Opere irrigue22 Settembre 2022 12:49

Per le aziende idriche costi su del 70% in un anno Utilitalia: investimenti a rischio, servono misure correttive

L’impatto in tariffa del caro energia è stimato in ulteriori 500 milioni di euro. Il costo dell’energia a carico delle imprese idriche è destinato a salire a 1,2 miliardi di euro dai 700 milioni attuali: l’incidenza passerebbe dal 10% al 17%

Il caro energia sta mettendo in gravi difficoltà anche le aziende del servizio idrico, con un incremento dei costi di oltre il 70% rispetto alla media del biennio precedente e un conseguente impatto in tariffa stimato di ulteriori 500 milioni di euro. Un quadro che, in mancanza di misure correttive, rischia di compromettere la capacità del settore di realizzare gli investimenti pianificati per il miglioramento degli acquedotti, la depurazione e l’adattamento delle reti di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici.
Oggi, nel corso del Festival dell’Acqua di Torino, Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche), ha presentato un’indagine sui prezzi di acquisto dell’energia elettrica delle imprese associate del settore idrico.
Come noto, il mutato quadro socio–economico aggravato dal conflitto in Ucraina ha avuto effetti sull’andamento del mercato elettrico, determinando una tensione crescente sui mercati energetici che ha portato a valori abnormi del PUNh (Prezzo Unico Nazionale dell’energia elettrica), fino a raggiungere un picco nel mese di agosto di oltre 500 €/MWh. Tale condizione sta avendo enormi impatti sui costi dell’energia elettrica che stanno attualmente sostenendo i gestori idrici; il servizio idrico integrato, infatti, è un settore a forte consumo energetico: nel 2019 ha espresso circa l’1,6% del fabbisogno complessivo di energia elettrica a livello nazionale, raggiungendo un livello di consumo di oltre 4,46 TWh.
In condizioni ordinarie (prendendo a riferimento i valori medi per gli anni 2020 e 2021), sul gettito tariffario complessivo del servizio idrico integrato che è pari a circa 7,2 miliardi di euro, il costo dell’energia incide per circa il 10% (oltre 700 milioni di euro); secondo le stime di Utilitalia, il costo mediamente sostenuto dal comparto idrico a livello nazionale fino al mese di agosto 2022 farebbe registrare un incremento di oltre il 70% rispetto ai valori medi 2020-2021, con un conseguente impatto in tariffa di ulteriori 500 milioni di euro circa.
In sostanza, considerando il gettito tariffario complessivo del servizio idrico integrato, a seguito dei prezzi registrati sino ad oggi il costo dell’energia sarà destinato ad andare ben oltre il miliardo di euro (circa 1,2 miliardi di euro) con un’incidenza sui costi dell’intero settore che passerebbe dall’attuale 10% ad almeno il 17%.
Ciò potrebbe avere impatti anche sulla effettiva capacità del settore di realizzare gli investimenti pianificati in quanto, affinché l’incremento della tariffa nel 2024 possa garantire la copertura del costo sostenuto dai gestori idrici per la fornitura di energia elettrica del 2022 (la tariffa del servizio idrico integrato riflette i costi sostenuti dai gestori due anni prima), le risorse finanziarie derivanti dalla tariffa, che avrebbero dovuto essere destinate proprio alla realizzazione degli investimenti, dovranno servire alla copertura del costo energetico.
A ciò va aggiunto che tale situazione di instabilità ha inevitabilmente avuto effetti, già a partire dalla fine del 2021, sulla tipologia di contratti disponibili per la fornitura di energia elettrica per i gestori idrici. Con la conseguenza che gran parte degli stessi ha dovuto adottare strategie di approvvigionamento energetico sbilanciate sul mercato spot (c.d. contratti a prezzo variabile, ossia basati sull’andamento del PUNh), in luogo di quelle basate su un prezzo fisso per la fornitura di energia elettrica riferita all’anno 2022.
L’indagine Utilitalia ha infatti mostrato che su un campione di gestori che servono una popolazione di oltre 32 milioni di abitanti e che ha contrattualizzato un volume complessivo annuo di energia elettrica di oltre 3,6 TWh, il 55% dei volumi di energia elettrica sono stati contrattualizzati a prezzo variabile, il 30% a prezzo fisso ed il restante 15% con una modalità mista (ossia parte dei volumi sono stati contrattualizzati a prezzo fisso e parte a prezzo variabile).
Pertanto, i gestori che sono stati costretti a contrattualizzare per il 2022 l’energia elettrica a prezzo variabile con il PUNh, a causa della fortissima riduzione dell’offerta dei contratti di fornitura a prezzo fisso, si trovano oggi in condizioni economico – finanziarie ancora più critiche, in quanto hanno visto incrementare mediamente il prezzo unitario di acquisto dell’energia elettrica dall’inizio dell’anno ad oggi del 94%.
Per il direttore generale di Utilitalia, Giordano Colarullo, “le misure adottate dal Governo e da ARERA a partire dai primi mesi del 2022 a sostegno della sostenibilità economica e finanziaria delle gestioni, pur avendo contribuito alla tenuta del comparto industriale in una fase molto critica, richiedono alcuni correttivi o integrazioni per consolidarne l’efficacia e continuare a garantire la tenuta del comparto stesso. In particolare, si potrebbe prevedere una riforma più strutturale nella metodologia di riconoscimento del costo dell’energia elettrica in tariffa, da attuare a partire dal 2024, volta ad intercettare la volatilità del prezzo strutturalmente legato all’andamento del mercato elettrico, mitigando gli effetti negativi determinati da fattori eccezionali ed esogeni”.