Energia28 Febbraio 2024 12:10

Transizione energetica, l’associazione GIS: ritardi iter autorizzativi rischiano di causare danno erariale ingestibile

Alcuni iscritti di GIS – Gruppo Impianti Solari chiederanno al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica la restituzione di decine di migliaia di euro, versati a titolo di onere, perché l’iter autorizzativo di altrettanti impianti fotovoltaici procede troppo a rilento. Uno di questi potrebbe produrre 92 MW e l’altro 87 MW, ma entrambi sono fermi perché manca la valutazione di impatto ambientale.

Gli associati di GIS si muoveranno in questo senso perché ne hanno diritto in base al decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006, come modificato con provvedimento dell’8 dicembre 2022. L’articolo 25 comma 2-ter di questo decreto stabilisce che, nel caso in cui non siano rispettati i termini per la conclusione del procedimento di VIA, il proponente ha diritto a riavere indietro il 50% dei cosiddetti “diritti di istruttoria”, a loro volta pari allo 0,5 per mille del valore del progetto.

Gli associati che hanno avviato questi progetti hanno versato 28.328,31 euro per un impianto nel Lazio, del valore di 56.656.615,15 euro, e 30.887,37 euro per un impianto in Sardegna, dal valore di 61.774.740,42 euro. Non è arrivata nessuna risposta del Mase nei tempi stabiliti e sono, quindi, partite le istanze per rimborsi rispettivamente di 15.443,68 euro e di 14.164,155. Cifre che, sommate, danno quasi 30mila euro. Ma è solo la punta dell’iceberg, se si pensa alla mole dei procedimenti in ritardo al Mase.

Del resto, questa attesa non è sorprendente: GIS sa per esperienza che, per ricevere una risposta, ci vogliono ben più dei 30 giorni previsti dalla conclusione della fase di consultazione e, chiunque sia familiare col settore, può confermarlo. Quello di cui non tutti sono a conoscenza è il fatto che questo stallo non sta solo mettendo in standby la produzione di energia pulita. Sta anche diventando un problema per le casse dello Stato, che ne è al tempo stesso responsabile. È lecito supporre che molti operatori si attiveranno per chiedere il rimborso, se non l’hanno già fatto. E si parla potenzialmente di cifre di decine di milioni.

Secondo l’ultimo report dell’Osservatorio VIA di ANIE Rinnovabili della Federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettriche di Confindustria, a giugno 2023 era arrivato a conclusione solo il 5,2% delle 1.372 procedure VIA depositate nei primi sei mesi dell’anno presso le commissioni VIA/VAS e VIA Pniec/Pnrr del Mase. Il problema riguarda molto da vicino il nostro settore perché il 46,5% di queste richieste era relativa a impianti agrivoltaici e il 14,6% sistemi fotovoltaici. Un altro 32% riguardava l’eolico onshore, il 3,8% l’eolico offshore e il restante 3% idroelettrico da pompaggio.

L’articolo 25 del decreto sopra citato, al comma 2-ter, stabilisce che questo rimborso debba avvenire “mediante utilizzazione delle risorse iscritte in apposito capitolo a tal fine istituito nello stato di previsione del Ministero della transizione ecologica con uno stanziamento di euro 840.000 per l’anno 2021, di euro 1.640.000 per l’anno 2022 ed euro 1.260.000 per l’anno 2023”. Si tratta di un ammontare importante che potrebbe essere destinato a ben altri interventi se riuscissimo a superare questo stallo.

“La possibilità di ottenere un rimborso quando si progetta un impianto ci rasserena solo in parte, per noi non è una bella notizia”, dichiara il presidente di GIS Raffaello Giacchetti. “Il nostro interesse è quello di vedere realizzate le nostre opere, se meritevoli, e contribuire così alla transizione energetica del nostro Paese. Bisogna accelerare e semplificare l’iter delle procedure autorizzative e lavorare solo sui termini, senza dotare gli uffici di risorse e strumenti per rispettarli, è poco ragionevole".