“L’attuale crisi ha reso evidente che la piena disponibilità di energia a prezzi scontati non è scontata”. Per questo “occorre un impegno sinergico di tutti gli attori. Serve una diversificazione delle fonti di approvvigionamento di gas e favorirne la produzione nazionale. Eni si è attivata immediatamente e possiamo contare su un’elevata diversificazione delle fonti in essere a partire dai paesi con cui Eni lavora da decenni”. Lo ha dichiarato il direttore Affari pubblici di Eni, Lapo Pistelli, nel corso dell'audizione in commissione Industria al Senato su sicurezza, approvvigionamento e prezzi dell'energia accessibili. “È importante massimizzare l’import di Gnl con le due unità di rigassificazione galleggianti, Eni potrebbe in qualche modo contribuire ad alimentare la rigassificazione italiana con volumi nel proprio portafoglio. Inoltre sono in corso attività negoziali per poterne acquisire di nuove e poter sfruttare al massimo le flessibilità che ci sono nei contratti vigenti. Una condizione limitante di questo mercato sono le tariffe di rigassificazione che sono alte e superiori a quelle di altri paesi europei”.
Sulla produzione nazionale di gas “siamo in attesa che sia avviato l’iter attuativo del Dl energia per dare concretezza a questa eventualità. È necessario fare passi avanti sul fronte autorizzativo se vogliamo raggiungere quei volumi previsti dal governo occorre introdurre deroghe garantendo comunque la massima sostenibilità ambientale degli sviluppi”.
“Questa crisi ha reso evidente l’importanza delle rinnovabili” che sono “un pezzo importante per l'autosufficienza e per stabilizzare il prezzo dell'energia per i consumatori. È necessario semplificare il loro iter” e proseguire sulle "compensazioni finanziarie per i consumatori". In attesa che queste soluzioni dispieghino la loro efficacia “potrebbero essere necessarie delle soluzioni tampone per mitigare la crisi in atto” e in questo senso ci sono “due priorità: assicurarsi il prima possibile l0’immissione del gas negli stoccaggi per il prossimo inverno” e “riuscire a introdurre un cap temporaneo agli hub europei del gas”.
“Nel primo caso stiamo marciando a passo spedito”. “Assicurarsi molto gas in stoccaggio è un obiettivo coerente con quanto stabilito a livello europeo”, ha detto Pistelli “abbiamo chiesto incentivi per gli operatori di mercato a farlo” e “si sono mossi il Mite e l’Arera che hanno introdotti dei meccanismi con contratti a differenza a due vie”. “Recentemente sono state adottate ulteriori iniziative come il supporto alla liquidità finanziarie delle imprese”, ha chiarito.
“Eni ha già raggiunto da una settimana il livello di stoccaggio che aveva nell’ottobre del 2021 e stiamo cooperando con Snam e Gse per vedere come coprire nelle prossime settimane gli eventuali volumi mancati”, ha sottolineato ancora il manager Enel.
Sul price cap europeo “occorre lavorare a tutela di imprese e cittadini calmierando i prezzi del gas”. “Prezzi alti e volatili sono una caratteristica di tutta l’Europa – ha spiegato Pistelli -. In questo contesto serve la temporanea introduzione di un price cap a livello europei che agisca in modo coordinato su tutti gli hub europei. Sosteniamo con forza l'iniziativa del Governo italiano. Una misura di price cap solo italiana non solo non sarebbe efficace, ma sarebbe del tutto controproducente; il mercato dirotterebbe il gas sugli altri hub più remunerativi. I consumatori andrebbero incontro al rischio concreto di interruzione delle forniture”. “Sappiamo che non è una strada a livello europeo semplice, ma è una strada necessaria per evitare ingiustificati picchi del prezzo del gas e quindi contenere i prezzi dell'energia elettrica", ha evidenziato il manager. “Contemporaneamente servirebbe un meccanismo di flessibilità con contratti per differenza e socializzazione degli oneri. Sappiamo che non è semplice ma speriamo vengano rispettati i tempi, è una strada necessaria per evitare ingiustificati picchi del gas quest’inverno”.
Infine sulle compensazioni finanziarie per i consumatori “è necessario proseguire” e in questo senso “servirebbe un approccio europeo concentrandosi sulle fasce più vulnerabili” e a partire “dagli Stati che si portano dietro un debito più alto”.