Energia13 Dicembre 2023 13:14

Petrolio, Unem: domanda mondiale cresce. Fattura 2023 a 66 mld (-42%)

Nel 2023 la domanda petrolifera globale ha proseguito nel suo trend di crescita arrivando a toccare i 102 milioni b/g, 2,4 in più rispetto allo scorso anno, uno degli aumenti più elevati degli ultimi 50 anni. È quanto emerge dal preconsutivo petrolifero di Unem diffuso oggi.

Dal punto di vista dello scenario internazionale, nel periodo 2000-2023 la crescita della domanda nei soli paesi non-Ocse è stata di oltre 27 milioni b/g, mentre in quelli Ocse è diminuita di circa 3 milioni. Nel 2023 l’offerta di petrolio ha incontrato difficoltà nel rispondere alla domanda, principalmente per le scelte dei paesi Opec Plus che hanno progressivamente tolto dal mercato circa 5 milioni b/g - il 5% della produzione totale - compensati dai paesi non-Opec.

Esportazioni russe in linea con i volumi precedenti le sanzioni - 7,6 milioni b/g - destinate in larga parte a Cina e India; quelle dirette in Europa diminuite del 75%.

Gli Stati Uniti protagonisti del mercato con una produzione superiore a quella di Arabia Saudita e Russia messe insieme. Si conferma la resilienza della fonte petrolifera nel rispondere ad eventi geopolitici in modo più veloce rispetto al gas. Le previsioni per il 2024 sono di un progressivo riequilibrio dei mercati petroliferi e l’emergere di un surplus stimato intorno ai 500.000 b/g. Gli investimenti in E&P nel 2023 sono stati in linea con quelli degli ultimi tre anni, meno della metà rispetto ai livelli di 10 anni fa quando però i costi di sviluppo di nuova capacità erano più alti del 60%. I prezzi del petrolio e dei prodotti hanno mostrato degli “strappi” temporanei dovuti all’evolversi della situazione geopolitica e a politiche monetarie restrittive. Le attese per il 2024 sono di prezzi del Brent mediamente nella forchetta 75-85 dollari/barile, non escludendo possibili spike che possono dipendere da particolari contesti internazionali.

Per quanto riguarda lo scenario nazionale, nel 2023 la domanda di energia diminuisce del 3% e porta il gap verso il 2019 ad oltre 13 Mtep, di cui più del 70% dovuto ai minori consumi di gas. Il petrolio rileva una lieve flessione ma torna ad essere la prima fonte energetica nazionale con un peso del 37%. Il gas naturale scivola al secondo posto per effetto della minore domanda nell’uso civile per le temperature più miti e utilizzo di rinnovabili, nonché nei settori “energy intensive”. Le rinnovabili recuperano gran parte delle perdite 2022, ma il 74% della ripresa è dovuto alla fonte idroelettrica (+33%) che nel 2022 aveva scontato un lungo periodo di siccità. Lieve calo per i consumi petroliferi (-0,8%) dovuto in larga parte alle criticità della petrolchimica che risente della concorrenza cinese, parzialmente bilanciato dall'aumento dei carburanti per la mobilità stradale.

Ad essere premiata è la benzina che supera gli 8 milioni di tonnellate, come non accadeva dal 2013, per la progressiva ibridizzazione del parco auto che ha avuto vantaggi anche in termini di minori emissioni di CO2 allo scarico diminuite negli ultimi dieci anni del 13%. Le importazioni di greggio vedono crescere il peso di alcuni fornitori per sostituire quelle russe cessate nel dicembre 2022, tra i quali gli Stati Uniti diventati il nostro terzo fornitore dopo Azerbaijan e Libia. Lieve calo per le lavorazioni delle raffinerie (-0,7%), mentre crescono le esportazioni di prodotti finiti verso Medio ed Estremo Oriente e le importazioni da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Netta diminuzione per i prezzi dei carburanti che ha permesso di assorbire l’aumento delle accise di inizio 2023. Calano la fattura energetica (-48,4 miliardi di euro) e quella petrolifera (-6,5 miliardi di euro) e aumenta il gettito fiscale degli oli minerali (+7 miliardi di euro) dato il ripristino delle accise piene sui carburanti dal 1° gennaio.

Fontana_preconsuntivo Unem_13dic23

Preconsuntivo petrolifero unem 2023_slide (def. 13.12.2023)