Energia7 Novembre 2023 16:10

Sogin, nel fascicolo d’indagine al vaglio Corte Conti, ex capo ufficio legale Scocco al telefono: “per me c’è corruzione”

Nel fascicolo della Procura di Roma ora al vaglio della Corte dei Conti, le intercettazioni dell’ex capo del Legale fotografano il controverso sistema societario del passato e confermano l’irregolarità delle spese milionarie del 2015.

Ma lo so Mariano, ma se si mettono a fare le verifiche su tutto, secondo me viene azzerata la società. Ma non perché, perché nella maggior parte dei casi non credo che nessuno si sia messo i soldi in tasca. E’ che c’è tanta, tanta inefficienza”.  A parlare così, un anno e mezzo fa, era una dipendente della Sogin, E.G., nel corso di una lunga conversazione telefonica intrattenuta con uno dei quattro dirigenti che da lì a qualche settimana sarebbero stati colpiti da licenziamento per le note vicende legate alle spese dal 2010 al 2020 per il Deposito nazionale delle scorie radioattive.

Sono da poco passate le ore 13 del 2 febbraio 2022 quando l’ex capo dell’ufficio Legale Mariano Scocco, nel frattempo intercettato dai finanzieri che portano avanti le indagini della Procura di Roma sugli appalti della campagna di comunicazione del 2015 e già rimosso dal proprio incarico per via del suo coinvolgimento in un altro filone giudiziario, contatta la collega chiedendole di fornirgli alcune informazioni da ricercare nei verbali delle riunioni del consiglio di amministrazione dell’impresa controllata Nucleco. Dopo poco i due si soffermano anche sul tema degli accertamenti dell’ARERA sui costi sostenuti dalla Sogin fino al 2020 per il Deposito nazionale.

A quel punto E.G. manifesta all’interlocutore la possibilità che la Società sia spazzata via dalle verifiche, essendo che “c’è tanta inefficienza, c’è tanto di tutto. La gente quando c’è da mettersi in evidenza, si mette in evidenza, poi non sa lavorare. Quindi ecco tutti i casini che succedono!”.

A questo riguardo gli inquirenti annotano che “la collaboratrice di Scocco ritiene che tutta la vicenda della campagna di informazione e comunicazione sia stata gestita da persone incompetenti”.

Al telefono con la collega comunque Scocco alza il tiro: “Per me c’è pure la corruzione, però!”. E aggiunge: “lo valutasse lei!” riferendosi al magistrato da cui andrà a deporre.

E’, questo, uno degli stralci attenzionati dalle forze dell’ordine nella lunga rassegna di conversazioni telefoniche captate nell’ambito dell’attività di indagine sulla Sogin dedicata alle spese del passato non rimborsate dall’ARERA. Come già raccontato da AGEEI, a fronte dell’emersione di notizie di reato individuate e comunicate dalla Guardia di Finanza, la Procura di Roma, riconosciute le irregolarità, prassi illecite e inosservanze delle norme che hanno segnato la lunga stagione societaria passata al setaccio, da un lato ha archiviato per l’intervenuta prescrizione dei fatti più risalenti nel tempo o per insufficienza di prove sul dolo intenzionale dei soggetti coinvolti e eventuali scambi di utilità. Dall’altro, a inizio anno ha rimesso tutti gli atti del voluminoso fascicolo alla Corte dei Conti per consentire gli approfondimenti, ad oggi in corso, sulle ipotesi di illecito amministrativo e erariale.

Le intercettazioni ritenute rilevanti dagli inquirenti forniscono uno spaccato del controverso sistema societario del passato e consentono fra l’altro di superare le sacche di ambiguità alimentate da una certa contro-narrativa alimentata in corrispondenza dei controlli e del risanamento societario, che sembra volta a riabilitare proprio il passato.

