Politica28 Novembre 2022 15:15

Il governo vuole fiscalizzare gli oneri nucleare in bolletta ma i sindacati dicono no: “A rischio decommissioning nucleare”

La fiscalizzazione degli oneri generali di sistema impropri alle bollette elettriche era una delle milestone del Pnrr. Il governo ha deciso di attuare in manovra uno dei target – precisamente la Missione Componente 2 – togliendo di fatto l’esazione ai fornitori di energia elettrica (che quindi non saranno più obbligati alla riscossione) a partire dal 2023. Ma la misura non è andata giù ai sindacati.

L’esecutivo ha deciso poi che ogni anno – entro il 30 giugno – Arera “in relazione alla definizione dei criteri di efficienza economica nello svolgimento delle attività connesse al decomissioning delle centrali elettronucleari dismesse, alla chiusura del ciclo del combustibile e alle attività connesse e conseguenti, comunica al Ministero dell’economia e delle finanze e al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica l’aggiornamento del piano delle attività anche ai fini delle eventuali rimodulazioni finanziarie”.

Per portare avanti il piano, la manovra stanzia 400 milioni di euro annui a decorrere dal 2023 (più altri 15 milioni per misure di compensazione territoriale), lasciando la porta aperta anche ad altre tipologie di oneri (“Entro il 30 settembre 2023, l’Autorità di regolazione per l’energia, reti e ambiente formula proposte e relative stime per l’estensione”).

Proprio su questa misura i sindacati hanno scritto al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, hanno infatti espresso il loro “dissenso relativamente alla volontà di trasferire il riconoscimento degli oneri nucleari ed il conto per il finanziamento delle misure di compensazione territoriale, dal sistema degli oneri generali delle bollette elettriche alla fiscalità generale, così come previsto nella Legge di Bilancio che, a breve, verrà messa in approvazione”.

Secondo le organizzazioni sindacali se l’articolo di legge fosse così approvato, “i fornitori non saranno più obbligati alla riscossione degli oneri nucleari ad oggi inseriti nelle bollette elettriche, le cui risorse, tra l’altro, sono destinate allo smantellamento delle centrali nucleari”, ma entrando in disaccordo con l’obiettivo MIC2-7- PNRR “laddove il medesimo richiede di ‘eliminare l’obbligo per i fornitori di riscuotere oneri non collegati al settore dell’energia’”. Sogin è infatti “una società per azioni che, in ragione degli atti costitutivi, della successiva legislazione e della consolidata giurisprudenza, opera nei settori speciali (ex ‘settori esclusi’) e le attività di smantellamento nucleare rientrano a pieno titolo nel ciclo del settore elettrico”, sottolineano i sindacati.

Inoltre le compensazioni stanziate “sono insufficienti a sostenere lo smantellamento delle centrali nucleari. Riteniamo pertanto sbagliato e contraddittorio – hanno detto i sindacati - scorporare il processo di smantellamento delle ex centrali nucleari dal finanziamento in bolletta, un salto indietro rispetto all’accelerazione del decommissioning voluta dal governo che, attraverso il sopra citato DPCM, ha commissariato la società Sogin”.

“Non considerare inoltre il Gruppo Sogin (Sogin e la controllata Nucleco) parte integrante del sistema elettrico ed energetico, ci porta ad immaginare in maniera negativa il futuro industriale di questa società, composta dai maggiori esperti nel settore nucleare italiano e da competenze che non possono essere mortificate in un riordino generale che guarda solo a operazioni di facciata, con impatto del tutto limitato riguardo i costi reali delle bollette. Siamo fortemente preoccupati anche per le commesse nucleari, i grandi appalti - come il Cemex, l’ICPF ed il WOX - che rischiano di venir meno, portandosi dietro una ulteriore serie di cantieri, mettendo a rischio centinaia di occupati non solo nel Gruppo Sogin ma anche nell’indotto”, osservano ancora i sindacati che chiedono al ministro Giorgetti e alla presidenza “di ripensare e ritirare tale emendamento ed aprire un confronto immediato” tra sindacati e ARERA, definendo una “Cabina di regia” “utile a trovare soluzioni adeguate, al fine di accelerare il processo di decommissioning entro le scadenze, riconoscendo i costi previsti per sostenere il sistema. Siamo pertanto a chiedere un sollecito intervento in assenza del quale siamo pronti ad utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione, stato di agitazione compreso, fin quando non si sia ristabilito il criterio che fino ad oggi ha finanziato e regolamentato le attività dello smantellamento delle centrali nucleari”, conclude la nota.

Sullo stesso piano Luigi Ulgiati Segreterio Nazionale della Federazione UGL Chimici che esprime “profonda preoccupazione per la misura prevista all’articolo 6 del disegno di legge di bilancio 2023 presentato dal Governo che riguarda Sogin S.p.A., la società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi. La norma avrebbe l’obiettivo di spostare sulla fiscalità generale dello Stato il finanziamento delle attività di smantellamento degli impianti e centrali nucleari italiani, la gestione del relativo combustibile nucleare esaurito nonché la realizzazione del Deposito unico nazionale dei rifiuti radioattivi; ad oggi invece garantito da una componente tariffaria che incide in percentuale trascurabile sugli oneri generali del sistema elettrico”.

“Non è questa la soluzione -continua il sindacalista- per ridurre il costo dell’energia elettrica in Italia. Al contrario, la misura rischia di bloccare le attività e compromettere tutti quei presidi di sicurezza nucleare che Sogin S.p.A. garantisce quotidianamente a tutela della popolazione, dell’ambiente e dei lavoratori. L’azienda rappresenta l’eccellenza italiana in campo nucleare e radioprotezionistico che non possiamo perdere, perché impegnata nella più grande bonifica ambientale del paese e i suoi lavoratori sono l’unico patrimonio di conoscenze qualificate a garanzia della sicurezza nucleare italiana. Quale sarebbe l’alternativa? Affidare forse il compito ad un’azienda straniera che lascerebbe un’opera incompiuta a costi triplicati, con l’ennesima deindustrializzazione di un intero settore? È una situazione già vissuta che dobbiamo assolutamente evitare. È un provvedimento preliminare allo scioglimento di Sogin S.p.A.? La si vuole dividere e cedere il patrimonio ad altre aziende in crisi? Per di più, in assenza del Deposito Nazionale, i rifiuti radioattivi, compresi quelli medicali ed industriali, rimarrebbero stoccati in numerosi depositi temporanei oggi distribuiti in molte zone del paese, pregiudicando così una loro gestione più sicura, razionale, efficiente ed economica”.

Inoltre, “la nuova norma eliminerebbe importanti risorse economiche assegnate a numerosi enti locali come misure di compensazione territoriale, che vengono impiegate in progetti e iniziative di tutela e valorizzazione dell’ambiente. Pertanto, la Segreteria Nazionale della Federazione UGL Chimici chiede al Governo di eliminare la norma in questione dal testo della legge di bilancio 2023. Lo invita, invece, ad agire per un deciso intervento di politica industriale, con l’obiettivo di rilanciare il Gruppo Sogin e capitalizzarne le risorse, anche attraverso l’assegnazione di nuovi indirizzi strategici, a garanzia della sicurezza nucleare e del completamento del decommissioning anche in previsione di un futuro sviluppo di impianti nucleari di ultima generazione utili al raggiungimento di una reale indipendenza energetica nazionale”.