Politica29 Marzo 2022 13:31

Patuanelli: Fondamentale tetto prezzo gas e Energy Recovery Fund. Non opportuno parlare di sovranità alimentare per l’Italia. L’Informativa urgente alla Camera

“Questa informativa urgente pone al centro del dibattito un tema strategico, la capacità del settore agroalimentare italiano di affrontare efficacemente le dinamiche innestate dai mutamenti dei contesti economici e politici.

Gli ultimi due anni caratterizzati dalla pandemia hanno rimesso al centro del dibattito la capacità di adattamento del nostro sistema agricolo e alimentare. Gli sforzi dei nostri produttori hanno garantito cibo di qualità ad un prezzo equo nonostante le difficoltà.”

Così il ministro Mipaaf Stefano Patuanelli nel corso della Informativa urgente svoltasi alla Camera.

Il 2021 si è chiuso con un segno di cauto ottimismo, col pil italiano in aumento del 6,5% e con previsione di un ulteriore incremento per l’anno in corso superiore al 4%. Le esportazioni agroalimentari hanno ampiamente superato i livelli del periodo pre pandemia raggiungendo la quota record di 52 mld euro.

Tuttavia abbiamo registrato un perdurante aumento delle materie prime, dei prodotti energetici e dei suoi derivati, portando alla crescita dell’inflazione. La crisi russo ucraina ha poi introdotto nuovi fattori di instabilità.

La prima conseguenza della crisi si è concretizzata in un aumento del pezzo del petrolio e del gas naturale, causando un ulteriore peggioramento nel costo dei trasporti e di riscaldamento.

Nel settore agroalimentare si aggiungono le difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime agricole, specialmente cereali e semi oleosi. Il venir meno di Russia e Ucraina, grandi esportatori di commodity per l’alimentazione umana e animale, e l’eventualità di un blocco del commercio con altri paesi Ue delinea uno scenario complesso e incerto.

Le minacce di restrizione alle esportazione di cereali dell’Ungheria avevano accresciuto le preoccupazione del settore zootecnico, ipotesi poi scongiurata. Ma rimangono le preoccupazioni con il potenziale proliferare di limitazioni al commercio internazionale da parte di paesi dell’area ex sovietica ed alcuni membri Ue potrebbe compromettere il mercato degli approvvigionamenti europei e la stesa natura del mercato unico, provocando uno shock generalizzato di ampia portata. Per il settore agricolo l’incertezza dello scenario geopolitico ha accresciuto la volatilità e la speculazione delle quotazioni internazionali dei cerali e dei semi oleosi. I prezzi di frumento e mais in italia hanno raggiunto i livelli più elevati degli ultimi anni.

Il Mipaaf ha attivato meccanismi di monitoraggio per valutare con dati oggettivi gli impatti della crisi in atto sui sistemi produttivi agroalimentari e proporre le possibili misure a sostegno delle imprese.

Ho sollecitato il ricorso ad una strumentazione d’emergenza sia in ambito nazionale che europeo. Sono inoltre quotidiani i confronti con le associazioni di categoria. Nelle scorse settimane i sottosegretari Centinaio e Battistoni hanno convocato i tavoli di filiera del grano e di consultazione permanente dell’acquacoltura e della pesca al fine di approfondire le tematiche più urgenti.

Le native analisi delineano un valore dell’interscambio commerciale agroalimentare dell’Italia con Russia e Ucraina contenuto, pari nel complesso a circa un miliardo di euro d’esportazione e poco meno di 900 mln di importazioni. Un dato contenuto dunque.

Per le esportazioni italiane il mercato russo era già stato seriamente compromesso nel 2014, quando la Russia ha imposto un duro embargo sulle nostre eccellenze come ritorsione alle sanzioni Ue.

Nel 2021 le esportazioni italiane in Russia ammontano a 661 mln euro, pari a 1,3% del totale delle vendite italiane. L’Italia è il primo fornitore di vino in Russia ma il valore esportato, 148 mln euro, è pari al 2% delle vendite totali del settore all’estero. La Russia detiene la 12esima posizione tra i partner commerciali della filiera vitivinicola nazionale.

Le esportazioni agroalimentari in Ucraina risultano più circoscritte con un valore di 365 mln euro, pari allo 0,7% del totale delle vendite italiane.

Dall’ 1 gennaio 2022, prima del deflagrare dello scontro in Ucraina, anche la Bielorussia si è adeguata alle politiche commerciali della Russia, decretando il blocco di alcuni prodotti. Con circa 40 mln euro di esportazioni il peso di questo paese sulla bilancia commerciale agroalimentare italiana può essere considerato molto limitato.

