News23 Aprile 2024 17:13

Giubileo, Roma in ritardo per 73% lavori. AI può accelerare mentre P.Chigi valuta revoca delega a Gualtieri

Roma, capitale della città Santa, rischia di fare una figura pessima epocale se non riuscirà a chiudere i cantieri promessi in vista del Giubileo che inizierà a gennaio 2025. Basta passeggiare per la città, neppure viverci, per rendersi conto che Roma è un cantiere a cielo aperto. Ma appena il 27% delle opere annunciate (e finanziate latamente) sono state portate a termine. E i restanti 8 mesi di calendario non fanno ben sperare. Già tanti progetti sono stati cancellati.

Martedì scorso proprio il commissario straordinario, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, alla 13esima riunione della cabina di regia convocata a Palazzo Chigi dal sottosegretario Alfredo Mantovano, ha dovuto mettere in colonna i numeri dei ritardi. Solo il 27% gli interventi sono al momento conclusi (+2) o in corso (57) sui 218 previsti dall’ultima rimodulazione, al netto di 13 di cui è stata chiesta la cancellazione dal programma. In gioco restano le stesse somme: 2,9 miliardi, a cui si aggiungono i 500 milioni della misura Pnrr Caput Mundi che, con la rimodulazione del Piano negoziata con la Commissione Ue, si è vista accordare uno sconto per il 2024. È stato infatti dimezzato da 200 a 100 il numero di siti archeologici e culturali da riqualificare almeno al 50% entro fine anno.

Però - se la corsa ai cantieri dovesse essere considerata troppo lenta e la figuraccia planetaria epocale - a gestire questo impegno politico, amministrativo e di cantieri da quanto apprende AGEEI non si esclude l’arrivo di un commissario straordinario (si ricordi il caso Francesco Paolo Tronca con il buco della "Gestione Marino"), per accelerare i lavori (mettendo in funzione anche i progetti agevolati dall'intelligenza artificiale e della realtà virtuale per dimostrare quali progetti siano realizzabili e quali no, propaganda a parte). In questo caso - sempre da quanto si apprende - potrebbe essere proprio Mantovano.

Mancano meno di 8 mesi prima dell'inaugurazione del Giubileo 2025. Roma verrà letteralmente sommersa da milioni di turisti. E i lavori concludere sono fermi ad un modesto 27%. Il Campidoglio sembra più attento a fare passerella politica, ad inaugurare piazzole che a portare avanti i progetti milionari ed indispensabili da concludere prima dell'apertura dell'anno Santo.

Se per lentezza il pacchetto Giubileo dovesse passar in mano ad un commissario straordinario (di nomina governativa che assumerà i pieni poteri e potrà anche evitare le intricate pastoie burocratiche per un evento di portata mondiale) questi dovrà accelerare non poco, superando le solite magagne burocratiche e mettendo all'opera le migliori intelligenze e competenze del settore real estate.

Aldilà dell'evento sacro c'è da considerare che soltanto per l'Anno Santo sono previsti 32 milioni di arrivi contro i 13 milioni del 2023. Genereranno 105 milioni di presenze per una spesa turistica di 16,7 miliardi di euro (nel 2023 è stata di 9,2 miliardi).

Una delle grandi società multinazionali già informalmente sondate (con sedi in altri 20 Paesi), è la Drees & Summer. Società tedesca specializzata da oltre 50 anni nel gestire progetti di rigenerazione urbana complessa, attiva in Italia da 25 anni (ha festeggiato il quarto di attività nel nostro Paese nel corso del Salone del Mobile di Milano a metà aprile scorso).

“L’intelligenza artificiale ci farà scoprire nuovi mondi”, hanno spiegato i manager del gruppo nel corso della due giorni di eventi milanesi.

In venticinque anni il mondo è letteralmente cambiato e non solo per eventi mondiali come l’attentato alle Torri Gemelle o la comparsa del Coronavirus, ma soprattutto perché la tecnologia ha plasmato la nostra società. Chi ha sempre saputo rimanere agganciato alle novità come Drees & Sommer - azienda specializzata in sviluppo di progetti e nella consulenza strategica nell'ambito del Real Estate - oggi può vantare occasioni e competenze uniche per rigenerare il patrimonio immobiliare pubblico e privato. E ridare nuova vita alle città.

“Noi facciamo project managment da oltre cinquant’anni diffondendoci in tutta Europa. Quando siamo nati in Germania non esisteva questa tipologia di settore e la stessa situazione l’abbiamo riscontrata venticinque anni fa in Italia”, scandisce Oliver Mantinger, managing director di Drees & Sommer. “Siamo stati pionieri di questo mercato, per molti decenni abbiamo dovuto spiegare cosa facciamo e a cosa serviamo e nel corso degli ultimi sette anni sono i clienti che ci contattano e hanno domande molto specifiche sui nostri servizi”.

Una delle grandi novità degli ultimi anni è la declinazione e l'utilizzo dell’intelligenza artificiale, uno strumento che si sta ampliando a vista d’occhio dopo la pandemia e che non ha schivato il mondo del project managing, offrendo piuttosto una serie di opportunità che consentono di notare prospettive che con gli strumenti del passato era impossibile cogliere.

“L’IA è qualcosa di nuovo e da tante opportunità sia per chi deve costruire, come gli sviluppatori, sia per chi fa servizi come noi. È ancora un campo da esplorare. Per i nostri servizi la stiamo già usando e crediamo che il modo in cui lavoriamo cambierà radicalmente – sottolinea Mantinger -. Noi vogliamo essere un driver in questo. Abbiamo un hub a Stoccarda e Berlino per lavorare su piattaforme digitali che utilizzano tools che usufruiscono dell’IA, il tutto per velocizzare il nostro compito, ma anche per dare ulteriori servizi ai nostri clienti”.

Ma non basta la tecnologia- è indispensabile proporsi oggi come realtà sostenibile.

“Con l’esperienza accumulata, la capacità di innovare, la possibilità di avere alle spalle una macchina che approfondisce in maniera molto verticale gli aspetti di expertis. In un mondo dove le velocità sono diverse, in particolare quello italiano, alcuni aspetti sono stati affrontati da decenni all’estero mentre da noi sono sconosciuti – ricorda Gianluca Padula, Head of Sustenability di Drees & Sommer -. Il compito di realtà internazionali come noi è diffondere la cultura delle buone pratiche conosciute e applicate in mercati dove ancora non lo sono. L’Italia è sempre un po’ indietro, ma ciò consente di superare quei passaggi che non trovano il riscontro dell’utente finale. Vanno quindi proposte direttamente le buone pratiche diventate realtà”.