Sostenibilità7 Maggio 2024 16:10

Il piano climatico della Banca Mondiale? Carne rossa e latticini più cari, pollo e verdure più economiche

Le mucche e il latte sono “out”, il pollo e i broccoli sono “in” quando si parla di emissioni di CO2. È quanto emerge da un nuovo documento della Banca mondiale che suggerisce di riutilizzare i miliardi che i Paesi ricchi spendono per incrementare i prodotti ricchi di CO2 come la carne rossa e i latticini a favore di opzioni più rispettose del clima come il pollame, la frutta e la verdura. “È uno dei modi più efficaci dal punto di vista dei costi per salvare il pianeta dal cambiamento climatico”, sostiene la banca.

Questa raccomandazione politicamente delicata - che sicuramente farà andare su tutte le furie alcuni conservatori e paesi europei - è uno dei numerosi suggerimenti che la Banca Mondiale offre per ridurre l'inquinamento climalterante dei settori agricolo e alimentare, responsabili di quasi un terzo delle emissioni globali di gas serra, secondo quanto riporta Politico.eu.

Il documento giunge in un momento diplomaticamente strategico, e cioè nel periodo di aggiornamento dei piani climatici previsto entro fine 2025, dai Paesi firmatari dell'Accordo di Parigi.

Secondo il report della Banca Mondiale, i Paesi dovrebbero prestare maggiore attenzione all'agricoltura e all'industria alimentare, che secondo la banca sono state a lungo trascurate e sottofinanziate. E per questo occorrerebbe destinare 260 miliardi di dollari all'anno per riuscire a cancellare le emissioni entro il 2050, un obiettivo comune alle economie sviluppate. Una cifra 18 volte superiore a quella che i Paesi investono attualmente.

Secondo la Banca Mondiale, i governi possono in parte colmare il divario riorientando i sussidi per la carne rossa e i prodotti lattiero-caseari verso alternative a basso contenuto di carbonio. Il cambiamento è uno dei modi più efficaci dal punto di vista dei costi per i Paesi ricchi - che si stima generino circa il 20% delle emissioni agroalimentari mondiali - per ridurre la domanda di alimenti altamente inquinanti. Il risultato, aggiunge, sarebbe essenzialmente un prezzo dell'impatto climatico sul costo degli alimenti.

"Il rapporto afferma che il passaggio a diete a base vegetale potrebbe far risparmiare il doppio dei gas che riscaldano il pianeta rispetto ad altri metodi. La domanda di carne e prodotti caseari rappresenta quasi il 60% delle emissioni agroalimentari”, ha commentato a Politico Julian Lampietti, responsabile della Banca Mondiale per l'impegno globale nel settore agricolo e alimentare.

Lampietti ha messo in guardia da un'eccessiva attenzione a "ciò che non si dovrebbe fare", incoraggiando una maggiore attenzione "a ciò che si dovrebbe fare". L'alimentazione è una "scelta intensamente personale", ha aggiunto, e teme che quello che dovrebbe essere un dibattito basato sui dati possa trasformarsi in una battaglia culturale. "La grande preoccupazione è che le persone inizino a usare questo tema come un pallone da calcio politico".