Energia19 Aprile 2023 18:28

Termovalorizzatore Roma, Caltagirone al lavoro per la realizzazione? Il Gruppo a domanda non risponde

Il Gruppo Caltagirone non risponde alla domanda se è in corso d'opera da parte dei suoi uffici la messa a punto di un progetto per l'eventuale realizzazione del termovalorizzatore di Roma in capo ad Acea.

AGEEI ha infatti inviato le domande al Gruppo Caltagirone in quanto secondo i dati Consob aggiornati al 31 dicembre 2022, Roma Capitale detiene il 51% del capitale di Acea mentre le altre partecipazioni rilevanti, dirette o indirette, fanno capo a Suez SA per oltre il 23,33% e a Caltagirone Francesco Gaetano per il 5,45%. Il flottante rappresenta il 20,22% del capitale, di cui il 13% circa è detenuto da primari investitori istituzionali.

AGEEI ha chiesto:

- se il Gruppo Caltagirone abbia già in corso la messa a punto di un progetto per l'eventuale realizzazione del termovalorizzatore di Roma, in quanto Caltagirone Francesco Gaetano detiene quote ACEA;
- cosa pensa il Gruppo del fatto che la tecnologia del termovalorizzatore possa essere in controtendenza rispetto alla transizione ecologica Ue dato che esistono tecnologie innovative e meno inquinanti;
- cosa pensa del fatto che nel 2028 scadranno i sussidi Ets per cui l'eventuale termovalorizzatore di Roma dovrà pagare le emissioni che produrrà.
Dato che sono elementi nelle Vostre immediate disponibilità, (sicuramente per quanto riguarda la prima domanda) se non riceveremo una risposta entro le ore 17.30 di oggi pubblicheremo comunque un articolo - data l’attualità della vicenda - riportando il fatto che alla domanda il Gruppo non ha risposto.

Nel frattempo è polemica politica tra Destra e Sinistra e Gualtieri e gli ambientalisti che sono scesi oggi in piazza e ai quali è stata negata la possibilità di manifestare in Campidoglio “per rivendicare - dicono - una corretta informazione e protestare contro le fake news diffuse da Gualtieri nell'ultimo anno”.Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club, una delle tante organizzazioni che si dicono contro alla nuova infrastruttura, ha parlato senza mezze misure nei giorni scorsi: "C’è disonestà intellettuale nel presentare il progetto come avanzato, tecnologico, europeo - quando in Europa da tempo si è smesso di seguire questa strada - e non per quello che al massimo è: un amaro calice. Ma onestà politica a parte, così si perde l’occasione di fare una città più moderna".

Manifestazione che - da quanto si apprende - il sindaco ha disertato.

D’altronde, il termovalorizzatore rischia di trasformarsi nell'ennesima occasione di scontro politico. Dopo aver portato, tra le altre cose, alla fine del governo Draghi, il Pd è spaccato tra chi avversa l’impianto e chi è a favore e anche all’intero della coalizione non mancano i contrasti. Ha fatto discutere, ad esempio, l’intervista rilasciata da Sandro Ruotolo, fresco dirigente Dem scelto da Elly Schlein per la segreteria nazionale del PD. A “Un giorno da pecora” aveva polemizzato che in caso di realizzazione dell’impianto si sarebbe dovuta abbandonare la raccolta differenziata, invitando Gualtieri a prendersi le sue responsabilità e a indire un referendum. Nonostante dal Nazareno si siano affrettati ad attribuire a Ruotolo una “posizione personale”, anche i Radicali nei giorni scorsi hanno chiesto di “lavorare insieme per costruire un fronte referendario e convincere il sindaco di Roma”.

A rincarare la dose un ordine del giorno di Alleanza Verdi-Sinistra Italiana al decreto Pnrr contro il termovalorizzatore di Roma per impegnare il governo “a revocare i poteri commissariali” e “sospendere le procedure autorizzative e di gara nominando un nuovo commissario che attui rapidamente il piano rifiuti della regione Lazio che non prevede nuovi inceneritori”.

Più netta l’altra anima del partito, quella uscita sconfitta dalle consultazioni interne del Partito democratico vale a dire Stefano Bonaccini che però del partito è presidente: “Sul termovalorizzatore di Roma il sindaco Gualtieri ha preso la decisione giusta. E non è vero che i termovalozzatori siano in contrasto con la raccolta differenziata: nella mia regione abbiamo diversi termovalorizzatori - realizzati tutti da chi mi aveva preceduto - ma la differenziata è già al 73% e salirà all’80%, mentre in discarica conferiamo meno del 2% dei rifiuti. Senza mai aver mandato la nostra spazzatura ad altri”. Insomma, posizioni agli antipodi che riportano alla mente lo scontro tra “Renzi e Marino” e “tutti ci ricordiamo com'è andata a finire”, ha commentato in un post il consigliere capitolino Riccardo Corbucci, vicino a Claudio Mancini.

Anche se, a gettare acqua sul fuoco ci ha pensato la stessa Schlein a poche ore dalla manifestazione durante una conferenza stampa al Nazareno: "Il termovalorizzatore è una scelta che era già stata presa dall'amministrazione di Roma. Questo è successo ben prima che si insediasse questa segreteria. Non era oggetto del nostro programma per le primarie. A noi interessa oggi accompagnare l'amministrazione su tutto ciò che deve venire prima: un progetto di economia circolare. Come diminuire i rifiuti, aumentare la raccolta differenziata. Questa è l'idea. L'amministrazione ha già fatto una scelta". Mentre sull'odg di Alleanza Verdi-Sinistra Italiana la Schlein ha risposto: "Immagino che voteremo contro agli ordini del giorno sul termovalorizzatore ma ciò non vuol dire che non continueremo a coltivare il dialogo con le opposizioni su una materia più vasta come quella del clima".

Passando all'impianto, un termovalorizzatore tradizionale produce CO2 e altre sostanze inquinanti, non ne esistono oggi a impatto zero. Non a caso l'Unione Europea ha escluso questo tipo di impianti dalla sua tassonomia verde degli investimenti sostenibili. Il motivo è che non rispetta il principio del "Do no significant harm", - in italiano "Non arrecare danno" -, su cui si fonda a livello teorico la strategia europea in vista della transizione ecologica e dell'impatto zero continentale entro il 2050.

Senza contare che nel 2028 scadranno infine i cosiddetti "sussidi Ets", per cui impianti che emettono gas climalteranti come inceneritori e termovalorizzatori dovranno pagare diritti di emissione da cui attualmente sono esclusi. A costi tra l'altro elevati visto che attualmente si viaggia sopra gli 80 euro a tonnellata ì. 

Esiste poi il cosiddetto "effetto lock-in", ovvero il rischio di legarsi a tecnologie costose che risultano però obsolete, dato il rapido sviluppo tecnologico. Come sta accadendo per lo stesso impianto di Copenaghen, come dichiarato dallo stesso governo danese: la Danimarca si trova costretta ad importare rifiuti dall'estero per finanziare le spese di gestione dell'impianto. Lo stesso sta facendo Amsterdam che compra l'immondizia nostrana: il 27 marzo l’Ama, la società che gestisce i rifiuti a Roma, ha raggiunto un accordo con l’amministrazione di Amsterdam, nei Paesi Bassi, per smaltire lì una parte dei propri rifiuti: il contratto prevede che ogni settimana 900 tonnellate di rifiuti prodotti a Roma vengano mandate in treno fino ad Amsterdam.

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