Roma - Roma - Pnrr, saltano gli accordi sottoscritti nel 2023 per il Recovery Art tra il Mic di Sangiuliano e la Sogin del valore di 40 milioni di euro. Mentre il ministero faceva di tutto per salvare gli obiettivi, la gestione Artizzu si perdeva in problemi, ritardi e vuoti gestionali rimasti nascosti, che l'hanno costretta, all'ultimo, a tirarsi indietro.
In coincidenza con l’arrivo a Roma la scorsa settimana degli ispettori della Commissione UE per le verifiche intermedie sullo stato di attuazione del PNRR nel nostro Paese, pare con ogni probabilità essere emersa l’ennesima storia di cose non dette o "diversamente dette" dalla Sogin guidata dall’A.D. Gian Luca Artizzu, nominato dal Governo Meloni il 4 agosto 2023. Questa volta a farne le spese non è il dicastero vigilante, il MASE di Pichetto Fratin, come accaduto per le informazioni non corrispondenti alla documentazione comunicate da Artizzu in merito all’assunzione di Bono, bensì il Ministero della Cultura (MiC) retto da Gennaro Sangiuliano.
Con una lettera del 19 febbraio scorso la Sogin ha notificato la decisione della nuova governance aziendale di soprassedere agli accordi che erano stati sottoscritti con il MiC il 9 marzo 2023 dal Commissario nominato da Draghi, il Prefetto Fiamma Spena, per la realizzazione di depositi di sicurezza per il ricovero di beni culturali, con annessi laboratori di restauro, presso i siti nucleari del Garigliano (CE) e di Bosco Marengo (AL), finanziati con risorse assegnate agli investimenti nazionali del PNRR. In pratica, dopo una caparbia e complessa istruttoria conclusa dal Ministero della Cultura con i decreti di approvazione del Segretariato Generale nn. 281 e 282 del 28 marzo 2023) intervenuti poco più di un anno fa, la Sogin, che era stata designata dal MiC quale soggetto attuatore degli interventi con decreto del Ministro Sangiuliano n. 26 del 17 gennaio 2023, di recente si è determinata nella direzione di far saltare i due progetti dal valore economico complessivo pari a 40 milioni di euro.
I due interventi targati Sogin erano da ricollegarsi alla raccomandazione n. 9/2017 rivolta al Governo Italiano dall’Agenzia internazionale per l'energia atomica che sette anni fa richiamò l’attenzione, in tema di ‘decommissioning’, anche sul rilascio parziale di porzioni dei siti ai fini dello svolgimento di altre attività, consentendo peraltro una riduzione dei costi.
Lo sviluppo progettuale, all’interno dell’azienda, dell’idea di destinare parti delle ex centrali nucleari a ricoveri di opere d’arte, al centro anche delle interlocuzioni tra i vertici del tempo e Sara Romano (capo del competente dipartimento pro tempore allo Sviluppo Economico, originario Ministero vigilante), fu affidato ad uno dei dirigenti più longevi della Sogin, Francesco Troiani, responsabile della Direzione “Sviluppo Business e Innovazione Tecnologica”.
Al principio era stata considerata per la medesima finalità anche la ex centrale nucleare di Caorso (PC), ma, a seguito di sopralluoghi sulle aree individuate e ad approfondimenti della documentazione tecnica disponibile, l’Unità di Missione del MiC non valutò quel Sito come idoneo.
E’ da dire che nel c.d. piano a vita intera approvato nel 2020 e confermato ad aprile 2021 (si tratta del programma con cui la Sogin segnala periodicamente all’ARERA di Stefano Besseghini il dettaglio di tutte le attività previste nei Siti, con le relative tempistiche, considerando le fasi principali di sviluppo e i relativi costi associati) - che l’attuale gestione di Artizzu (il quale era a quel tempo uno dei direttori della Sogin, a capo del Personale) non ha modificato o rovesciato - si prevede il termine del ‘decommissioning’ di Bosco Marengo nel 2022 e quello del Garigliano nel 2026, rivelandone la compatibilità con l’ultima milestone del “Recovery Art” (30 aprile 2026). In più, il Sito di Bosco Marengo si sarebbe ritrovato con grandi strutture inutilizzate e per quello del Garigliano il decreto del 1° dicembre 2009 di valutazione d’impatto ambientale, a firma del Ministro dell’Ambiente e del Ministro per i beni culturali, riconosceva la destinabilità degli edifici turbina e reattore a strutture di interesse monumentale.
In una prima fase, vennero inviati al MiC una relazione generale che illustrava il piano degli interventi nella sua totalità con le varie possibilità anche in termini di costi e tempi ed un secondo documento più strutturato dal titolo ‘Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali’ (DOCFAP prot. n. 20519 del 14 aprile 2022). Nel sito di Bosco Marengo la soluzione individuata prevedeva il recupero di due edifici esistenti denominati BLD3 e BLD11 e del relativo corridoio di collegamento, mentre nel Sito del Garigliano, considerato che al momento all’interno del perimetro dell’ex centrale esisteva un solo edificio denominato “Magazzino” che poteva essere disponibile a partire da giugno 2026 come zona coperta per custodire opere d’arte già esposte all’esterno, si era ritenuto opportuno procedere con l’individuazione di un’area all’interno della c.d. “doppia recinzione” in grado di ospitare un edificio di circa 2.000 m2.
Dal suo canto, Troiani, unitamente ad un funzionario alle proprie dipendenze individuato come responsabile unico del procedimento, condusse tutte le attività societarie relative agli interventi del “Recovery Art” fino agli inizi di agosto 2023.
Nel nuovo ruolo di A.D., infatti, il collega Artizzu impiegò appena un giorno lavorativo per revocare quasi tutti gli incarichi direttivi vigenti sotto il mandato commissariale, compresi quelli di più recente assegnazione, avvicendando anche Troiani. Tuttavia quest’ultimo qualche settimana dopo sarebbe stato premiato con la designazione a responsabile del Nuclear Decommissioning Safety Board in supporto proprio all'amministratore delegato.
Sta di fatto che dal 7 agosto 2023 Artizzu accentrò su di sé il governo di diversi uffici, subentrando a Troiani nella direzione della struttura societaria titolare della responsabilità del progetto “Recovery Art”, che il neo A.D. terrà per sé a interim anche una volta deliberata, due mesi dopo, l’assegnazione degli incarichi interni relativi alla macrostruttura aziendale.
Intanto, i due progetti finanziati dal PNRR abbisognavano di avanzare spediti, senza soluzioni di continuità.
Proprio l’8 agosto 2023 si era perfezionata, superati tutti i previsti controlli interni, la richiesta di acquisto n. 1010001637 - formulata dal Gruppo di lavoro interno per i progetti del ‘Recovery’ costituito il 24 maggio 2023 dall’Organo Commissariale - con cui si richiedeva l’approvvigionamento dell’insieme dei servizi (ingegneria, direzione lavori, supporto a verifica e validazione progetti) necessari allo sviluppo dei due interventi. Del fatto veniva informato anche il MiC.
Furono presentati per tal scopo ben 17 documenti tecnici.
Nel contempo, pendeva l’organizzazione delle selezioni esterne di figure da destinare ai progetti, previa verifica di effettiva indisponibilità di risorse interne
In quel momento, a fronte dell’auto-designazione di pochi giorni prima, l’A.D. Artizzu risultava il responsabile di diverse direzioni, tra cui Legale, Appalti, Personale e quella preposta all’istruttoria per il “Recovery Art”.
I membri del Consiglio di Amministrazione della Sogin, su spinta di Artizzu, avevano deciso di riunirsi collegandosi da remoto, di sabato mattina (il 5 agosto), per formalizzare il proprio insediamento a meno di 24 ore dalla decorrenza del proprio mandato. Per l’occorrenza, non furono avvisati o coinvolti i direttori delle strutture interne a tutti gli effetti in carica. Pareva proprio che i nominati si fossero votati a una corsa estiva contro il tempo, nell’urgenza di fronteggiare adempimenti non rinviabili.
Invece, la cronaca consegnerà un quadro diverso. In quell’occasione Artizzu si fece conferire con effetto immediato i poteri individuati in capo alla figura dell’A.D. procedendo così il lunedì successivo a sollevare ed estromettere i responsabili degli uffici e ad attivare la repentina riassunzione e promozione di Giuseppe Bono, che come noto ha scatenato le ire delle opposizioni in Parlamento che hanno chiesto al Governo l’allontanamento dalla Società di Artizzu.
Quest’ultimo non attiva alcuna iniziativa, non dà impulsi alle strutture, non promuove alcuna riunione dedicata agli incombenti dei progetti del “Recovery Art” assegnati dal MiC alla Sogin, originando nei fatti il totale stallo aziendale per tale ambito.
