Politica7 Marzo 2022 11:58

Italia e Ue al lavoro per sganciarsi dal gas e dal petrolio russo. Quanto importiamo da Mosca

L’Italia è al lavoro, insieme all’Europa per diversificare le forniture di gas e sganciarsi dalla morsa della Russia. Oggi lo ha ribadito ancora una volta il premier Mario Draghi che si trova a Bruxelles dove ha incontrato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Draghi ha confermato che l’Italia è al lavoro per ridurre in “in tempi rapidi” la dipendenza dal gas russo. E in questo senso ha ricordato il colloquio telefonico con l'emiro del Qatar, Al Thani, con cui ha discusso in particolare di come rafforzare la cooperazione energetica tra i due Paesi. Liberare l’Europa è infatti la priorità anche per la vin Der Leyen che ha ricordato come domani Bruxelles presenterà delle proposte proprio in tal senso “che poggeranno su tre pilastri: diversificazione dalla Russia verso fornitori affidabili", "investimenti massicci nelle rinnovabili come solare, eolico e idrogeno" e "miglioramento dell'efficienza energetica". (QUI LA BOZZA)

In sintesi il piano che verrà presentato domani dalla Commissione europea prevede di puntare sul Gnl nel breve termine e di realizzare un ‘Nuovo patto per l'energia’ accelerando subito sulle rinnovabili. A ciò si aggiunge un maggior contributo dell’efficienza energetica, in particolare negli edifici, più biogas, più idrogeno e una diversa gestione degli stoccaggi a livello europeo.

Intanto però i prezzi del gas continuano a salire: Il gas al TTF, il benchmark europeo di riferimento, ha aperto con prezzo massimo storico di 225 euro poi ripiegato intorno ai 220 euro, ma soprattutto ha raggiunto il picco dei 345 euro per megawattora, quasi l'80% in più rispetto ai 192 euro della chiusura di venerdì.

Ma quanto gas consuma l’Italia: Nel 2021, ha consumato 71,34 miliardi di metri cubi di gas, di cui il 37,8 per cento in arrivo dalla Russia attraverso il Tarvisio. Il secondo fornitore è l'Algeria, con una quota del 28,4%. Il Mare del Nord contribuisce ormai con il 2,4% così come il gas che proviene dalla Libia (4,3%, da Gela). Il Tap, infine, ha garantito il 9,8% della domanda di gas italiano. Ma presto questi numeri potrebbero cambiare. Significativa è la visita del ministro degli Esteri Luigi Di Maio la scorsa settimana ad Algeri per stringere nuovi accordi con Sonatrach:

Il fabbisogno complessivo è al momento coperto per il 46% dal gas in arrivo dai giacimenti siberiani. Una ventina di anni fa, le forniture russe non andavano oltre il 30-35%. Il Mare del Nord rimane il secondo fornitore con una quota del 17%. Importi inferiori sono assicurati da Algeria e Libia, e dall'Azerbajian dopo l'apertura del gasdotto Tap.

Per quanto riguarda la produzione di petrolio e gas in Italia, al momento si estraggono 3,2 miliardi di metri cubi, la maggior parte dalla Basilicata. Ma il piano del governo approvato qualche settimana fa con il Dl Energia, punta ad aggiungere altri 2,3 mld di mc da giacimenti esistenti, soprattutto dalla zona del crotonese, dall’Adriatico e dal Canale di Sicilia.

Discorso simile anche per il petrolio: il segretario di Stato americano Antony Blinken sta cercando di convincere l’Europa a mettere al bando l’import di greggio russo, anche se per il momento Bruxelles nicchia. Al momento il prezzo del Brent ha toccato i 140 dollari al barile, sfiorando di fatto il record del 2008 (di 147 dollari) mentre il Wti si è attestato a 130,5 dollari al barile. Anche qui per l’Italia sarebbe una rivoluzione ma meno impegnativa rispetto al gas: nel 2021 i consumi petroliferi italiani sono ammontati a 55,3 milioni di tonnellate, con un incremento del 9,8% (+4.953.000 tonnellate) rispetto al 2020. Il petrolio importato in Italia è arrivato soprattutto da Africa e Mare del Nord, con un calo che si è registrato per gli arrivi da Medio Oriente ed America e una crescita dall’Azerbaijan (primo fornitore con un peso del 22,3%) e la Libia, secondo fornitore con una quota del 18,5%. La Russia si aggira attorno al 10% del fabbisogno.