News22 Luglio 2022 12:42

Governo, così Draghi ha bullizzato la Politica e abbandonato l’Italia contro volere di Mattarella, Pd, Lega, Fi, IV, Leu, Ipf e M5S. Spread sale e Finanza estera ci guadagna

Draghi ha deciso: se ne va. E lo fa come è venuto, a modo suo. Nonostante il "tu non ti muovi da qui" di Mattarella. E ora il governo resta deputato al 'disbrigo degli affari correnti' fino al 25 settembre, data decisa dopo aver segnato in agenda il 2 ottobre e il 18 settembre.

D'altronde il Premier da subito ha voluto far capire come fosse lui il solo e unico: 17 mesi fa, a fronte delle richieste dei vari leader politici nella formazione del governo, sono stati fatti ministri coloro che non erano stati scelti dai propri leader. Anzi, proprio coloro che rappresentavano le 'spine nel fianco' dei capi politici che avevano deciso di entrare nel governo, soprattutto per quanto riguarda il Centro Destra.

Se Salvini aveva chiesto Centinaio al Turismo, Draghi aveva scelto a sorpresa Garavaglia (che in seguito avrebbe perseguito senza batter ciglio le indicazioni Ue/Draghi sulla questione balneari senza non poco imbarazzo leghista). Se Berlusconi aveva chiesto il fidato Tajani, Draghi aveva piazzato i 'dissidenti' Carfagna/Gelmini/Brunetta, (che poi sarebbero usciti da Forza Italia).

E a nulla servirono le telefonate di sconcerto dei leader al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Garofoli: il premier ha deciso, fu la risposta.

Cosa questa che non solo depotenziò da subito i partiti politici che avevano aderito al Governo dai mille colori, ma che misero in difficoltà i leader di fronte ai propri sottoposti.

E i ministri non avevano neppure il telefonino di Draghi. E per chi lo avesse avuto sarebbe stato opportuno passare per la segreteria. Insomma, nessun rapporto diretto e amichevole classico della politica.

Il governo tutto ha - tra un malcontento e l'altro - fatto per quasi un anno e mezzo quanto il Premier decideva, dall'alto del suo scranno. Non senza mal di pancia e scossoni sia all'interno delle proprie gerarchie di struttura che della base elettorale. Uno scotto non poco salato da pagare.

La politica non aspettò troppo a vendicarsi degli 'sgarbi' subiti: non appena Draghi andò a riscuotere quanto pattuito prima di prendere le redini del governo in mano, ovvero la Presidenza della Repubblica, fu abbandonato dai partiti. Avrebbero preferito Casini al banchiere che li trattava con supponenza e superiorità.

Quindi la scelta ricadde su Mattarella 2. Unico fidato alleato rimase Enrico Letta. Unico con il quale Draghi si è incontrato nella mattinata dello strappo, con grande sconcerto - ancora una volta - di Lega e Forza Italia.

Una crisi - quella annunciata da Draghi una settimana fa, dopo l'incontro finito male con il capo dello Stato - che era subito rientrata. Lega era pronta a sostenere il Premier, il Pd anche (tranne Franceschini che nelle ultime ore concitate si è opposto al ritiro e alla modifica della mozione Casini) e stesso vale per Forza Italia, Italia Viva e il Movimento Cinque Stelle che frastagliato come una mucillagine aveva deciso di rientrare nelle richieste. O al massimo di restare tramite un appoggio esterno.

Ma Draghi ha sputato fuoco e fiamme contro la Lega e Forza Italia, e poi nelle replica anche contro il Movimento Cinque Stelle. Rendendo impossibile di fatto ricucire lo strappo. E facendo storcere ancora una volta il naso al capo dello Stato che aveva chiesto espressamente di fare un discorso conciliante e non divisivo per il bene del Paese e al quale non è piaciuto il riferimento peronista.

Ed è andato avanti  a perseguire la crisi tra uno sgarbo istituzionale e l'altro fino ad arrivare alla fine del governo. Come dire: io sono Draghi e voi non siete nessuno.

Non ha infatti dato seguito alle richieste del presidente della Repubblica di restare per non far alzare lo spread e non mettere in difficoltà l'Italia e gli italiani; ha annunciato lui stesso in Cdm che sarebbe andato a riferire alle Camere senza attendere la comunicazione - come dovuto - di Mattarella; ha incontrato solo il leader del Centro Sinistra, gli altri in serata e a seguito delle telefonate da parte dei diretti interessati; infine ha chiesto di votare solo la mozione Casini, quella che approvava senza se e senza ma il suo discorso al Senato.

Tre le cose: o Draghi non ha il minimo senso delle istituzioni (cosa davvero improbabile); o è un magnifico banchiere ma un pessimo politico; oppure il cuore del banchiere "non viene usato" (per citare lo stesso premier).

Il voto per le elezioni è stato spostato dal 2 ottobre (data segnata in agenda del Quirinale) al 25 settembre.

Ora lo Spread sale, la Borsa scende e alcuni paesi Ue cominciano a speculare sul nostro Paese, la California d'Europa. Draghi se ne è andato via contro il volere di Mattarella, Pd, Lega, Forza Italia, Leu. E probabilmente degli italiani tutti.

E in tutta questa bagarre, Putin ha riaperto, in parte, i rubinetti del gas all'Italia mentre la guerra prosegue.