Energia2 Luglio 2024 18:00

Dl agricoltura, le associazioni lanciano l’allarme: si rischia di danneggiare le rinnovabili

Roma - È allarme da più parti per l’imminente varo del Dl Agricoltura, attualmente in Senato dove si stanno discutendo una serie di emendamenti. A giudizio di molti stakeholder di settore si rischia la paralisi del settore fotovoltaico lato imprese ma anche dal punto di vista del raggiungimento degli obiettivi europei sul clima.

In Commissione Industria del Senato sono infatti in corso gli esami delle proposte di modifica che per il momento ruotano attorno all’articolo 5 che è il vero nodo della questione: malgrado dovrebbe esserci una riformulazione concordata dai ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura per chiarire meglio le zone escluse dallo stop al fotovoltaico su terreni agricoli e quelle invece concesse come probabilmente saranno le discariche.

Nel corso dei lavori della mattinata è stato approvato un emendamento di Adriano Paroli che prevede una durata di 6 anni+6, per la durata dei contratti di concessione del diritto di superficie dei terreni nelle aree interessate e un altro dei relatori Luca De Carlo (FdI) e Giorgio Maria Bergesio (Lega), che circoscrive agli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra 'applicazione della limitazione alla installazione nelle zone classificate agricole dai piani urbanistici vigenti.

"Nelle prossime ore riprenderanno le votazioni degli emendamenti al Dl Agricoltura. Senza modifiche sostanziali e strutturali, verrà certificato un provvedimento destinato a danneggiare in modo irreversibile le rinnovabili e in particolare il fotovoltaico”, ha affermato in una nota, l'Alleanza per il Fotovoltaico che ha chiesto al governo “di eliminare misure che, se confermate, produrrebbero danni inestimabili per il settore e per i processi di decarbonizzazione, senza neanche salvaguardare l'agrivoltaico. Significherebbe, inoltre, vanificare gli sforzi profusi dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (Mase), soprattutto in relazione al DM Aree Idonee. Se il provvedimento dovesse venire confermato, si registrerebbe una bocciatura senza appello per la sicurezza energetica in Italia. Allo stesso tempo, scomparirebbero migliaia di imprese e i relativi posti di lavoro. Un prezzo che non possiamo permetterci di pagare”.

Dello stesso tenore Confagricoltura secondo cui “l’obiettivo ambizioso per la transizione energetica italiana di 80 GW di nuova potenza rinnovabile entro il 2030 richiede - a parere dell'organizzazione degli imprenditori agricoli - di un quadro normativo chiaro, ma a fronte di una buona ripresa degli investimenti negli ultimi due anni, con particolare riferimento al fotovoltaico, i recenti interventi normativi rischiano di rallentare il raggiungimento degli obiettivi al 2030. Il Dm Aree Idonee - aggiungono a Confagricoltura - contrariamente alle attese, non ha infatti fornito precise indicazioni sulla definizione delle stesse per lo sviluppo delle rinnovabili, concentrandosi invece maggiormente sulle aree non idonee, introducendo il riferimento all'art. 5 del DL Agricoltura che vieta il fotovoltaico a terra nei terreni agricoli”.

Nel decreto, aggiunge la Confederazione, “viene introdotta un'ulteriore incertezza sulle aree idonee già definite dal comma 8 dell'art. 20, visto che le Regioni avranno la facoltà di applicarle o meno. Zone, a partire da quelle adiacenti alle autostrade o vicino agli insediamenti industriali, su cui si stavano già concentrando gli investimenti. Ora le Regioni - aggiungono alla Confederazione - avranno 180 giorni per definire le aree idonee, non idonee e ordinarie”. L'auspicio di Confagricoltura “é che si definiscano i provvedimenti in tempi rapidi e che non ci si trovi nei prossimi anni di fronte a un quadro di misure fortemente disomogenee che andrà a complicare i percorsi autorizzativi. L'assetto normativo delle agroenergie è stato faticosamente delineato nel corso degli anni - aggiunge Confagricoltura -. Ora occorre garantire una continuità di sviluppo attraverso disposizioni di carattere fiscale, autorizzativo, di incentivazione per gli imprenditori agricoli. La legge di Bilancio, invece, ha già modificato la tassazione del diritto di superficie per i terreni adibiti a impianti fotovoltaici, un meccanismo largamente utilizzato nel settore delle energie rinnovabili, introducendo un regime fiscale più gravoso che influenza fortemente gli investimenti nel settore”.

