Energia19 Giugno 2023 10:59

Perché i sussidi al carbone mettono a rischio la riforma del mercato energetico dell’Ue

L'Unione Europea sta tentando di riformare il mercato dell'energia elettrica con l'obiettivo di disaccoppiare il prezzo dell'elettricità dal prezzo del gas naturale. La presentazione all'ultimo minuto di una proposta per estendere i sussidi alle centrali elettriche a carbone nell'Ue potrebbe però far deragliare i piani per un rapido accordo sulla riforma. Senza finanziamenti, le centrali a carbone potrebbero fallire, lasciando il mercato energetico dell'Ue esposto alle oscillazioni dei prezzi.

La Svezia, presidente di turno dell'UE, ha presentato la proposta all'ultimo momento, suggerendo ai membri dell'Ue di mantenere i sussidi alle centrali elettriche a carbone, ha riferito oggi la Reuters. I sussidi finanziano gli impianti per garantire che siano pronti a generare elettricità in caso di calo della produzione da altre fonti. La proposta sembra abbastanza sensata alla luce della recente esperienza della Gran Bretagna con l'energia solare: un periodo di caldo torrido ha compromesso la produzione di energia solare, spingendo l'avvio di una centrale a carbone per compensare la differenza tra domanda e offerta di elettricità.

Senza questi finanziamenti, le centrali a carbone fallirebbero, perché lavorando solo sporadicamente, l'elettricità che producono non sarebbe competitiva, soprattutto se combinata con i permessi di emissione che gli operatori delle centrali a carbone sono obbligati ad acquistare dall'Ue.

La riforma del mercato dell'energia elettrica mira a disaccoppiare il prezzo dell'elettricità nell'Unione Europea dal prezzo del gas naturale, legandolo invece al prezzo dell'elettricità generata da impianti eolici e solari. L'idea è quella di bloccare i prezzi a lungo termine con accordi di acquisto di energia con le imprese e con i cosiddetti contratti per differenza con il governo, per evitare l'impennata che i cittadini europei hanno subito lo scorso anno.

La proposta della Svezia, tuttavia, potrebbe far deragliare l'accordo, in quanto alcuni governi dell'Ue ritengono che un continuo sostegno finanziario all'energia da carbone sia contrario all'agenda dell'Unione europea per l'azzeramento delle emissioni.
Allo stesso tempo, alcuni membri dell'Ue come la Polonia e la Bulgaria sono stati riluttanti a chiudere le loro centrali a carbone senza una sufficiente capacità di generazione alternativa e affidabile per sostituirle.