Dal mantra dell’ecologia a prescindere all’insostenibile costo ambientale ed economico: le auto elettriche inquinano più di quelle a benzina durante il loro ciclo vitale, ma per chi le compra, convinto di fare una scelta ambientalista, c’è il rischio di un’ulteriore beffa: in caso di incidente, anche lieve come un tamponamento durante un parcheggio con la macchina ferma e spenta, le assicurazioni preferiscono la rottamazione alla riparazione.
Alla fine tutto si riduce ad una questione di chilometri percorsi, ma anche qui emerge un dato controverso sui veicoli elettrificati: proprio per le attuali caratteristiche tecniche le batterie sono garantite dai costruttori per una durata di circa 200mila km. Oltre questa durata – come del resto è facilmente verificabile con gli accumulatori al litio dei nostri smartphone – c’è una sensibile riduzione delle prestazioni, con un calo medio dell’autonomia di circa il 10% ogni 500 cicli di ricarica. Dato il costo iniziale superiore rispetto alle macchine con motore termico, l’acquirente ha necessità di ammortizzare la spesa utilizzandole per il maggior numero di km possibili, ma basta anche un piccolo tamponamento per rischiare di veder annullato l’investimento e di “buttare” l’auto.
Un approfondimento di Thatcham Research, società di Intelligence sui rischi automobilistici, ha rilevato che molte compagnie assicurative, in caso di sinistro, preferiscono liquidare la rottamazione del mezzo piuttosto che la sua riparazione, questo per diverse ragioni. Una di queste è che le batterie entrano in modalità protetta a causa dell’urto ed il loro ripristino è complesso, ma non solo: per mantenere alta la rigidità e la sicurezza oggi le case automobilistiche utilizzano telaio strettamente connessi con le batterie, tanto che in caso di danneggiamento del primo, la sostituzione delle seconde è un procedimento complesso e costoso.
Ma la beffa per l’automobilista non termina qui. Sempre secondo lo studio della Thatcham Research “attualmente, il costo di una batteria sostitutiva sta causando un aumento significativo del rischio di "perdita totale" o di svalutazione. Il costo delle batterie varia ampiamente dai veicoli di fascia alta, che attualmente costano circa 29.500 sterline (oltre 34mila euro), ai veicoli di fascia bassa che costano circa 14.200 sterline (16550 euro). La "curva di deprezzamento" del costo della batteria rispetto al valore medio usato mostra che il costo di una batteria sostitutiva è superiore al prezzo usato del veicolo dopo solo un anno”.
Quindi l’auto elettrica, dopo solo un anno, si svaluta talmente tanto che il costo delle batterie sostitutive super il suo valore.
Ci sono poi altri dati preoccupanti: le richieste di indennizzo per i veicoli elettrici a batteria, nel Regno Unito sono del 25,5% più costose rispetto alle auto tradizionali, con un costo medio per le riparazioni superiore del 14% e tutto questo è destinato ad aumentare nei prossimi anni con l’aumento delle elettriche nel parco circolante. Il costo maggiorato non è dovuto solamente ai pezzi di ricambio, ma anche agli spazi di stoccaggio nei centri di riparazione, che necessitano di misure di sicurezza superiori.
Dunque si compra l’auto elettrica con l’obiettivo di aiutare l’ambiente e di risparmiare sul carburante, ma in caso di rottamazione anticipata l’impronta ecologica di un mezzo a batteria è molto più alto di uno tradizionale. Secondo uno studio dello European Evironmental Bureau, se è vero che un mezzo elettrico produce una media di 75 grammi di CO2 a km contro i 250 di un diesel, è altrettanto preoccupante la sostenibilità dello smaltimento delle batterie, che rischia di inficiare gli obiettivi, in attesa di tecnologie future in grado di mitigare questa problematica.
In tutto questo l’Europa continua a confermare i suoi obiettivi net-zero, nonostante i dubbi sollevati in diversi paesi. Proprio ieri, nell'ambito della presidenza belga del Consiglio dell'Unione europea, è avvenuto un incontro informale dei ministri europei dei trasporti, organizzato dal ministro federale della Mobilità, che ha riunito i suoi 26 colleghi europei, in cui sono stato ribaditi alcuni obiettivi per trasformare l’Ue nel primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.
In particolare Il ministro federale belga della Mobilità ha affermato che “è necessaria una riduzione del 90% delle emissioni dei trasporti entro il 2050. Tuttavia, i trasporti sono l'unico settore dell'economia le cui emissioni hanno continuato ad aumentare negli ultimi 30 anni, nonostante tutti gli sforzi compiuti negli ultimi decenni "migliorare le prestazioni dei veicoli e dei carburanti, fino all'elettrificazione odierna. Sebbene la tecnologia possa e debba svolgere un ruolo nella decarbonizzazione della mobilità, non sarà sufficiente da sola a consentirci di raggiungere i nostri obiettivi climatici. L'UE deve incoraggiare e sostenere le tecnologie più verdi" modalità di spostamento, poiché sono pilastri essenziali per ridurre l’impronta di carbonio dei trasporti: per gli spostamenti brevi occorre sviluppare la mobilità attiva, in particolare la bicicletta, mentre per gli spostamenti più lunghi o per il trasporto merci occorre fare della ferrovia la spina dorsale della mobilità in Europa”.
L’Ue quindi punterà sempre più alla mobilità su rotaia, penalizzando progressivamente i mezzi di spostamento privati: tra treno e bici non ci sarà più spazio per l’automobile.
Qui di seguito AGEEI pubblica il REPORT di Thatcham Research:
La ricerca di Thatcham Research
Qui di seguito AGEEI pubblica il REPORT dell'European Evironmental Bureau, il Dipartimento dell'Ambiente europeo: