Energia13 Dicembre 2022 13:43

Unem: nei primi 10 mesi del 2022 costi import petrolio saliti del 66,3% per l’Italia

Nei primi dieci mesi 2022, il costo che l'Italia ha sostenuto per rifornirsi di greggio dall'estero è salito del 66,3% rispetto allo stesso periodo del 2021. Incremento che si sta lievemente restringendo ma che rimane molto forte in parte anche per colpa dell'indebolimento dell'Euro nei confronti del Dollaro Usa. Provenienze del greggio importato. È quanto sottolinea Unem nel consueto bollettino mensile di aggiornamento.

Nei primi dieci mesi 2022, l'Italia ha importato 52,2 milioni di tonnellate di petrolio con un incremento dell'11,6% rispetto allo stesso periodo 2021. Il primo paese fornitore è ora la Russia a causa della particolare situazione della raffineria Isab (di proprietà Litasco-Lukoil) che da mesi importa solo petrolio russo non avendo al momento altre possibilità di approvvigionamento. Al netto di ciò il peso della Russia sarebbe limitato a pochi punti percentuali.
Per quanto riguarda i tipi di greggio importato l'Italia ha importato finora ben 72 diversi tipologie di greggi provenienti da 27 differenti paesi. Il greggio russo Ural è quello che risulta maggiormente importato a causa dei massicci arrivi alla raffineria Lukoil Isab, impossibilitata a rifornirsi altrimenti se non da greggi russi.

Stando ai dati provvisori, ad ottobre 2022 i consumi petroliferi sono cresciuti del 2,5% rispetto allo stesso mese del 2021 con una ripresa in particolare per il jetfuel che però ancora non ha raggiunto i volumi pre-covid e per i consumi di raffineria. Volumi complessivi del 2022 in aumento del 7% rispetto ai 10 mesi 2021 con un recupero di 3,2 milioni di tonnellate.

Nei primi nove mesi 2022 le lavorazioni delle raffinerie (di greggio, semilavorati esteri e additivi) sono state pari a 52,5 milioni/tonnellate, con un incremento del 10,5% rispetto ai primi nove mesi 2021. L'utilizzo degli impianti (riferito ai greggi e semilavorati importati) è ancora in crescita ed è ora pari al 78,5%.