Energia14 Maggio 2022 17:32

Cingolani: Siamo in economia di guerra, serve riflessione per calmierare l’ascesa dei costi

“Nel 2001 l’Italia produceva il 21% dai propri giacimenti gas, oggi il 3%”. In questo periodo “le importazioni dalla Russia sono aumentate, per cui non abbiamo fatto una politica intelligente. Assieme ai 5 gasdotti ce ai 3 rigassifcatori che abbiamo “siamo il paese più interconnesso” rispetto ad altri che “hanno grande dipendenza dal gas russo e hanno un minor numero di infrastrutture”. Lo ha detto il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani parlando a “L’Italia che Vogliamo”, le kermesse organizzata dalla Lega a Roma.

Il ministro ha ricordato che uno dei problemi maggior in questo momento riguarda gli stoccaggi: “Mentre un anno fa con un costo di 20-25 cents al mc con 2,5 miliardi avrei riempito” i serbatoi italiani “oggi al costa di 1 euro per riempire devo spendere 15 mld. Quindi non c’è scarsezza di gas, le quantità sono le stesse quello che cambia è il mercato, e soprattutto i prezzi che mettono sotto pressione imprese e famiglie”, ha ammesso il ministro. “Dobbiamo farci qualche domanda su come questo libero mercato sta funzionando. Noi come Italia abbiamo proposto un price cap per garantire il peak shaving”, ha aggiunto Cingolani che ha ribadito: “Siamo in economia di guerra non più di mercato e alcune misure richiedono qualche riflessione in più per calmierare l’ascesa dei costi”.

Sulla diversificazione delle forniture italiane “abbiamo siglato contratti con 6-7 nazioni africane” ma non solo e questo “ci consentirà di far arrivare sui 25 mld di mc di gas” rispetto ai 29 russi “che dobbiamo sostituire. Nel frattempo abbiamo una crescita delle rinnovabili spettacolari, con il Dl semplificazioni abbiamo autorizzato una quantità di impianti pari a quella degli ultimi tre anni”.

“Mentre le nuove forniture arrivano dobbiamo vedere come sono i nostri stoccaggi e ad ora non è procrastinabile arrivare almeno al 90% di riempimento a fine 2022, poi il prossimo anno saremmo a posto. Se si bloccasse ora il flusso ci troveremmo invece con un deficit importante”, ha ammesso Cingolani.

“Con questi interventi l’Italia si candida a essere un hub del gas e il mediterraneo potrebbe diventare anche un hub per l’Europa e potrebbe dare all'Italia un’importanza senza precedenti rafforzando i rapporti con l’Africa. È il momento di guardare agli investimenti sulla fusione nucleare probabilmente ci saranno dei passaggi intermedi con altre tecnologie”; ha concluso il ministro.

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