Opere irrigue22 Marzo 2024 08:45

Patrimonio idrico italiano, investimenti e una nuova governance per accrescere la competitività. Lo studio Arthur D. Little Italia

Nonostante l’Italia vanti un patrimonio idrico fra i più ricchi in Europa, la riduzione delle precipitazioni e l’aumento delle temperature stanno determinando una progressiva diminuzione della disponibilità idrica e un’intensificazione delle crisi, evidenziando la vulnerabilità dell’infrastruttura idrica: poco interconnessa e poco digitalizzata e quindi non capace di ottimizzare il bilanciamento tra fonti ed impieghi, caratterizzata da perdite idriche elevate e da un importante fabbisogno di investimenti necessario a rinnovare gli asset esistenti (e.g., grandi adduzioni, rete acquedottistica e fognaria) e a realizzarne di nuovi (e.g., invasi e serbatoi, impianti di depurazione e di gestione dei fanghi). Nel suo più recente studio, la società di consulenza Arthur D. Little Italia (AdL) ha analizzato lo scenario attuale, ponendosi l’obiettivo di proporre soluzioni concrete e sostenibili, a partire dalla necessità di una programmazione strategica a livello centrale, che consentirebbe di tracciare le strategie di intervento e i criteri di selezione delle priorità per tutto il territorio nazionale, tenuto conto delle risorse finanziarie disponibili dei gestori e di quelle derivanti da fondi nazionali ed europei, svolgendo un’azione di indirizzo e di coordinamento alle attività degli Enti Locali per garantire una maggiore coerenza e omogeneità negli interventi pianificati e promuovere il percorso verso un’unica e interconnessa infrastruttura idrica.

Al fine di superare tali criticità e garantire la tutela della risorsa idrica italiana, crediamo che si debba agire su due binari paralleli, entrambi fondamentali e tra loro interconnessi: Il primo rappresentato dalla messa a terra di un importante piano di interventi, coordinato a livello nazionale secondo una logica di prioritizzazione basata sull’analisi costi-benefici: focalizzandosi quindi sugli interventi che a parità di investimento garantiscono i maggiori benefici guardando a tutti gli usi della risorsa idrica

Il secondo caratterizzato dalla semplificazione del modello di governance e gestione della risorsa idrica, promuovendo il consolidamento del settore e passando quindi dagli attuali 186 gestori e 1.400 gestori in economia ad un massimo di 65 gestori, con elevata capacità gestionale e sufficiente accesso al capitale di rischio e di debito per sostenere gli investimenti necessari al sistema.

In particolare, il report Arthur D. Little Italia evidenzia come la semplificazione del modello di governance e il consolidamento del settore possa essere accelerato attraverso le seguenti 7 iniziative: Rafforzare il meccanismo di tutela della morosità al fine di attrarre gli operatori industriali nelle regioni del Centro-Sud Italia; Inserire un meccanismo di perequazione sovra-ambito territoriale e allentare il cap tariffario restituendo ai gestori maggiore capacità di investimento; Rafforzare il ruolo delle strutture centrali nella gestione delle procedure di affidamento a supporto degli Enti di Governo Locali; Favorire il trasferimento delle gestioni in economia al gestore unico introducendo meccanismi di incentivazione per i comuni ed il gestore unico; Favorire le aggregazioni tra gestori in-house e misti di ATO contigui e/o la trasformazione delle società in-house in società miste pubblico-private; Promuovere lo strumento del Project financing al fine di rafforzare la capacità gestionale e finanziaria dei gestori del SII senza aprire al capitale privato; Promuovere un approccio integrato al ciclo dell’acqua ampliando il ruolo del gestore del SII a nuove fasi della filiera idrica (e.g., comparto industriale ed irriguo) e prevedendo una gestione integrata degli interventi.