Sostenibilità20 Marzo 2024 15:42

Materie prime critiche, Italia dipende dall’estero ma ha “ottime potenzialità minerarie”. Ecco dove: la mappa Ispra

Terre rare, cobalto, litio, neodimio, stronzio, ma anche nichel, rame, fluorite e feldspato. Nomi che racchiudono la chiave della transizione energetica e industriale globale, europea e italiana del prossimo futuro. Sono le cosiddette materie prime critiche (Critical Raw Materials, CRM), dalle quali dipendono ormai tutti i settori dell’industria, il progresso tecnologico, anche nel campo dello spazio e della difesa, e le nuove energie pulite, dai pannelli solari alle turbine eoliche e ai veicoli elettrici.

La ‘criticità’ di queste materie prime, come riconosciuto dalla Commissione europea, è data sia dalla loro rilevanza economica sia dalle difficoltà nell’approvvigionamento. Il rischio di fornitura, come informa il ministero delle Imprese e del made in Italy, dipende principalmente “dalla sua concentrazione in pochi, se non singoli, paesi, dalla governance dei paesi fornitori, dal contributo del riciclo e dalla dipendenza europea dalle importazioni”. Basti pensare che “la Cina fornisce all’Unione Europea circa il 98% delle terre rare, la Turchia il 98% del borato, il Sudafrica il 71% del platino e una percentuale ancora più alta per i materiali del gruppo del platino: iridio, rodio, rutenio. Il litio è fornito al 78% dal Cile, mentre la fornitura di alcune materie prime critiche con l’afnio e lo stronzio dipendono da singole aziende europee”.

Riconoscendo la strategicità delle CRM per l’economia Ue, la Commissione europea ha creato una lista delle materie prime critiche per l’Unione europea, che è soggetta a un costante aggiornamento. L’ultimo aggiornamento ufficiale è del 2023. La lista aggiornata contiene 34 materie prime: antimonio; arsenico; bauxite; barite; berillio; bismuto; boro; cobalto; carboni da coke; rame; feldspato; fluorite; gallio; germanio; afnio; elio; elementi delle terre rare pesanti; elementi delle terre rare leggere; litio; magnesio; manganese; grafite naturale; nichel - grado batteria; niobio; fosforite; fosforo; metalli del gruppo del platino; scandio; silicio metallico; stronzio; tantalo; titanio metallico; tungsteno; vanadio.

La Commissione europea, in generale, porta avanti il piano d’azione per le CRM incentrato su tre assi strategici: ridurre la dipendenza dalle materie prime critiche primarie tramite l’uso circolare delle risorse, i prodotti sostenibili e l'innovazione, anche con il lancio di specifici progetti di ricerca e innovazione (programmi Horizon Europe, FESR e fondi di ricerca e innovazione nazionali); rafforzare l’approvvigionamento interno di materie prime nell’Unione europea; diversificare l’approvvigionamento dai paesi terzi e rimuovere le distorsioni del commercio internazionale. Inoltre, sempre in ambito comunitario, è stata lanciata l’ERMA (European Raw Material Alliance), finalizzata a garantire un approvvigionamento sostenibile di materie prime per la transizione verde dell’Europa. Aderiscono all’ERMA 600 organizzazioni da 50 paesi diversi. Ancora, il Parlamento europeo ha approvato nel 2021 una Risoluzione sulla strategia europea per le materie prime critiche, in cui si fa riferimento tra le altre cose al rafforzamento dell’attività estrattiva primaria.

Anche l’Italia, attraverso il ministero dello sviluppo economico, ha deciso di aderire all’Erma. E in questo ambito è stato istituito, presso il Mimit di Adolfo Urso, il Tavolo tecnico sulle materie prime critiche. Nell’ambito di questo tavolo sono stati creati 4 gruppi di lavoro tematici. Uno di questi è il gruppo di lavoro “Mining”, coordinato dall’Ispra, che ha “l’obiettivo di identificare le potenzialità per le attività estrattive primarie e secondarie (recupero da rifiuti estrattivi) verificando le possibilità di un’estrazione sostenibile nel territorio italiano compreso il recupero di materie prime da siti precedentemente abbandonati e da rifiuti minerari.

E proprio dall’Atlante dei dati ambientali dell’Ispra (2023) è possibile farsi un’idea sullo stato dell’arte nell’ambito delle materie prime critiche e delle potenzialità presenti in Italia. La cartina qui di seguito presenta una mappa, sia pur provvisoria e in corso di aggiornamento, delle materie prime presenti nel nostro Paese.

Nell’Atlante Ispra si legge, peraltro, che “insieme al fedspato, divenuto critico a seguito dell’invasione dell’Ucraina, l’altra CRM che viene estratta in Italia è la fluorite, coltivata nella miniera di Bracciano (RM,) e a breve dovrebbe ripartire l'attività a Silius (CA), dove sono presenti anche quantitativi interessanti di terre rare”. Inoltre, “oltre alle miniere di fluorite e feldspati, sono attualmente vigenti vari permessi di ricerca per la valutazione della ripresa della coltivazione di vecchi giacimenti di CRM, in gran parte metalli, soprattutto nell’arco alpino piemontese e lombardo”.

La regione Lazio, poi, “ha rilasciato 3 permessi di ricerca per la valutazione delle coltivazione delle salamoie geotermiche nelle aree vulcaniche laziali, che presentano contenuti molto elevati in litio e altri elementi”. Non solo, diversi permessi di ricerca e istanze di concessione per caolino, bentonite feldspati sono attivi in Sardegna”.

Per quanto riguarda le materie prime critiche metalliche, informa l’Ispra, “l’Italia è totalmente dipendente dai mercati esteri, ma diverse di loro sono stati sfruttate in passato sul territorio nazionale in circa 1000 siti localizzati nell’arco alpino ed in Liguria, nella fascia costiera tirrenica tosco-campana, in Calabria ed in Sardegna. La coltivazione di minerali metalliferi è stata progressivamente abbandonata a cavallo dei due secoli non per esaurimento delle risorse ma, nella quasi totalità, per le convenienti condizioni economiche dei mercati esteri delle materie prime e per la mancanza di lungimiranza della politica industriale mineraria”.

Gli esperti minerari che oggi fanno parte del gruppo di lavoro “Mining” ritengono che “sulla base degli studi pregressi, delle nuove informazioni acquisite e dai confronti con analoghi internazionali, in Italia esistano diverse aree con buone/ottime potenzialità minerarie, anche in relazione ai CRMs, e meritevoli di essere indagate tramite i nuovi metodi e le moderne tecnologie d’indagine”. Per questo “è necessario far ripartire la ricerca e la formazione indirizzata verso la gestione sostenibile delle attività minerarie ed inquadrata all'interno di una strategia integrata di approvvigionamento che includa tutte le pratiche dell'economia circolare”.

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