“Il Decreto legge Agricoltura - proseguono ancora a Confagricoltura - ha poi limitato drasticamente il fotovoltaico a terra nelle aree marginali e abbandonate, creando incertezze anche sullo sviluppo dell'agrivoltaico non legato al Pnrr; inoltre, ha anche ridotto le possibilità di investimento per gli imprenditori agricoli di diversificare le proprie produzioni e rafforzare l'autoconsumo. L'ulteriore proposta emendativa - concludono a Confagricoltura - che mira a escludere i piccoli impianti fotovoltaici a terra delle imprese agricole dalle attività connesse ai sensi dell'articolo 2135, terzo comma, del codice civile e dal considerarli produttivi di reddito agrario è un freno allo sviluppo delle agroenergie. È importante non disperdere quello che è stato fatto in questi anni in termini di diversificazione dei redditi aziendali, permettendo alle imprese agricole di proseguire l'attività, e di rafforzamento dei processi di autoconsumo dell'energia. Gli investimenti richiedono coerenza e garanzie di sviluppo”.

Oggi si è anche tenuto un convegno dal titolo “Quali aree di accelerazione per il fotovoltaico a terra?”, organizzato dal Coordinamento FREE che ha visto, per la prima volta dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Agricoltura, la partecipazione delle tre principali associazioni agricole (Coldiretti, Confagricoltura e CIA) assieme alle organizzazioni che promuovono lo sviluppo del fotovoltaico, tra le quali in particolare, Italia Solare ed Elettricità Futura e quelle impegnate nello sviluppo delle fonti rinnovabili, della lotta ai cambiamenti climatici e della sostenibilità ambientale come, Legambiente e il Kyoto Club. Obiettivo del convegno è stato quello di avviare un sereno confronto, tra i vari soggetti interessati, su quali possano essere le aree agricole adatte all’installazione di impianti FV a terra.

Il seminario in particolare ha visto la partecipazione di ENEA, CREA e AGEA che, con tre interventi distinti, hanno presentato alcuni studi e simulazioni con delle prime ipotesi di possibili aree agricole da prendere in considerazione, tra le quali quelle marginali, degradate o da bonificare.
Il seminario è poi proseguito con una tavola rotonda nella quale le associazioni agricole, con la moderazione di FREE, si sono confrontate con Italia Solare ed Elettricità Futura, Legambiente e il Kyoto Club, sulle proposte presentate nelle relazioni introduttive e sui possibili criteri da utilizzare per l’individuazione delle aree idonee alla realizzazione degli impianti fotovoltaici sia a terra sia di tipo agrivoltaico.

“L’accelerazione della transizione energetica è una priorità per tutti e quindi un sano confronto, tra i principali soggetti interessati, che entri nel merito sia dei problemi che delle possibili soluzioni è ciò che serve per evitare inutili contrapposizioni di tipo ideologico e ragionare in modo pragmatico su soluzioni ragionevoli che mettano tutti d’accordo. - ha detto durante l'evento il presidente del Coordinamento FREE, Attilio Piattelli - Il convegno pone le basi per l’avvio di un tavolo di lavoro fra tutti i soggetti intervenuti che ha lo scopo di arrivare a formulare alcune proposte di individuazione di aree agricole idonee per impianti fotovoltaici a terra o agri fotovoltaici a seconda delle loro caratteristiche”.