La situazione stagnerà sino a quando il MiC - impegnato a dettare i tempi ai soggetti attuatori - dapprima, il 21 agosto 2023, invia alla Sogin i commenti ministeriali al Piano dei fabbisogni in tema di risorse umane che il RUP aveva presentato al Dicastero il 27 luglio e, poi, convoca per il 7 settembre 2023 una seduta finalizzata a ricevere dalla Sogin gli aggiornamenti sulla fase attuativa degli interventi.
Da qui, il RUP rompe l’inerzia interna chiedendo una riunione di confronto - aperta soltanto a Troiani tra i direttori uscenti, mai interpellati - con i colleghi delle Centrali di Bosco Marengo e Garigliano e degli uffici Appalti e Personale.
L’incontro si è dunque tenuto oltre un mese dopo l’insediamento del nuovo CdA, esattamente alle ore 12 del 6 settembre scorso - presso la Sala interna denominata ‘Segrè’ - ed è durato due ore e mezzo.
Dal verbale della riunione (n. RA BM 00037) si ricava che in tale circostanza veniva evidenziato che l’edificio BLD11 a Bosco Marengo, libero e radiologicamente pulito, nelle ultime settimane era stato però preso in considerazione dal Capo della Centrale per un riutilizzo in via temporanea come deposito di stoccaggio provvisorio per i rifiuti provenienti dalle attività di bonifica nella c.d. area di rispetto di Sito (peraltro gli scavi erano stati condotti sino agli inizi del 2022 - dunque quasi due anni prima - sotto il mandato del suo predecessore). Sicchè, tale locale, lo stesso individuato ai fini dell’intervento in loco del “Recovery”, a detta sua non sarebbe stato disponibile prima di marzo 2026.
Ma, per la speditezza degli interventi, su indicazione del RUP, il Gruppo di lavoro aveva revisionato i documenti relativi al progetto di Bosco Marengo, suddividendo la documentazione progettuale dell’appalto in partite opzionali (relative al BLD11) e non (relative al BLD3, altro edificio oggetto di contratto con il Ministero) così da poter all’occorrenza procedere anche con un solo edificio disponibile.
Nel contempo, i convenuti si ponevano un problema: cosa comunicare al MiC?
Tutti avevano la percezione del rischio di una violazione degli accordi contrattuali intercorsi tra Ministero e Sogin e immaginavano pure un interessamento dell’ufficio legale interno per comprendere le relative conseguenze.
Perché, intanto, erano passate già quattro settimane di distanza dal perfezionamento della richiesta (in sé non tempestiva) del Gruppo di lavoro con tanto di informativa al MiC, così che il RUP era indotto nella medesima occasione a chiedere informazioni su tipo di procedura prevista e tempistiche di aggiudicazione dei servizi di cui si necessitava. Ma nella circostanza si assisteva a un rovesciamento d’ottica di poteri e competenze interne: infatti era il vice direttore degli appalti Fabrizio Scolamacchia (da lì a poco tempo nominato direttore e dirigente) a contro-chiedere al RUP di riferirgli quale tipologia di gara la Sogin avrebbe dovuto bandire. La risposta: quella che richiede il minor tempo possibile.
Scolamacchia segnalava anche che il valore economico dell’approvvigionamento richiesto dal Gruppo di lavoro superava le sue deleghe e quindi l’affidamento dei servizi era da deferire alla decisione e autorizzazione del CdA. Ma Artizzu in futuro non avrebbe mai sottoposto a deliberazioni consiliari alcuna proposta di gara in materia di “Recovery Art”.
Nella riunione emergevano comunque due soluzioni operative da percorrere: gara aperta con tempi tra i 4 e i 6 mesi (milestone stimata nella primavera 2025) per giungere a contratti perfezionati oppure, in alternativa, avvalersi degli appalti già aggiudicati durante il mandato dell’Organo Commissariale. Si optò di provare a intraprendere la seconda ipotesi, quale soluzione da proporre al MiC.
Si conveniva inoltre di procedere con l’assunzione delle risorse necessarie a mezzo somministrazione di contratti a tempo determinato e che, sul piano del c.d. licensing, i 2 futuri obiettivi erano da ritenersi la ridefinizione del piano di permitting dei 2 Siti includendo i progetti PNRR e lo studio della procedura di rilascio di parte dei Siti che assurgeva a progetto pilota per l’obiettivo di green field.
I tempi frattanto erano all’evidenza di tutti stringenti, ma la milestone poteva essere traguardata. E come si decise di procedere nei confronti del MiC? Di comunicare in particolare che a causa degli stravolgimenti aziendali portati dal cambio di vertice si stava definendo una nuova strategia di azione con i nuovi Direttori e Vice.
