News8 Aprile 2024 17:41

Materie prime critiche, Ispra: ecco quali e dove sono in Italia. E perché ora conviene estrarle

Feldspati e fluorite. Sono queste le due materie prime critiche (CRM) di cui, a oggi, vi è una produzione certa in Italia. Quanto ai primi, utilizzati prevalentemente nell’industria ceramica, il nostro paese è “uno dei principali produttori a livello globale”. A dirlo ad AGEEI è Fiorenzo Fumanti, geologo dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).

La fluorite, “essenziale per gli acciai, per l’industria del vetro e soprattutto per i semiconduttori e l’elettronica”, viene estratta nella miniera di Pianciano Nuova, nel comune di Bracciano (Roma). Anche la miniera Genna Tres Montis di Silius, in Sardegna, ha ottenuto un paio di mesi fa la concessione ed entrerà in produzione tra “sette-otto mesi, massimo un anno”. Questo sito potrebbe diventare “la più grande miniera di fluorite d’Europa”, assicura Fumanti. Una prospettiva non da poco, visto che quello della fluorite “è un mercato in continua crescita. Quando le miniere sono state chiuse in Italia, la fluorite si vendeva a circa 10 dollari a tonnellata, adesso ne vale 400”.

Quanto alle potenzialità delle altre materie prime critiche in Italia, l’Ispra sta “lavorando sui dati pregressi”, ossia sulle vecchie miniere, poi dismesse a partire dagli anni Sessanta-Settanta, che possono fornire informazioni utili per una prima localizzazione di attività minerarie metallifere e non metallifere. Il punto, come emerge dalle parole dello scienziato, è che quelli che oggi vengono riconosciuti come materiali critici non lo erano fino a qualche decennio fa. Serve quindi una caratterizzazione diversa e più precisa. In ogni caso il potenziale c’è.

Per esempio nel caso della miniera di Gorno, in provincia di Bergamo, che contiene piombo, zinco e argento, ai quali però molto probabilmente sono associati materiali critici come il germanio e il gallio e altri sulla cui presenza l’Ispra ha chiesto ulteriori verifiche alla società (Altamin). Per questa miniera “si è in fase di discussione molto avanzata, ma bisogna valutare anche i quantitativi disponibili”.

Ottime possibilità, poi ci sono per il cobalto. In fase di “permesso di ricerca più o meno avanzato” è quello di Punta Corna (Torino), dove si sta passando dalla ricerca non invasiva, quella dei rilievi sul campo, alla fase dei sondaggi per verificare le effettive potenzialità del giacimento. E a Punta Corna, assicura il geologo, “ci sono una serie di filoni, delle vene particolarmente ricche di cobalto”. L’impatto paesaggistico è minimo, visto che si tratta di scendere in galleria ed estrarre in modo tradizionale. Certo, “il lavoro deve essere fatto bene, con criteri molto scrupolosi, soprattutto per evitare ripercussioni sulle acque sotterranee”. Ci sono segnalazioni della presenza di cobalto anche in Sardegna, ma non ai livelli presenti in Piemonte.

Altra grossa potenzialità è legata al titanio. Secondo quanto riferito da Fumanti, è accertato che ve ne siano grosse quantità nel Beigua (Savona), che è un Parco regionale della Liguria. “È un giacimento individuato fin dagli anni Settanta, solo che la proposta era di fare uno scavo a cielo aperto, il che all’interno del parco è improponibile”. Occorrerebbe una soluzione alternativa, “perché lasciarlo lì sarebbe un vero peccato”. Questa soluzione esiste? “Alcune sperimentazioni stanno andando avanti”, informa il geologo dell’Ispra, ma non lì, bensì “soprattutto nel Nord Europa, in area scandinava”, e si “potrebbero poi eventualmente applicare anche in Liguria”. Questa tecnologia innovativa è il cosiddetto biomining, “un’attività a bassissimo impatto che consiste nell’iniezione di liquidi ricchi di specifici batteri che hanno la capacità di assorbire il titanio contenuto dentro i minerali”. In parole povere, questi batteri “mangiano” il titanio, poi si ripesca l’acqua con i batteri ricchi di titanio. Ovviamente, c’è la questione economica. “I costi sono tutti da valutare”, precisa Fumanti, il quale fa notare che “l’elemento principale di qualsiasi attività mineraria è quello economico, oltre a quello ambientale. Sono i due fattori imprescindibili. Insomma, nessuna compagnia mineraria si imbarcherebbe altrimenti”. In ogni caso, lì a Savona, ribadisce lo scienziato, “c’è una quantità enorme di titanio. È un grosso giacimento, forse il più grosso d’Europa, o uno dei più grossi d’Europa. Forse è secondo solo ai giacimenti finlandesi. È veramente un deposito importante”.

