Energia20 Maggio 2022 11:34

Sicurezza energetica, tre vie per andare oltre l’emergenza. L’analisi di Cdp

L’Italia importa il 73% delle materie prime energetiche, ma più di altri Paesi europei ha intrapreso un percorso di riduzione della dipendenza dall’estero. Tre le alternative al gas russo: pieno sfruttamento della capacità di stoccaggio, potenziamento dei gasdotti esistenti come il TAP, nuovi impianti per il gas naturale liquefatto. L’attuale scenario geopolitico potrebbe restituire al nostro Paese un ruolo centrale come hub europeo di accesso per il gas naturale

Quanto è dipendente dall’estero il sistema energetico italiano, quali sono le opzioni di sviluppo di breve e lungo periodo per la sicurezza energetica nazionale e quale ruolo può giocare il gas naturale tra emergenza e transizione. Questi i temi al centro del brief degli analisti di CDP dal titolo “Sicurezza energetica: quali prospettive oltre l’emergenza?”. Il documento analizza la situazione italiana e individua le eventuali alternative percorribili per sostituire le importazioni di gas dalla Russia.

Il contesto internazionale ha riportato al centro della scena il tema della sicurezza energetica, tra dipendenza dall’estero e spinta alla transizione. L’Italia, principalmente a causa della scarsa dotazione di risorse naturali, è tra i Paesi europei energeticamente più dipendenti dall’estero: quasi tre quarti delle materie prime arrivano infatti da Paesi terzi (73% a fronte di una media Ue del 57%). L’approvvigionamento italiano, inoltre, presenta una forte concentrazione in un numero limitato di Paesi caratterizzati da elevati profili di rischio geopolitico.

Nel corso degli anni la dipendenza italiana è però diminuita gradualmente per effetto dei progressi in materia di efficienza energetica e fonti rinnovabili. Tuttavia, la nostra economia è ancora molto dipendente dal gas russo.

Ci sono diverse diverse vie percorribili per ridurre questa dipendenza: i) pieno sfruttamento della capacità di stoccaggio nel brevissimo periodo; ii) potenziamento della capacità di trasporto del gasdotto Trans Adriatic Pipeline[1] (TAP) e incremento dell’effettivo utilizzo dei metanodotti provenienti dal Nord Africa; iii) nuovi impianti per il gas naturale liquefatto per consentire una rimodulazione delle importazioni nel breve-medio periodo. A queste opzioni si aggiunge la necessità di accelerare la transizione verso un sistema più efficiente e meno dipendente dai combustibili fossili, puntando sulle energie rinnovabili.

In un orizzonte di lungo periodo, gli attuali equilibri energetici e geopolitici potrebbero cambiare e alcuni Paesi potrebbero passare da importatori netti di energia a esportatori. Grazie al posizionamento strategico e alla valorizzazione di reti e porti l’Italia potrebbe candidarsi a diventare un hub di accesso al gas naturale e, in futuro, anche dell’idrogeno, facendo da ponte tra le due sponde del Mediterraneo e riacquisendo quella centralità che il posizionamento geografico e storico le hanno sempre assegnato.

La versione integrale del brief al seguente link.