In Parlamento8 Maggio 2024 10:55

Tim, interpellanza Pellegrini (M5S Camera): su cessione a Netco

Atto Camera

Interpellanza 2-00368

presentato da

PELLEGRINI Marco

testo di

Martedì 7 maggio 2024, seduta n. 288

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

il 17 gennaio 2024, il Governo ha esercitato i poteri speciali del golden power, nella sola forma delle prescrizioni, dando il via libera alla cessione della rete fissa di accesso, ora di proprietà di Tim, a una costituenda NetCo. Quest'ultima sarà partecipata al 65 per cento dal fondo speculativo statunitense Kkr (e da altri investitori esteri), come stabilito dagli accordi sottoscritti il 6 novembre 2023, all'indomani della decisione del consiglio di amministrazione di Tim di cedere alcune attività della rete fissa, il Tesoro parteciperà al capitale della NetCo con il 20 per cento;

la delibera del Consiglio dei ministri – si legge nella nota di Palazzo Chigi – «rappresenta un ulteriore e fondamentale step nell'operazione di acquisizione di NetCo» e recepisce, nelle prescrizioni, gli impegni che le parti Tim e Kkr hanno assunto durante la trattativa. Si tratta di impegni che, a dire del Governo, sarebbero pienamente idonei ad assicurare la tutela dell'interesse nazionale e a garanzia del controllo statale sugli asset strategici della rete primaria di telecomunicazione;

come illustrato da Tim, la decisione di vendere la rete fissa di accesso ha l'obiettivo di diminuire l'indebitamento netto (che ammonta a 25,7 miliardi di euro a fine dicembre 2023) ma non è chiaro né quanto, effettivamente, diminuirà detto indebitamento, né quanto investirà Kkr, visto che detto fondo speculativo sta cercando di coinvolgere altri investitori finanziatori, come il fondo sovrano di Abu Dhabi (Adia) o il maggior fondo pensione del Canada (Ccpib), che parrebbero pronti a partecipare;

né è chiaro l'orizzonte industriale, con particolare riferimento agli investimenti che Kkr e soci faranno per potenziare e ammodernare la rete TLC, per assicurare la sicurezza nazionale e la transizione digitale. In ultimo, non è chiaro quanto dovrà pagare il Tesoro per rilevare la maggioranza della NetCo, come lascerebbe intendere la nota stampa del 17 gennaio 2024;

similmente non appare chiaro, stanti le sole notizie di stampa sul tema, quale indirizzo politico e strategico a tutela degli interessi nazionali e della sicurezza nazionale il Governo stia mettendo in campo; ci si domanda se e in che termini l'ingresso di investitori speculativi in NetCo (società che detiene sostanzialmente tutte le infrastrutture di rete fissa di Tim) possa tutelare l'interesse nazionale, la garanzia del controllo statale sugli asset strategici della rete fissa primaria di telecomunicazione e in che modo il Governo possa incidere nelle scelte, vista l'esigua partecipazione pari al massimo al 20 per cento, a fronte di un socio di maggioranza che deterrà almeno il 65 per cento ma con concreta possibilità di arrivare a quote superiori;

mentre il Governo annuncia passi in avanti nella definizione complessiva dell'operazione, secondo le tempistiche annunciate, e si avvicina il rinnovo del consiglio di amministrazione di Tim alla prossima assemblea di bilancio, fissata il 23 aprile 2024, si fa sempre più concreto il rischio di un nuovo caso «Alitalia» ovverosia una nuova Tim ibrida e di vita breve che, laddove pure riducesse il debito, perderebbe però un ruolo primario nel mercato TLC in crisi di fungibilità – prima che di liquidità –, con concorrenti più forti e costi operativi minori;

in ultimo, non è chiaro quanto dovrà pagare il Tesoro per rilevare la maggioranza della NetCo, dopo la già prevista fuoriuscita di Kkr, come lascerebbe intendere la nota stampa del 17 gennaio 2024 –:

se e come il Governo intenda garantire la «supervisione strategica affidata allo Stato» nella nuova società NetCo – dichiarata nella nota dei Governo citata – a fronte di una partecipazione al capitale, pari al solo 20 per cento, e prerogative di governance già concordate che assegnano al socio pubblico una mera «minoranza qualificata», per definizione insuscettibile di determinare politiche d'indirizzo del fondo conformi e coerenti rispetto agli interessi nazionali, allo sviluppo economico e tecnologico, così come alla sicurezza e alla difesa ovvero alla transizione digitale e tecnologica e alla salvaguardia del perimetro occupazionale e della lotta all'esclusione sociale.
(2-00368) «Pellegrini, Francesco Silvestri, Barzotti, Aiello».