Energia21 Giugno 2022 13:51

Gava: Per aumentare produzione di gas nazionale si può intervenire sulle concessioni in sospensione

"Al fine di ovviare alla situazione geopolitica e di fronteggiare le criticità derivanti dalle conseguenze che il conflitto bellico russo-ucraino potranno comportare sulle forniture di gas naturale, il Governo ha varato diverse misure. Fra queste evidenzia che, con il decreto-legge n.17 del 2022, è stato disposto che anche le concessioni al momento non produttive possono tornare ad esserlo quanto prima al fine di soddisfare il fabbisogno nazionale di gas. In particolare, su direttiva del Ministro della transizione ecologica, che verrà emanata nelle prossime settimane, il gruppo GSE avvierà le procedure per l’approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale, invitando a partecipare a dette procedure i titolari di concessioni di coltivazione di gas, i cui impianti di coltivazione siano "compatibili" secondo il PiTESAI, anche nel caso di concessioni improduttive o in sospensione volontaria delle attività. I concessionari, così, potranno manifestare interesse per dette procedure, comunicando un programma di produzioni per gli anni dal 2022 al 2031, comprensivo anche di eventuali interventi per l’incremento o la ripresa della produzione medesima, da autorizzare entro sei mesi dalla data di avvio dei procedimenti". Lo ha detto la sottosegretaria al Mite Vannia Gava rispondendo a un'interrogazione.

La sottosegretaria ha evidenziato che un pozzo produttivo di idrocarburi, durante il suo periodo di vita, può passare più volte "dallo stato di pozzo erogante a quello di pozzo non erogante e viceversa, e ciò non implica necessariamente che allo stesso sia sempre associata l’esistenza di idrocarburi ancora potenzialmente estraibili. Inoltre, affinché il pozzo sia messo in produzione, sono necessarie determinate operazioni tecniche relative all’allacciamento alla centrale di raccolta e trattamento.Pertanto, in questa fase, il giacimento è da considerarsi produttivo ma non erogante, e in questa casistica rientrano i pozzi di "Argo" e "Cassiopea" di recente rinvenimento, con concessione rilasciata nel 2014, le cui infrastrutture necessarie per la messa in produzione in sicurezza abbisognano delle adeguate finalizzazioni".

Gava ha poi ricordato che un pozzo già in produzione "eroga idrocarburi in quantità sempre più decrescente fino ad esaurimento del giacimento. Ancora, per ottimizzare la produzione, sono necessari interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria che devono essere programmati e autorizzati, e che sono effettuati generalmente su gruppi di pozzi, al fine di minimizzare i costi degli interventi, i quali nel frattempo rimangono nello stato produttivo ma non erogante. Inoltre, specifica ulteriormente che il giacimento, una volta arrivato a fine vita, necessita la rimozione delle infrastrutture, e pertanto viene assoggettato a procedure di chiusura mineraria con il contestuale ripristino finale dei luoghi. Tali procedure devono essere programmate e autorizzate, richiedendo talvolta periodi relativamente lunghi. Anche durante tale periodo il giacimento resta nello stato di pozzo produttivo non erogante, come il caso "Fabrizia 1", richiamato dall’interrogante, i cui pozzi, ricadendo nell’ambito di una concessione oggetto di rinuncia da parte degli stessi operatori, non sembrerebbero in grado di assicurare ulteriore produzione".

In particolare, riguardo la piattaforma monotubolare "Fabrizia 1", ha chiarito che "la società concessionaria ENI nell’ottobre 2020 ha presentato istanza di rinuncia della relativa concessione, che era in scadenza alla fine del 2024; inoltre, la concessione, che comprende anche la monotubolare "Jole 1", è in regime di sospensione della produzione sin dal 2013. Riferisce inoltre che ENI, con istanza del novembre 2016, ha chiesto la sospensione della produzione, autorizzata nel febbraio del 2017; infine, con provvedimento del marzo scorso è stata autorizzata la procedura di chiusura mineraria per entrambe le piattaforme monotubolari. Nel sottolineare che solo una minima parte di pozzi non eroganti è ancora potenzialmente produttiva e che, comunque, necessitano di interventi di manutenzione la cui realizzazione è legata ad autorizzazione, anche di natura ambientale, precisa che i pozzi classificati come "produttivi non eroganti", tecnicamente in condizioni di "shut in", nella loro quasi totalità non sono in grado di entrare in produzione in quanto sono affetti da problematiche tecniche che ne impediscono l’attivazione, oppure in quanto oramai raggiunti dalla tavola d’acqua nel suo spostamento verso l’alto durante la fase di coltivazione del giacimento".

Per quanto concerne la produzione nazionale di gas, Gava ha rilevato che "nel 2020 è stata di 4,42 miliardi di standard metri cubi (Smc), con un decremento dell’11,4 per cento rispetto alla produzione 2019 (4,98 miliardi di Smc), contribuendo per circa il 6,2 per cento al fabbisogno nazionale; nel 2021 la produzione di gas è stata di circa 3,5 miliardi di Smc.
Ritiene opportuno specificare che la gran parte della produzione complessiva di gas nazionale registrata nel 2020 è ascrivibile alle 17 concessioni più produttive che hanno prodotto complessivamente l’81 per cento del totale; la produzione nazionale è concentrata dunque in una ridotta percentuale delle concessioni attive: (circa il 9 per cento delle concessioni attive fornisce oltre l’80 per cento della produzione nazionale)".

Richiamando, infine, il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee - PiTESAI, approvato per individuare un quadro definito di riferimento delle aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale, ha concluso che "un possibile contributo celere all’aumento della produzione di gas nazionale può essere apportato intervenendo sulle concessioni in sospensione della produzione, che abbiano già delle infrastrutture adeguate al riavvio della produzione stessa, salvo eventuali minimi interventi tecnici (non dovendo attendere quindi i tempi autorizzativi e realizzativi necessari per eventuali ulteriori "trivellazioni"). Inoltre, i prezzi e le condizioni di vendita del gas saranno definiti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della transizione ecologica, sentita l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA); ed è previsto che i volumi di gas nazionale prodotto saranno offerti, ai predetti prezzi stabiliti, ai clienti finali industriali, con riserva di almeno un terzo alle piccole e medie imprese", ha concluso.