Energia3 Settembre 2022 16:24

La Cina compra il gas dalla Russia e lo rivende all’Europa: ecco il paradosso delle sanzioni alla Russia

A rifornire di gas l’Europa non ci sono solo gli Stati Uniti grazie al gas liquefatto trasportato oltremare ed estratto dai giacimenti shale nordamericani ma anche un fornitore del tutto inaspettato: la Cina.

Il Dragone rappresenta il principale acquirente mondiale di Gnl ma da qualche tempo a questa parte sta rivendendo parte dei carichi in eccedenza per la debolezza della domanda interna dovuta a un peggioramento delle condizioni economiche mondiali.

Questa novità ha fornito al Vecchio Continente un nuovo mercato spot e un'ampia offerta che l'Europa sta sfruttando anche se a prezzi più elevati.
Di conseguenza, le importazioni europee di GNL sono cresciute del 60% su base annua nei primi sei mesi del 2022, secondo la società di ricerca Kpler. I 53 milioni di tonnellate acquistati dall’Ue superano le importazioni di Cina e Giappone messe insieme e hanno portato il tasso di occupazione degli stoccaggi di gas in Europa a un livello vicino all’80%, l’obiettivo dichiarato di Bruxelles per novembre.

Ma dove compra il gas la Cina? Oltre a produrlo a livello domestico, Pechino ha incrementato l’import proprio dalla Russia che a causa delle sanzioni occidentali sta rivolgendo il suo sguardo sempre più verso oriente.
E qui sta il paradosso: la Cina compra gas dalla Russia che non può venderlo all’Europa per esportarlo a sua volta proprio all’Europa, aggirando di fatto le sanzioni.

Secondo le dogane cinesi, la Cina ha importato 2,35 milioni di tonnellate di GNL russo negli ultimi sei mesi, per un valore di 2,16 miliardi di dollari: di conseguenza, la Russia ha superato l’Indonesia e gli Stati Uniti diventando il quarto fornitore cinese di GNL quest’anno e compensando così ampiamente le perdite dei mercati europei.
In altri termini nei primi 5 mesi del 2022, le forniture di gas russo alla Cina sono aumentate del 67% rispetto allo stesso periodo del 2021, ha detto qualche settimana fa l'amministratore delegato del colosso russo del gas Gazprom, Alexei Miller

Tuttavia, ricorda il Financial Times in un suo articolo “se da un lato il crollo economico della Cina ha portato all'Europa il sollievo di cui aveva bisogno, dall'altro non appena l'attività economica si riprenderà, la situazione si capovolgerà rapidamente. Inoltre, l'Europa dipende da da Pechino per l'energia, in contrasto con la tendenza geopolitica che vede gli Stati Uniti e i loro alleati impegnati a difendere un ordine internazionale liberale”.

Il gruppo cinese JOVO, un grande trader di GNL, ha recentemente rivelato di aver rivenduto un carico di GNL a un acquirente europeo. Un trader di futures di Shanghai ha dichiarato a Nikkei che il profitto ottenuto da una simile transazione potrebbe essere dell'ordine di decine di milioni di dollari o addirittura raggiungere i 100 milioni di dollari. Anche il gruppo Sinopec, il più grande raffinatore di petrolio della Cina, ha ammesso in una conferenza stampa di aprile di aver incanalato il GNL in eccesso nel mercato internazionale.

I media locali hanno dichiarato che la sola Sinopec ha venduto 45 carichi di GNL, pari a circa 3,15 milioni di tonnellate. La quantità totale di GNL cinese che è stata rivenduta è probabilmente superiore a 4 milioni di tonnellate, pari al 7% delle importazioni di gas dell'Europa nel primo semestre.

Cosa ha spinto la Cina, di solito affamata di energia, a cambiare rotta e a diventare un venditore? In primo luogo, la sua economia meno brillante del solito. La crescita reale del prodotto interno lordo nel primo semestre è stata di appena il 2,5% causata probabilmente anche dai lockdown conseguenti alla politica zero Covid messa in campo dal governo cinese.
In secondo luogo una direttiva sempre del governo che prevede il potenziamento della produzione di energia, compreso il carbone per garantire maggiore sicurezza energetica a scapito dall’impronta ambientale.
Anche la produzione di gas cinese si sta comunque espandendo. Secondo la società di consulenza Sia Energy, la produzione nazionale dovrebbe crescere del 7% su base annua nel 2022. Le importazioni di GNL della Cina, invece, probabilmente diminuiranno del 20% nel corso dell'anno. La diminuzione delle importazioni cinesi ha influito sui prezzi internazionali. I prezzi del GNL in Asia sono attualmente di circa 45 dollari per milione di unità termiche britanniche, più di 10 dollari in meno rispetto al gas naturale europeo, che costa più di 60 dollari per milione di BTU. La differenza di prezzo riflette il divario nella domanda. L'anno scorso, quando la Cina ha acquistato in modo aggressivo sui mercato spot, i prezzi asiatici erano infatti più alti di quelli europei.

Oggi invece la domanda è soprattutto in Europa. La fornitura di gas russo al Vecchio Continente è ai minimi da 40 anni, secondo la US Energy Information Administration. Il gas che passa attraverso i gasdotti è appena il 20% di quello che era un anno fa.
L'Europa ha risposto a Mosca acquistando GNL sul mercato spot - indipendentemente dai prezzi più alti - e ha deciso di ridurre il consumo di gas naturale del 15% entro marzo del prossimo anno. Grazie a queste misure d'emergenza, l'Europa sembra in grado di superare il prossimo inverno, anche se i flussi dei gasdotti saranno inferiori dell'80% rispetto ai periodi normali.

Ma c'è sempre la possibilità che le importazioni di gas dalla Russia finiscano per azzerarsi, ha dichiarato Toshiyuki Makabe, analista di Goldman Sachs. In questo scenario, l'Europa dovrebbe acquistare quasi tutto ciò che rimane sul mercato spot, ma rimane uno scenario “irrealistico” secondo Ft che però evidenzia un risultato nascosto in tutta questa vicenda: la Cina sta aumentando il suo peso sul mercato dell'energia.

Insomma, se la Russia finirà per esportare più gas in Cina per punire l'Europa, la Cina avrà più capacità di rivendere il gas in eccesso sul mercato spot, aiutando indirettamente l'Europa.

Sul versante americano, secondo un'analisi di S&P Global Commodity Insights, quasi il 60% dei carichi di GNL statunitensi consegnati ad agosto è sbarcato in Europa.
La Francia è stata la principale destinazione del gas liquefatto statunitense per il secondo mese consecutivo, ricevendo 15 carichi, seguita da Spagna con 10 carichi, Corea del Sud e Paesi Bassi con otto ciascuno, e Giappone, Taiwan, Grecia e Argentina ciascuno con quattro. Nel complesso circa 48 degli 84 carichi di GNL statunitensi consegnati ad agosto sono sbarcati in Europa.