Politica19 Settembre 2022 10:20

Perché le mosse sugli extraprofitti della Von Der Leyen preoccupano Big Oil

La proposta della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di imporre un tetto alle entrate di alcuni produttori di energia e di aggiungere un profitto imprevisto per le major del petrolio ha destato non poche preoccupazioni. Il Krisenbeitrag, "contributo di crisi", ovvero l'obiettivo della tassa sui profitti imprevisti è lo stesso di quello del tetto alle entrate: gestire i costi dell'energia in un contesto di inflazione impetuosa e ottenere un po' di denaro aggiuntivo da distribuire, secondo il piano, tra coloro che ne hanno più bisogno. L’ipotesi della Von Der Leyen è di "raccogliere" circa 140 miliardi di dollari da imposte impreviste sui generatori di elettricità non a gas e sulle compagnie petrolifere e del carbone per i loro "straordinari profitti record che hanno tratto vantaggio dalla guerra e dalle spalle dei consumatori" L’idea è di tassare le compagnie petrolifere e del gas con il 33% sui profitti dell'anno in corso che superano del 20% la media dei guadagni della compagnia negli ultimi tre anni.
La prima preoccupazione è quella che si scoraggino gli investimenti nel settore del petrolio e del gas in un momento in cui gli investimenti globali in questo settore sono già più bassi di quanto dovrebbero essere alla luce delle proiezioni sulla domanda. Lo ha rilevato Christian Malek, responsabile della strategia energetica globale di JP Morgan il quale ha invitato gli investitori a riflettere prima di pianificare un investimento.
Alfred Stern CEO dell’austriaca OMV, il più grande produttore e raffinatore di petrolio austriaco con importanti attività nei paesi dell'Europa Centrale, ha dichiarato che le conseguenze di tali misure potrebbero essere enormi con un impatto difficile da stimare aggiungendo che è ingiusto basare la proposta di prelievo sui profitti delle compagnie petrolifere degli ultimi tre anni, poiché non si tratta di tempi normali. Stern ha inoltre sottolineato che gli ultimi tre anni comprendono due anni di pandemia in cui il settore petrolifero e del gas era ai minimi storici con prezzi del petrolio scesi fino a 25 dollari al barile per non parlare dei profitti e che quindi il rimbalzo è stato inevitabile, ma deve compensare anni terribili.
Di fatto le proposte appaiono particolarmente complesse e difficili da realizzare in tempi brevi. Grande lavoro dunque per le lobby di Big Oil che saranno impegnate ad evitare il prelievo aggiuntivo, anche se, data la sua reputazione di Big Bad del cambiamento climatico, il prelievo aggiuntivo sull'industria potrebbe essere l'unica misura a ricevere un ampio sostegno.