Negli ultimi cinque anni tuttavia questi paesi hanno registrato sensibili aumenti delle vendite italiane ed è pertanto necessario applicare tutte le misure utili a mantenere le nostre quote di mercato allo scopo di non rallentare la fase di espansione delle aziende italiane.

Il recente blocco delle esportazioni di beni di lusso imposto dalla Ue in Russia ha colpito alcune eccellenze del Made in Italy, con un impatto però limitato sull’agroalimentare.

Il conflitto bellico ha però reso impraticabile questi mercati di sbocco.

L’Italia importa da Russia e Ucraina prevalentemente cereali, semi oleosi e materie prime per l’alimentazione animale. Nel 2021 acquisti dalla Russia sono stati pari a 252 mln euro, mentre quelli dall’Ucraina 641 mln euro. Il settore agroalimentare maggiormente colpito in Italia è quello dell’alimentazione zootecnica e in parte minore quello dell’alimentazione umana col frumento tenero.

Nel 2021 il primo fornitore in Italia di frumento tenero è stato l’Ungheria con il 23%, seguito da Francia, Austria, Croazia e Germania. L’Ucraina è al sesto posto con il 3%.

L’Ungheria è anche il primo partner dell’Italia per l’acquisto di mais, il 30%, seguito da Ucraina e Slovenia, entrambe col 15%.

L’Ucraina ha fornito all’Italia il 50% delle quantità di olio di girasole.

La diversificazione dei mercati di approvvigionamento è sicuramente attuabile e implica il ricorso ai paesi limitrofi in primo luogo e agli altri paesi membri produttori, con riferimento a Francia e Germania. L’Ue si conferma infatti nel suo complesso come uno dei maggiori produttori di cereali al mondo.

Il ricorso dei grandi esportatori Usa, Canada, Brasile, Argentina è in parte rallentato dal costo dei trasporti e dall’altro dalle caratteristiche qualitative del prodotto, specialmente riguardo ai valori minimi dei residui dei prodotti fitosanitari.

Russia e Ucraina sono tra i maggiori produttori di fertilizzanti e forniscono complessivamente all’Italia il 13% del quantitativo totale acquistato all’estero. Attualmente i partner su cui potenziare gli acquisti sono l’Egitto, primo fornitore per l’Italia, Belgio, Germania, Marocco. È però prevedibile una impennata del mercato. Si associano poi i fenomeni speculativi in atto che potrebbero spiegare una parte degli aumenti dei cereali che non sono frutto dell’attuale dinamica di mercato.

Per contrastare tutto ciò è necessario aumentare la trasparenza del mercato. Occorre però rilevare la mancanza a livello Ue e italiano di una effettiva capacità di stima dei reali stock delle materie prime che in queste settimane hanno subito i maggiori rincari. È necessario capire quale sia l’effettiva situazione della disponibilità di prodotto a livello nazionale ed europeo per capire se gli aumenti sono dovuti a reale mancanza o per effetti speculativi.

Stiamo attivando opportune misure di monitoraggio, posto che il quadro deve essere valutato a livello Ue.

L’Italia è tra i paesi più colpiti dagli effetti della guerra ed i rischi sono di vedere le imprese e interi comparti produttivi perdere la propria competitività ed uscire dai mercati. In questo momento i costi per le aziende sono insostenibili. Il Crea ha stimato un impatto di oltre 15mila euro di aumenti medio dei costi delle imprese agricole.

Senza gli adeguati strumenti normativi di sostegno e senza un indirizzo strategico definito sarà difficile recuperare le fasce di mercato perduto.

Il perdurare nel tempo di tale situazione di crisi lascia prevedere che l’effetto dell’aumento dei costi difficilmente potrà essere assorbito nel breve periodo. Servono risposte comuni a livello europeo.

Cruciale è inserire un tetto al prezzo del gas per evitare la corsa al rialzo dei costi energetici e allo stesso tempo ribadisco la riflessione per un ulteriore tranche di debito comune per l’adozione di un Energy Recovery Fund.

In questo scenario non ritengo opportuno parlare di sovranità alimentare per il sistema agroalimentare italiano.

A tutt’oggi non esistono allarmi alimentari per il nostro paese.

Il nostro tessuto agricolo non può fisicamente garantire l’autosufficienza di tutte le materie prime necessarie alle produzioni nazionali necessarie al consumo interno e alle esportazioni.

È necessario evitare atteggiamenti come quello dell’Ungheria, al contrario deve essere avviata una seria riflessione sulla capacità di auto approvvigionamento alimentare del nostro continente. La sovranità alimentare europea è possibile e auspicabile, è però necessario rivedere le politiche che nel corso degli anni hanno portato all’abbandono di alcune coltivazioni.

(L'articolo è tratto da Agricolae.eu)