Energia21 Marzo 2022 09:47

La Climate Survey di Robeco evidenzia il perdurare dello slancio sui cambiamenti climatici, la maggiore attenzione nei confronti dell’azionariato attivo e l’accresciuta consapevolezza in tema di biodiversità

Per il secondo anno consecutivo, Robeco ha pubblicato la sua indagine annuale sul modo in cui gli investitori stanno affrontando le opportunità e i rischi associati al cambiamento climatico. L’indagine copre 300 dei maggiori investitori istituzionali e wholesale del mondo provenienti da Europa, Nord America e Asia-Pacifico, che hanno nell’insieme circa 23.700 miliardi di dollari di masse in gestione.

Stando alla Global Climate Survey 2022 di Robeco, condotta da CoreData Research, gli investitori ritengono che il cambiamento climatico sia la sfida ESG più urgente da affrontare. Per tre quarti degli investitori (75%), il cambiamento climatico è un fattore centrale o significativo per le politiche d’investimento, percentuale in forte aumento rispetto a due anni fa (34%). Intanto, l’impegno per il Net Zero è diventato mainstream. Quasi la metà degli investitori si è impegnata pubblicamente a rendere i propri portafogli neutrali rispetto al carbonio entro il 2050, oppure è intenta ad assumersi un simile impegno. In Nord America solo l’11% degli investitori si è attivato per ridurre a zero le emissioni di carbonio, in ritardo rispetto ai colleghi di Europa (40%) e Asia-Pacific (31%).
Tra i risultati dell’indagine, degna di nota è la spiccata propensione degli investitori a disinvestire dalle società di petrolio e gas che ancora usano i combustibili fossili (dall’11% al 22% nel giro di due anni).

Un altro risultato chiave della Climate Survey 2022 è la forte volontà di produrre un impatto sul mondo reale, come dimostra innanzitutto il ricorso a investimenti tematici sul fronte della sostenibilità (ad esempio in ambito di energia rinnovabile o di tecnologia green). Quasi tre quarti degli investitori (70%) ricorrono all’investimento tematico, anche in questo in caso con l’Europa e l'Asia-Pacific davanti al Nord America. Rilevante è anche la crescita dell’azionariato attivo (engagement e voto compresi), che il 73% degli intervistati cita come fattore centrale o significativo per le politiche di investimento (rispetto al 54% di un anno fa). Se è vero che questo trend è forte soprattutto in Europa (si è passati dall’81% al 90% nel giro di due anni), è comunque presente anche in Nord America (dal 60% al 68%) e in Asia-Pacific (dall’80% al 82%). Tra i temi di engagement ambientale percepiti come più urgenti per i prossimi due/tre anni figurano la neutralità delle emissioni di CO2, la riduzione dei rifiuti a livello globale, l’arresto della deforestazione e la protezione della biodiversità.

La consapevolezza degli investitori sulla biodiversità cresce rapidamente e la percentuale che la ritiene un fattore importante per le politiche di investimento è più che raddoppiata (dal 19% di due anni fa al 41% di oggi). Stando al 50% degli intervistati, però, l’implementazione rimane complessa, per la mancanza di dati di ricerca, di rating e di informazioni aziendali sulla biodiversità. Inoltre, il 43% ritiene che la carenza di strategie e di prodotti di investimento adeguati sia d’ostacolo a chi vuole prendere sul serio la biodiversità, mentre il 46% lamenta una domanda insufficiente da parte degli investitori finali.

Lucian Peppelenbos, Climate Strategist di Robeco: “La Climate Survey spiega come gli investitori istituzionali percepiscono alcune delle questioni chiave legate a cambiamenti climatici, biodiversità e stewardship. Anche se vi è incertezza su questi temi, sappiamo di dover agire in fretta. Non possiamo permetterci di aspettare dati inconfutabili o soluzioni infallibili. Dobbiamo rimboccarci le maniche e fare del nostro meglio, perché siamo noi investitori a poter allocare le risorse necessarie e a fare la differenza. In qualità di leader mondiali dell’investimento sostenibile, riteniamo sia nostro dovere condividere le conoscenze che abbiamo acquisito, nella speranza che questa ricerca contribuisca a stimolare il settore degli investimenti e a contrastare in modo costruttivo il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.”