"L’obiettivo è investire in Africa sulla produzione di energia, per lo più pulita, che vuol dire sviluppo per loro ma anche autonomia energetica" per l'Europa, sottolinea il premier all'interno del libro-intervista "La versione di Giorgia" di Alessandro Sallusti e Giorgia Meloni. E l'Italia, ponte tra Africa ed Europa, può rivestire un ruolo chiave divenendo materialmente un centro di approvvigionamento e smistamento
Si tratta, come noto, del Piano Mattei, ossia la strategia per far diventare l'Italia l'Hub del Mediterraneo e lo snodo per l'energia di tutta l'Europa, e su cui il Governo sta concentrando i suoi sforzi. Una strategia che, a differenza di quanto avvenuto in passato con Stati Uniti e Regno Unito, dovrà svolgersi sotto il segno della reciproca collaborazione e non della predazione. Dunque nel solco di quella strada inaugurata in Italia da Mattei.
"Il petrolio e il gas li andò a cercare in Africa ma, a differenza di altri, sempre con grande attenzione alle esigenze economiche e umane degli Stati e dei popoli con i quali concludeva accordi. Diversi Stati africani lo considerano un eroe, gli hanno intitolato vie e targhe, che sono ancora lì oggi a distanza di sessant’anni. Mattei credeva nello sviluppo dell’Africa, nel diritto di quei popoli a vivere nel benessere grazie a ciò che il loro continente detiene. Perché l’Africa non è affatto povera, è soprattutto sfruttata" dichiara Meloni.
"C’è, insomma, chi con la cooperazione ti rende dipendente e chi con lo sviluppo ti rende indipendente. Io credo nel secondo modello di cooperazione allo sviluppo, e il Piano Mattei per l’Africa risponde esattamente a questa convinzione.
"È la nostra geografia a tracciare la nostra stessa missione. Cioè siamo lì come un ponte tra l’Africa e l’Europa Nord-Centro-Orientale. Ecco, il Piano Mattei vuole avvicinare questa domanda e questa offerta e l’Italia è la piattaforma ideale, direi naturale, per fare materialmente da centro di approvvigionamento e smistamento" sottolinea il premier.
"Una scelta strategica per noi, che diventiamo lo snodo di tutto, per l’Africa, che si garantisce sviluppo e lavoro, e per l’Europa, che può così sganciarsi definitivamente dal problema della dipendenza dalla Russia. Ma anche una scelta diplomatica, fondamentale, che può riportare l’Europa e l’Africa a essere partner naturali, allontanando le troppe influenze destabilizzatrici che stanno prendendo sempre più piede."
Sul tema insicurezza e instabilità dei paesi nell'area africana:
"Serve portare investimenti strategici: perché se è vero che la democrazia porta sviluppo, è vero anche il contrario, cioè che lo sviluppo avvicina la democrazia. peraltro, questa strategia diventa anche lo strumento più duraturo di contrasto all’immigrazione illegale di massa. E per garantire quel «diritto a non dover emigrare», sostenuto da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e ricordato anche da papa Francesco.
Il ruolo dell'Europa:
"E' ovvio che ci vuole uno sforzo comune europeo, sia per gli investimenti necessari in Italia che per quelli sulla costa e nelle nazioni africane. Per quanto riguarda il perché, la risposta è semplice: perché non c’è alternativa" a seguito delle note vicende russe, sottolinea il premier.
"Ci vorrà un decennio almeno per cominciare a vedere le prime realizzazioni concrete, un tempo che sembra lungo ma non lo è al cospetto della storia. L’Europa deve cambiare strategia: in questi anni ha indietreggiato troppo lasciando campo libero ad altri soggetti con interessi non esattamente collegati con lo sviluppo dell’Africa, ma con la predazione semmai. E quando non abbiamo indietreggiato, abbiamo spesso sbagliato.
In Africa sono stati fatti errori enormi. Penso alla strategia di Barack Obama, premio Nobel per la pace sulla fiducia, di sostenere le cosiddette «primavere arabe», che si sono trasformate in un lungo autunno-inverno di instabilità, o alla scelta francese, sostenuta a gran voce dall’allora presidente della Repubblica Napolitano, e da tutta la sinistra italiana, di muovere guerra contro Gheddafi, sulla quale non c’è molto da dire perché dopo oltre un decennio i risultati sono sotto gli occhi di tutti".
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