Politica26 Ottobre 2022 12:07

La retromarcia della Meloni (e del centrodestra) sulle estrazioni di gas in Adriatico

Ieri la neo premier Giorgia Meloni ha annunciato a chiare note che “il dovere di sfruttare a pieno i giacimenti di gas nei nostri mari”, riportando in primo piano la questione urgente di diversificare gli approvvigionamenti puntando sulle risorse domestiche.

Attualmente, secondo le cifre riferite dal ministero dello Sviluppo economico, in Italia si estraggono circa 3,34 miliardi di metri cubi di gas, a fronte di un consumo complessivo di 76,1 miliardi di metri cubi (nel 2021). Il governo Draghi, insieme al ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, hanno previsto di aggiungerne altri 2,2 miliardi per arrivare a oltre 5,5 miliardi di metri cubi di gas nell’ambito del piano energetico per distaccarsi dalla Russia. I giacimenti attualmente attivi sono 1.298 ma quelli che vengono realmente utilizzati con continuità sono 514, mentre gli altri 752 sono attivi solo sulla carta.

Insomma, il nuovo governo ha deciso di spingere in modo ancora più deciso sulla produzione nazionale che secondo alcune stime può contare su 70-80 mld di metri cubi sepolti nel sottosuolo solo nell’Adriatico. E pensare che fino al 2016 Fratelli d’Italia, ma anche Lega e Forza Italia erano contrari al rinnovo delle concessioni per estrarre gas e petrolio in mare tanto che il governo Berlusconi fu quello che inserì lo stop entro le 12 miglia dalla costa per le trivellazioni.

Ma ora le cose sembrano essere cambiate radicalmente: il programma della coalizione, le parole della premier Meloni ma anche le dichiarazioni del ministro delle Imprese Adolfo Urso hanno messo ben in chiaro la direzione tracciata smentendo le prese di posizioni del 2016 contro l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi sul referendum per sbloccare le trivelle.

Era il 17 aprile 2016, e elettorato avrebbe dovuto decidere se vietare il rinnovo delle concessioni per l’estrazione di gas e petrolio nei giacimenti esistenti entro le 12 miglia dalle coste italiane. Alla fine fu un nulla di fatto, mancando il quorum ma Silvio Berlusconi preferì non andare a votare, anche se la linea di Forza Italia era di votare sì. Lato Carroccio, invece, Matteo Salvini aveva affermato che “la nostra ricchezza è il nostro paesaggio, l’agricoltura, il turismo, il mare, la pesca e non qualche buco nell’acqua” (posizione poi stravolta in occasione del governo a guida pentastellata), sulla stessa linea di Giorgia Meloni, che aveva annunciato il suo voto favorevole al divieto sui social, aggiungendo che “non andare a votare”.