Roma - Il caso Sogin legato alla contestata illegittimità dell'assunzione e nomina a direttore del regolatorio di Giuseppe Bono si arricchisce di nuovi particolari, alla luce dei quali si rafforza l’ipotesi secondo cui l’A.D. Gian Luca Artizzu e l’ex GSE non avrebbero reso noti documenti e informazioni importanti al governo Meloni che sembrerebbero smentire le giustificazioni fornite dalla Sogin al Dicastero vigilante - il Mase - retto da Pichetto Fratin. Come si evince dallo scambio di mail contenute nel fascicolo predisposto il 5 marzo del 2021 dall'ufficio personale cui era a capo lo stesso Artizzu prima di essere rimosso dal Governo Draghi.
Era il 31 gennaio scorso quando, replicando sulla vicenda Bono al viceministro Vannia Gava in Commissione Ambiente alla Camera, il deputato del PD D’Alfonso denunciava il raggiro del Ministero dell’Ambiente da parte dell’attuale governance della Sogin invocando l’intervento della Corte dei Conti.
Quattro mesi dopo, il viceministro Gava ha dichiarato di essersi attenuta a quanto riportato nella lettera firmata da Artizzu il 30 gennaio (cui AGEEI ha dedicato un precedente articolo). (Qui a fianco)
Nelle ultime settimane dapprima è spuntata la lettera del 19 febbraio 2021 di uno studio legale romano, che, in nome e per conto di Bono, aveva rappresentato le premure del proprio assistito all’A.D. del tempo e al capo del personale Artizzu precisando che il suo eventuale ritorno poteva essere preso in considerazione solo a parità di trattamento economico e normativo e che il dipendente aveva operato per anni nel settore delle relazioni esterne e istituzionali senza alcun riferimento ad esperienze di gestione del Regolatorio.
E’ poi emerso che il 28 marzo 2014, presso la sede del GSE, tra tutte le parti fu sottoscritto un verbale di conciliazione certificato dall’Università degli Studi Roma Tre, con cui la Sogin e Giuseppe Bono rinunciavano a qualsiasi diritto e pretesa (ancorché a quel momento non azionata, anche di natura risarcitoria ed economica) e nel quale si determinava che a Bono veniva assegnata la mansione di ‘professional area organizzativa Amministrazione e Controllo’.
Nel rapportarsi con il MASE a seguito della prima interrogazione parlamentare dell’opposizione sul conto di Bono, Artizzu, come confermato più tardi dalla Gava, ha prodotto al Vigilante un documento datato 30 gennaio 2024 in cui dichiara che “la legittimità di tale retrocessione del contratto di lavoro, di natura privatistica, è confortata da un parere pro veritate di un prestigioso studio legale, richiesto dalla citata amministrazione pro tempore [consiliatura 2019-2022, ndr]”.
Al contrario, AGEEI ha ricostruito quello che sembra essere il reale stato degli atti della società in merito a Giuseppe Bono, che tra l’altro furono raccolti proprio da Artizzu (allora capo del personale) il 5 marzo 2021 su richiesta del vertice aziendale del tempo.
Le indicazioni dello studio MMBA di Roma (maggio 2020)
A dispetto di quanto dichiarato al MASE da Artizzu, non ci sarebbe alcuna traccia di un parere pro veritate che sarebbe stato reso all’amministrazione 2019-2022.
Esiste, invece, uno scambio di mail intercorso a maggio 2020 tra gli uffici Personale e Legale della Sogin e lo studio romano MMBA di via Faravelli, cui vennero sottoposti due quesiti, il primo dei quali dedicato alla possibilità di una cessione di contratto di lavoro subordinato individuale da GSE a SOGIN (Società azionata al 100% dal Mef di Giancarlo Giorgetti) di Bono che apparteneva alla categoria professionale ‘quadro’.
E’ il 15 maggio 2020 quando i legali esterni, interpellati a mezzo posta elettronica, rispondono all’Area Affari Legali della Sogin.
Dunque, lo studio, con l’intervento dell’avvocato Bonomo, si esprime indicando la necessarietà del vincolo selettivo.
Lo stesso giorno l’Area Affari Legali partecipa le indicazioni ricevute dagli avvocati esterni all’Ufficio Personale, il cui responsabile del momento riscontrerà fornendo alcune precisazioni e richiamando per primo la formula della “retrocessione da GSE a Sogin” chiedendosi se non violi il decreto Madia.
A questo punto è l’avvocato Maresca a intervenire accreditando l’opzione “retrocessione del contratto” sul presupposto, però, che il soggetto abbia “all’epoca effettuato una selezione”.
Al contrario, nel caso di Bono non risulterebbe alcuna assunzione a seguito di prove selettive o raffronto comparativo.
A stretto giro, il Responsabile dell’Ufficio Personale replica ringraziando l’avvocato e sottoponendogli il testo di una lettera, a suo dire proposta dal destinatario GSE, da sottoporre alla firma dell’A.D. di Sogin (quella che sarebbe partita il 18 maggio 2020).
Gli rappresenta anche l’esigenza di un parere pro veritate, che però sarebbe da “formalizzare in sede protetta”.
Come noto, nel caso di Bono, nessuna conciliazione e nessun accordo di retrocessione si sono avuti da lì alla fine del mandato societario 2019-2022.
Sta di fatto che alle ore 19:08 del 16 maggio 2020, l’avvocato Maresca comunica che:
“I rischi sono limitati, la certezza non è, purtroppo, al 100%”
Va ricordato sempre che né il CdA 2019-2022 né i Commissari nominati da Draghi hanno disposto il rientro di Bono, mentre Artizzu nel giro del suo primo mese da A.D. l’ha prima riassunto e poi nominato direttore del Regolatorio, tra l’altro ancor prima della riorganizzazione aziendale passata per il consiglio di amministrazione a fine settembre 2023.
Ageei ha chiesto a Sogin se esistesse un documento pro veritate formale sul caso specifico di Giuseppe Bono ma non ha ricevuto alcuna risposta
Per saperne di più era stato scritto:
Nucleare, Pd: Spoil System in Sogin? Giorgetti e Pichetto Fratin chiariscano