Martedì, l’Arabia Saudita ha esteso infatti il taglio di 1 milione di barili al giorno (bpd) fino a dicembre 2023 con una mossa che rafforza “gli sforzi precauzionali compiuti dai paesi OPEC Plus con l’obiettivo di sostenere la stabilità e l’equilibrio dei mercati petroliferi” a loro dire. I sauditi pomperanno dunque 9 milioni di barili al giorno fino alla fine dell’anno, mentre la Russia ha deciso di estendere il taglio alle esportazioni di 300.000 barili giornalieri fino a dicembre, con la possibilità di rivedere ogni mese la cifra e potenzialmente aumentare i tagli o aumentare l’offerta, in base alle condizioni di mercato. Le mosse dell’Arabia Saudita questa settimana hanno comunque fatto impennare i prezzi del petrolio, con il Brent che ha superato i 90 dollari e il WTI che si è avvicinato alla soglia degli 88 dollari.
In seguito all'annuncio, Goldman Sachs Commodities Research ha scritto in una nota che l'estensione dei tagli aumenta i rischi al rialzo per i prezzi del petrolio. “Consideriamo uno scenario rialzista in cui l’OPEC+ mantenga i tagli del 2023 (...) pienamente in vigore fino alla fine del 2024 e in cui l’Arabia Saudita aumenta solo gradualmente la produzione”, hanno scritto gli analisti di Goldman, secondo quanto riportato dalla CNN. Questo scenario rialzista potrebbe spingere i prezzi del petrolio fino a 107 dollari al barile nel dicembre 2024, ha affermato la banca di Wall Street, avvertendo comunque che questo non è lo scenario di base. "Questa non è la nostra visione di base perché riteniamo improbabile che il gruppo di produttori persegua prezzi ben al di sopra di 100 dollari al barile data la forte risposta di offerta e investimenti alla crisi energetica del 2022, il nostro monitoraggio dello shale statunitense e l’importanza politica dei prezzi della benzina negli Stati Uniti", ha sottolineato la nota di Goldman riportata da Reuters .
Altri analisti affermano invece che i tagli all’offerta da parte dei due leader dell’OPEC+, Arabia Saudita e Russia, non garantiscono un prezzo del petrolio di 100 dollari al barile, soprattutto alla luce delle persistenti preoccupazioni economiche e della domanda di petrolio.