News15 Novembre 2023 15:45

Sogin, fascicolo al vaglio Corte Conti, Scocco al telefono: “tutti sanno che per la spendita di quel denaro ci voleva l’autorizzazione”. “E’ folle, perché risulta tutto dal bilancio”

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Roma - Nel fascicolo della Procura di Roma ora al vaglio della Corte dei Conti, le intercettazioni dell’ex capo del Legale fotografano il controverso sistema societario del passato e confermano l’irregolarità delle spese milionarie del 2015.

Eppure, per quanto raccolto da più fonti nel tempo, l’ex capo dell’ufficio legale della Sogin e responsabile della prevenzione della corruzione dal 2016 al 2020 sarebbe stato un assertore dell’illegittimità dell’azione di accertamento attivata dall’ARERA, in combinato con la Guardia di finanza, ai fini del rimborso dei costi sostenuti dal 2010 al 2020 per l’ambito del deposito nazionale. Sebbene fonti interne a Sogin raccontino di una presa di distanza assunta dal responsabile dell’area affari legali in seno allo stesso ufficio da lui diretto, Scocco, dopo i primi rilievi formulati dall’Autorità nell’ottobre 2021 nel corso dell’istruttoria avviata nel precedente mese di gennaio, si sarebbe attestato, pur senza mai firmare alcun atto al riguardo, su una posizione antagonistica rispetto all’ARERA lamentandone la mancata legittimazione in tema di poteri e la tardività dell’intervento.

Lo sanno bene gli inquirenti delegati dalla Procura di Roma che, durante le perquisizioni del 16 dicembre 2021, gli hanno rinvenuto un documento in bozza, che corrisponderebbe a un appunto mai protocollato che Scocco un mese prima aveva reso, senza siglarlo, nella disponibilità dell’Amministratore delegato a fronte della richiesta di quest’ultimo.

Si rammenta, come già riportato in precedenza da AGEEI, che, dopo l’emersione di notizie di reato comunicate dalla Guardia di finanza, la Procura, riconosciute le irregolarità, prassi illecite e inosservanze delle norme del tempo, da un lato ha archiviato il procedimento penale sulle spese ingiustificate 2010-2020 per l’intervenuta prescrizione dei fatti più risalenti nel tempo o per insufficienza di prove sul dolo intenzionale dei soggetti coinvolti e eventuali scambi di utilità e, dall’altro, ha trasmesso il fascicolo alla Corte dei Conti.

In quel documento, destinato al consiglio di amministrazione, Scocco argomentava che l’ARERA si era auto-attribuita dopo anni il potere di accertare e valutare la legittimità e regolarità delle procedure e di disporre il non riconoscimento dei costi ove ritenute illegittime le spese “…nonostante l’effettivo sostenimento dei costi, il rispetto dei criteri di inerenza, competenza, coerenza e congruità risultanti dai bilanci di esercizio e dai documenti a corredo degli stessi per tutti gli esercizi sociali dal 2010 al 2020 (ossia, stato patrimoniale, conto economico, rendiconto finanziario, nota integrativa, relazione sulla gestione, attestazione del Dirigente preposto, relazione del Collegio sindacale e della Società di revisione legale dei conti) …”. 

Scocco non sottoscriverà mai questo appunto-parere, riferendo di ritenersi in una sorta di conflitto con le verifiche interne che interessavano anche il suo operato.

Sono tuttavia le intercettazioni telefoniche presenti nel fascicolo d’indagine ora al vaglio della magistratura contabile a fornire agli inquirenti l’effettivo angolo visuale dell’ex capo del legale e a rafforzare il quadro conoscitivo dei fatti.

Una fra tante è quella delle ore 12:10 del 15 gennaio 2022, quando un dirigente di Sogin addetto al controllo dell’avanzamento della commessa nucleare, L.D., chiama Scocco, con cui commenta un articolo su Sogin [il 14 gennaio era stato pubblicato un pezzo intitolato “Alla Sogin bussa la Guardia di Finanza: un terremoto in zona a rischio atomico”].

Subito dopo - annotano gli inquirenti - i due “discutono sul nuovo ruolo di V.F. [dirigente Sogin che nell’articolo veniva riportato come nuovo vice direttore dell’ufficio legale] e Scocco dice che sono allo sbando”.

A seguire Scocco riferisce al collega che “ormai è chiaro che la Guardia di finanza e la Procura stanno indagando sull’eventuale corruzione, turbativa d’asta, no, o nella fase di affidamento, nella fase di esecuzione o in tutte e due” e ancora una volta ribadisce le responsabilità a quel tempo di altri dirigenti.

A questo punto - annotano gli inquirenti - “Scocco afferma ulteriormente che i costi afferenti alla campagna di informazione e comunicazione non potevano essere sostenuti in assenza dell’apposita autorizzazione e che ARERA, per tale motivazione, presumibilmente non li riconoscerà alla Società. Comunica all’interlocutore che tutto ciò è rilevabile anche dai bilanci aziendali [curati dal dirigente preposto Luca Cittadini]”.

MS: “È folle. Poi è folle ancora di più perché risulta tutto dal bilancio. ... Che manco sanno leggere. Le spese della comunicazione risulta che sono state fatte prima del rilascio del nulla osta, e quindi sono spese che non vengono riconosciute dall'ARERA. C’è scritto nel bilancio”

LD: “Questa non la sapevo. Quindi nella nota integrativa hanno riportato il fatto che le spese non sono riconoscibili dall'ARERA?

MS: “No, no, in modo indiretto. Nel bilancio a pagina 37, nel bilancio dell'esercizio 2015, vengono portati i costi sostenuti dalla comunicazione, va bene? Per il parco del Deposito Nazionale, e vengono iscritti in bilancio. E nessuno dice niente. Quando tutti sanno, e c'è scritto nel verbale del 1° dicembre, che il presupposto per la spendita di quel denaro ci voleva l'autorizzazione. Ma è ovvio che sia così. Mi so' spiegato? Se non sei autorizzato come fai a spenderli? … Sai cosa significa chiedere il rimborso di somme che te, non te spettano? Tu stai inducendo l’autorità pubblica a dire che quelle cose invece sono legittime. …

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