News16 Giugno 2023 14:16

Innovazione, in Senato presentato il progetto per il centro di ricerca Levi-Montalcini Foundation insieme a Zema e Paulownia4Planet

Oggi in Senato è stato presentato il progetto per la costruzione del centro di ricerca Levi-Montalcini Foundation. L’evento è stato organizzato grazie all’intervento del senatore Antonio Trevisi, della Commissione Ambiente, il quale ha voluto ribadire come “Il Senato abbia voluto ospitare un progetto davvero innovativo, che parte proprio dalla Paulownia, albero in grado di stoccare grandi quantitativi di CO2”. L’Exibition Centre sarà realizzato a Torino, Roma o Milano. In questo momento sono in corso i contatti con i sindaci delle città candidate, mentre i tempi di realizzazione saranno rapidi: si parla di 20-22 mesi grazie alle nuove tecniche di stampaggio 3D.

Photo D'Appollonio Photography

A presentare l’idea è stata Piera Levi-Montalcini, presidente della Fondazione: “Abbiamo ereditato diverse cose dalle nostre generazioni precedenti, che ci hanno lasciato tantissimi documenti e che devono essere resi disponibili al pubblico. Il target a cui ci rivolgiamo sono i ragazzi, per insegnare loro che lavorando e impegnandosi nella propria attività si può arrivare ad alte vette. Rita si è poi dedicata anche all’etica nella scienza e questo è un settore di cui vorremmo parlare alle nuove generazioni, così da migliorare la nostra società. Questa è la mission della fondazione, attenta quindi non solo alle innovazioni tecnologiche, ma anche culturali. Ci dedicheremo anche al concetto di rigenerazione ambientale”.

Si parla del concetto di legacy, eredità intangibile, spiegato dall’avvocato Gabriele D’Amico Soggetti, specializzato in patrimoni familiari: “La famiglia Levi-Montalcini ha messo a disposizione il proprio patrimonio familiare, tangibile e intangibile. Questi in particolare danno i contenuti alle cose. La convenzione di Faro del 2005 porta avanti questa nozione, in cui i beni culturali sono beni di comunità, che creano una relazione attraverso valori identitari. Per questo serve coinvolgere i gruppi che si riferiscono a questi. Questo, in particolare, è un patrimonio complesso, con diversi interessi convergenti. Il patrimonio Levi-Montalcini è come un insieme di beni valori e comunità. Al suo interno ci sono anche le dimore storiche, gli studi d’artista, i patrimoni di famiglie carismatiche e le abitazioni di letterati e statisti”. Sono tutte opportunità di sviluppo, che legano insieme la scienza dei patrimoni, le strutture di gestione, la sostenibilità economico-sociale e la tenuta del sistema culturale italiano.

Il progetto, ecosostenibile e che punta alla massima divulgazione del patrimonio culturale della famiglia, è stato poi esplicitato dall’architetto Giancarlo Zema, fondatore di Giancarlo Zema Design Group: “Questo è un piano importante. Non stiamo studiando un classico spazio espositivo, stiamo creando uno scrigno per salvaguardare un patrimonio, scientifico, culturale e artistico di una famiglia molto importante, che ci ha fatto richieste semplici ma importanti: un progetto eco compatibile, capace di trasmettere ai visitatori la bellezza della natura, un elemento che fa parte della vita di Rita Levi-Montalcini. L’idea che è alla base  si lega alla connessione tra sistema nervoso umano e quello delle piante. Tutto nasce dal bosco di paulownia, la Ferrari degli alberi, capace di assorbire 10 volte la CO2 delle altre piante. Da qui siamo partiti per creare questo spazio circolare e un sistema di ramificazioni, percorsi e spazi per eventi all’aperto. Si partirà da questi 2 ettari e sarà ecosostenibile, con una copertura fotovoltaica, con 200 mq che ci permettono di compensare tutto il consumo interno. Avrà poi una ulteriore caratteristica: il tetto sarà un vero e proprio vertiporto per ospitare droni passeggeri.

Photo D'Appollonio Photography

Lo spazio avrà dei pilastri a forma di albero, alti 6 metri e sarà caratterizzato da ampie vetrate, per uno scambio continuo tra l’interno e l’esterno. I pilastri saranno costruiti con stampaggio 3D, più veloce e economico, con ecocementi che daranno maggiore plasticità. Il parco sarà corredato da elementi fotovoltaici, staccati da rete elettrica, tutto seguendo la logica della natura. La distribuzione interna sarà caratterizzata da 3 livelli.

Il bosco di Paulonia sarà interconnesso, come diversi sensori che rileveranno il grado di salubrità dell’area. Ci sarà poi una esperienza immersiva, utilizzando i sensori sulle piante per “dare voce al bosco”, creando sonorità in tempo reale, come un’orchestra composta da tanti elementi”, conclude l’architetto.

Non solo il centro espositivo e divulgativo, quindi, ma soprattutto c’è il bosco di paulonia a fare di cardine per dare una ulteriore spinta verso la sostenibilità.  Marcello Merlino presidente Paulownia4Plantet, ha parlato delle peculiarità di questa pianta: “La paulonia è l’albero capace di assorbire più CO2 di tutti gli altri, questo grazie alle ampie foglie e per la capacità di crescita, anche di 2-3 cm al giorno, ma in determinate condizioni anche di 7-8 cm e può arrivare a 6-8 metri in un anno. Questa è una soluzione veloce, in un momento di condizioni climatiche così mutevoli. Ma non solo, questa pianta può risanare suoli inquinati e può donare elementi nutritivi nelle zone consumate da un’eccessiva coltivazione eccessiva. Inoltre può essere ritagliato ciclicamente, essendo capace di ricrescere più forte di prima”.

Uno dei progetti più interessanti legati alla sede della Fondazione Levi-Montalcini è quello della Great Green Wall, che mira a contrastare la desertificazione nell’Africa sub-sahariana sviluppando un muro di alberi che dall’Atlantico arriverà fino al Mar Rosso. Proprio il centro potrà gestire in remoto lo stato delle piante attraverso sensori di nuova generazione.

Photo D'Appollonio Photography

“Stiamo portando avanti il progetto Great Green Wall in Africa, donando 500mila alberi di paulonia per creare questa grande muraglia verde che vuole contrastare la desertificazione, che coinvolge 21 paesi, dal Senegal a Gibuti. Il progetto è stato approvato dalla Banca Mondiale – ha spiegato Leardo Ravaioli per il progetto Great Green Wall -. A questo grande progetto mancavano alcuni elementi: esperti e fondi. Oggi abbiamo 14 miliardi di dollari solo per la partenza, ma serviva la sostenibilità, anche economica. Il progetto prevede un totale di 4,5 miliardi di piante, a una distanza di circa 5 metri l’una dall’altra, per una fascia di 7600 km. Soprattutto questo sviluppo potrà dare lavoro a 34 milioni di persone per la coltivazione e ad altri 34 milioni per la lavorazione, apicoltura e altre attività, con un ricavato dal legno di più di 177 miliardi di euro l’anno, a cui va aggiunto il ricavato dal miele, 57 miliardi di euro”.