E poi c’è la grafite, un altro elemento essenziale per tutto ciò che riguarda la transizione ecologica e le batterie. Come dichiara Fumanti, la grafite è stata estratta “fino agli anni Sessanta-Settanta in Piemonte, nella zona della Val Maira, a ovest di Torino”. Attualmente è in campo il permesso di ricerca Villar, che è in fase di valutazione di impatto ambientale. Il proponente, Altamin, “ci ha fatto sapere che dai primi rilievi sembrerebbe che ci sia ancora una quantità significativa di grafite”.

A tal proposito, il geologo fa notare che “le miniere in Italia sono state tutte chiuse tra il 1970 e il 1990 sostanzialmente per la loro antieconomicità”, ma adesso “con i metodi di indagine attuali, che non sono più quelli di 50 anni fa, le situazioni stanno cambiando. Adesso si stanno introducendo anche le tecnologie satellitari, tecnologie laser, intelligenza artificiale ecc. Ci sono tanti vecchi siti minerari che andrebbero rivalutati”. Per esempio, grazie a una sperimentazione portata avanti con dei rilevatori d’avanguardia, l’Istituto nazionale di fisica nucleare dell’università di Firenze ha potuto constatare che “in alcune miniere toscane abbandonate da tempo ci sono corpi mineralizzati grossi e importanti che non sono mai stati investigati. È chiaro che non si sa ancora di cosa si tratti, per questo tutta la fase di ricerca è essenziale”.

Un altro materiale critico che ha buone potenzialità in Italia è il litio, indispensabile per le batterie elettriche. Nel Lazio sono stati concessi diversi permessi di ricerca, nell’area del lago di Bracciano.

Ancora, gli altri materiali critici, secondo Fumanti, “il rame è uno degli elementi che andrebbe assolutamente rivalutato in Italia, con le vecchie miniere. Il rame è una sorta di paradosso, che però chiarisce bene la situazione attuale. Di rame ce n’è tanto nel mondo ancora, si ricicla tutto, il tasso di restituzione a fine vita è attorno al 50%: il 50% lo recuperi e lo riutilizzi. Però le previsioni di crescita sono talmente elevate” che sarà necessario continuare a estrarlo: “Nonostante si riesca a riciclare molto la richiesta è talmente elevata che non si riesce a coprirla solo con il riciclo. È una questione matematica”. E in Italia ci sono i vecchi depositi di rame in Liguria, in Piemonte, in Val d’Aosta, in Sardegna, in Toscana, che dovrebbero essere tutti rivisti. “Poi è chiaro che dipende dalla condizione della miniera, dai quantitativi, dalla localizzazione delle miniere, perché in alcuni casi ci sono state costruite le città intorno alle miniere, quindi è piuttosto complicato, alcuni stanno all’interno dei parchi naturali, quindi bisogna muoversi con molta attenzione, benché comunque si possa anche fare. E poi bisogna assolutamente valutare le quantità almeno approssimative di quello che ci potrebbe essere”, commenta il geologo.

Infine, ci sono le bauxiti. Alcuni depositi interessanti si trovano in Puglia, come a San Giovanni Rotondo, ma sicuramente la miniera che “potrebbe avere potenzialità serie è quella di Olmedo, in Sardegna, che è stata chiusa nel 2013”. L’aspetto più interessante delle bauxiti, in ogni caso, spiega Fumanti, è che sono più o meno ricche di altri materiali critici come ad esempio le terre rare. Soprattutto le terre rare leggere. Ve ne sono stati quantitativi interessanti ad Olmedo. In Puglia non credo siano state ancora investigate. Però in generale le bauxiti hanno con sé le terre rare, come lantanio, neodimio, praseodimio. E contengono pure gallio e germanio, generalmente. Poi un conto è prendere dei campioni e dire: Sì, ci sono. Un conto è vedere quante ce ne sono, fare una valutazione del giacimento. Però sicuramente sono dei prospetti interessanti da valutare”.

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