi interlocutori istituzionali, “le perduranti situazioni inerziali con riferimento alle procedure di affidamento del servizio possono rappresentare delle criticità serie soprattutto nei contesti in cui, alla luce di rilevanti carenze infrastrutturali, l’eventuale ricorso ai fondi messi a disposizione nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR “Next Generation Italia”, rappresenti la possibilità di conseguire effettivi miglioramenti nella qualità dei servizi erogati. Se le limitazioni recentemente introdotte rispetto alla possibile proliferazione di gestioni in forma autonoma rappresentano un elemento volto a favorire efficaci processi di razionalizzazione e di riordino gestionale, le medesime non possono esser considerate quali fattori sufficienti al perseguimento di quelle configurazioni organizzative che permetterebbero un pieno dispiegamento delle potenzialità offerte dall’attuale disponibilità di risorse pubbliche”, ha concluso Arera.

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