Politica5 Maggio 2023 11:51

Siccità, interrogazione Bonelli (AVS): su diga fiume Enza e realizzazione piccoli bacini

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00931

presentato da

BONELLI Angelo

testo di

Mercoledì 3 maggio 2023, seduta n. 96

BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

l'ipotesi di realizzare una grande diga sul fiume Enza, (comune di Vetto), risale al 1860 e, pertanto, si sono susseguiti numerosi progetti di enti pubblici e società private, nonostante la presenza nell'alta valle di un articolato sistema di sbarramenti e invasi idroelettrici di Enel;

a seguito della siccità del 2017, che ha colpito l'intera Emilia-Romagna, è tornata a farsi strada, tra amministratori locali e operatori agricoli, l'idea di realizzare il grande invaso;

nell'ottobre del 2017 la regione ha istituito un «Tavolo Tecnico Regionale Enza» con l'obiettivo di definire un quadro complessivo sulla risorsa idrica del bacino;

raccogliendo le indicazioni del Tavolo Tecnico, a novembre 2019 la regione ha affidato all'Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po (AdBPO) l'incarico di predisporre uno «Studio finalizzato all'individuazione di strategie per contemperare disponibilità naturale e domanda di risorsa idrica, nonché il raggiungimento degli obiettivi ambientali»;

lo studio ha individuato quattro scenari progettuali a scala temporale diversa definiti nelle seguenti azioni: a) risparmio e razionalizzazione della risorsa; b) riequilibrio della disponibilità idrica sia a scala locale che di area vasta;

nella relazione di Autorità di Bacino viene ipotizzata la necessità di avere a disposizione acqua residua nella misura di 27 milioni di metri cubi e viene indicata come soluzione la costruzione di un invaso in località Stretta delle Gazze sul torrente Enza, con costi stimati in oltre 200 milioni e 4 milioni di euro/anno per la manutenzione. Il 14 dicembre 2022 l'autorità di bacino ha richiesto il finanziamento di 3,5 milioni per lo studio di fattibilità tecnico/economica per soddisfare i fabbisogni idrici della Val d'Enza;

nel 2004 il Centro Ricerche Produzione Animale (Crpa) di Reggio-Emilia aveva già dimostrato sperimentalmente che, adottando il metodo irriguo dell'aspersione, più moderno e razionale, si ottengono per i prati stabili le medesime rese in foraggio con un risparmio idrico di almeno il 75 per cento, il che renderebbe inutile la realizzazione del grande invaso;

vi sono importanti sperimentazioni riguardo il sistema di ricarica assistita delle falde, luogo ideale ove stoccare l'acqua, tra cui il progetto sperimentale sul fiume Marecchia in Emilia-Romagna che se attuati su larga scala, sarebbero in grado di rispondere rapidamente, alle esigenze irrigue;

la ricarica controllata della falda determina un ampio ventaglio di benefici oltre perché sostiene numerosi indispensabili habitat umidi, lentici e lotici; previene la subsidenza indotta dall'abbassamento della falda; rilascia lentamente acqua nel reticolo idrografico sostenendo le portate di magra; contrasta l'intrusione del cuneo salino e fornisce acqua pulita in grandi quantità, senza dispersioni dovute alla evaporazione; consuma molto meno territorio;

inoltre, sull'Enza è presente una Cassa di espansione con capacità di invaso di 11 milioni di metri cubi, realizzata in sponda parmense e nel periodo estivo potrebbe essere destinata a stoccaggio idrico per lenire la siccità, come già nel 2022 –:

se i Ministri interrogati non ritengano di promuovere e finanziare progetti finalizzati alla ricarica assistita delle falde per incrementare la riserva idrica sotterranea dalla quale attingere risorse idriche nei periodi siccitosi, anziché utilizzare ingenti risorse economiche per progetti velleitari e dannosi per l'ambiente;

se non ritengano prioritaria l'attuazione, utilizzando anche i 3,5 milioni di euro per la progettazione del grande invaso, di misure orientate al risparmio idrico, attraverso la realizzazione di piccoli bacini di raccolta delle acque piovane, non impattanti, diffusi sul territorio, nonché il sistema di ricarica assistita delle falde, il riutilizzo delle ex cave, limitrofe ai corsi d'acqua idonei al soddisfacimento dei fabbisogni irrigui del settore agricolo, incentivando le aziende agricole che adottino metodologie irrigue innovative, vocate al risparmio e al riuso di acque meteoriche e/o depurate.
(4-00931)