Ma è dalla bocca degli stessi protagonisti del tempo che dunque arrivano, a distanza di qualche anno, conferme su illegittimità e irregolarità delle spese milionarie del 2015, comunque accertate dalla polizia giudiziaria.

Molte sono emblematiche e vedono coinvolto quel Mariano Scocco che - e questo è un dato che non passa inosservato - aveva diretto per anni l’ufficio legale della Sogin e ne era stato pure a lungo il responsabile della prevenzione della corruzione (dal 2016 al 2020). Non a caso la Procura di Roma a lui ha addebitato una “condotta omissiva” che “ha favorito la realizzazione delle condotte [irregolari]”, una “grave negligenza e la mancata segnalazione di criticità pure vistose” e taluni casi che costituiscono “certamente un grave illecito disciplinare foriero eventualmente di responsabilità erariale”.

Gli inquirenti, tra l’altro, riportano una ulteriore circostanza degna di nota: nell’ambito della documentazione sequestrata a Scocco durante le perquisizioni del 16 dicembre 2021, è stato rinvenuto in suo possesso un foglio contenente alcune mail con l’indicazione delle password di accesso all’account del dirigente che gli era subentrato alla direzione degli appalti e i dati anagrafici di quest’ultimo. Il retro del foglio riportava una riproduzione della firma del suo successore.

Al telefono con diversi colleghi Scocco è un fiume in piena e sovente si intrattiene a sottolineare le responsabilità dei dirigenti che furono coinvolti nella campagna di informazione e comunicazione del 2015 (gli stessi che saranno poi licenziati insieme con lui) e ad attaccare il direttore dell’ufficio regolatorio.

Un’altra telefonata annotata dagli inquirenti risale al 1° gennaio 2022, sempre con la dipendente E.G.. Poco prima delle ore 14 Scocco la contatta chiedendole in particolare di reperire per lui alcuni documenti, tra cui la nota con cui l’Amministratore delegato nel 2015 “rimosse Colosi inizialmente senza motivazioni”.

Il passaggio non è trascurabile perché da un lato svela che l’ex capo dell’ufficio Comunicazione fu addirittura rimosso al tempo degli affidamenti diretti della campagna informativa, dall’altro sembra testimoniare il fuoco incrociato tra i dirigenti licenziati nel 2022 in sede di chiarimenti resi al consiglio di amministrazione, che ne hanno mostrato la comune inclinazione a fornire elementi di responsabilità a carico dei colleghi piuttosto che a controdedurre sul proprio conto.

Tornando alla telefonata, a quel punto l’interlocutrice ricorda a Scocco l’episodio in cui proprio l’Amministratore delegato “contestava degli affidamenti diretti e cominciava ad aver paura, e quello ha fatto fare un parere legale a Maurizio [dirigente Sogin presso l’ufficio legale, ndr] dicendo che andava bene”.

A questo riguardo gli inquirenti annotano che “In tale ambito la collaboratrice di Scocco ricorda che gli affidamenti diretti riguardanti la campagna avviata nel 2014 erano già stati messi in dubbio dall’A.D. pro tempore”.

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AGEEI tiene comunque a ricordare che la società Sogin SpA, dopo aver promosso verifiche esterne e interne tra il 2020 e il 2021, ha subito dopo intrapreso un percorso volto all’introduzione di misure di self cleaning, all’adozione di provvedimenti e al rafforzamento dei presìdi interni che le hanno consentito di superare i rilievi mossi da ARERA, GDF e ANAC sulle gestioni del passato, facendo leva sull’eccellente patrimonio professionale rappresentato dai propri dipendenti, per nulla intaccato o intaccabile dalle eventuali responsabilità di singoli soggetti.

Si rende pure noto che AGEEI ha provato preventivamente a contattare Scocco senza esito invitandolo con un messaggio in segreteria a inviare la propria replica o eventuale spiegazione sulla mail redazionale in merito al contenuto delle conversazioni telefoniche così come annotate dagli inquirenti.

 

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