Il nulla osta del MiC all’utilizzo di contratti pre-esistenti arriverà in appena 4 giorni, il 19 settembre 2023.
Tuttavia, la situazione risulterà ancora a lungo stagnante e la tecnostruttura del MiC non tarderà a esprimere la propria preoccupazione.
Il 23 ottobre 2023 il RUP della Sogin viene convocato dall’ing. Angelantonio Orlando, responsabile per il Dicastero dell’attuazione del PNRR, al fine di “monitorare lo stato di attuazione degli interventi” e ricevere la relazione di aggiornamento mensile della Società in qualità di soggetto attuatore. In vista della riunione, il RUP, con una mail ai colleghi del 19 ottobre 2023, puntualizza che il nuovo cronoprogramma degli interventi, approvato da tutto il nuovo management scelto da Artizzu, prevede lo slittamento di 6 mesi della data di ultimazione e precisa di interessare al riguardo anche lo stesso A.D. Artizzu rammentandone le responsabilità quale direttore del competente ufficio interno.
La riunione al MiC, cui non parteciperà alcun dirigente della Sogin, non andrà nel senso sperato. Il RUP con una mail del 24 ottobre 2023 riferirà ai colleghi di essersi sentito rispondere che non era possibile far slittare il termine ultimo dell’accordo al 31 dicembre 2026 “in quanto tutti i progetti del PNRR hanno come ultima milestone il 30/06/2026, i restanti sei mesi fino al 31-12-2026 saranno dedicati alla chiusura contabile e verifica nei confronti della Comunità Europea”. Tuttavia, passando “ad analizzare il cronoprogramma confrontandoli con quelli degli altri tre progetti analoghi ai nostri”, a detta sua si erano riscontrati “margini di miglioramento nei tempi destinati alla progettazione”.
Ciononostante, alle rassicurazioni fornite al MiC, sulle azioni messe in cantiere dalla Società, seguirà il perdurare dello stallo. Il destino dei progetti apparirà presto segnato, tra il procedere isolato del RUP e del suo gruppo di lavoro e chi comincerà a sollevare dubbi di varia natura, specie in tema di regimi autorizzativi.
Emblematico, a tal riguardo, lo scambio interno di mail del 18 gennaio 2024 attivato dal RUP in relazione alla richiesta del MIC di ricevere da lì a una settimana il quadro chiaro, dettagliato e definitivo sullo sviluppo degli interventi. Alle ore 11:26 il RUP sottolineava a tutti che specialmente in occasione di un recente incontro avuto con l’ISIN era emerso il concetto di “interferenza” da valutare non solo in senso fisico ma specialmente in vista delle future attività di decommissioning previste nei Piani di Disattivazioni approvati e sollecitava a valutare se il vigente Programma a Vita Intera fosse ancora compatibile con il progetto Recovery Art per Bosco Marengo e Garigliano, evidenziando in quest’ultimo caso che la data di “brown field” era slittata in avanti di 2/4 anni presumendo dunque che la caratterizzazione all’interno del “Magazzino” non potesse essere smontata per giugno 2026 (“La costruzione dei nuovi depositi e la riconversione di quelli esistenti hanno un ritardo quindi potranno andare in interferenza con la realizzazione del nuovo deposito recovery Art”).
La replica del Capo della Centrale del Garigliano è netta: “mi chiedo se dopo 9 mesi siamo ancora in tempo a realizzare le opere”.
Alcuni giorni fa, il 12 giugno 2024, è stato perfezionato l’incarico alla KPMG per un audit interno alla Sogin per l’ambito del “Recovery Art”.
Consultando il relativo documento - che è tra la copiosa mole di atti di interesse pubblico di cui è venuta in possesso AGEEI negli ultimi mesi - si apprende che non verterà sui ritardi e sui vulnus gestionali dell’attuale mandato societario ma andrà a censire la fase genetica degli accordi con il MiC finanziati con risorse assegnate al PNRR.
Non è, questo, l’unico aspetto singolare della faccenda. Perché, proprio leggendo gli ambiti di controllo, emerge che la Sogin di Artizzu ha prima deciso di soprassedere all’esecuzione degli accordi del valore di 40 milioni di euro e solo successivamente alla retromarcia con il MiC, dopo quattro mesi dalla decisione assunta e comunque dopo un anno dall’inizio del mandato, ha inteso promuovere verifiche interne su “eventuali criticità”.
Sogin, contattata da AGEEI per sapere se avesse comunicato tempestivamente al Mic la non fattibilità della misura, ha preferito tacere.