Energia19 Dicembre 2023 14:39

Eolico, Fabris (Vicepresidente Anev): FER2 va cambiato per sostenere i progetti offshore flottanti effettivamente realizzabili

“L’eolico offshore floating ha bisogno del supporto normativo per poter veramente decollare in Italia ed incrementare così la produzione di energia pulita per concorrere con una quota decisiva agli obiettivi europei in materia di decarbonizzazione. Il Decreto FER2, con poche modifiche, può essere lo strumento ideale per realizzare progetti di grandi dimensioni” – così è intervenuto oggi Mauro Fabris, Vicepresidente Anev e Direttore Rapporti Istituzionali e mercato regolato di Renexia, nel corso del convegno “Le politiche di sviluppo dell’eolico offshore” organizzato dalla stessa Anev.
Fabris ha evidenziato come il vero problema per il comparto dell’eolico offshore floating sia rappresentato dalla mancanza di garanzie circa i tempi autorizzativi dei progetti. Il DM FER2 prevede infatti che per accedere all’asta per le tariffe è sufficiente l’esito positivo della Valutazione Impatto Ambientale (VIA), anche se, secondo i dati in ambito onshore, solo il 20% di questi progetti arriva ad ottenere l’Autorizzazione Unica (AU). Subordinare l’accesso alle gare al conseguimento dell’AU non costituirebbe affatto un appesantimento dell’iter, ma si tratterebbe di un meccanismo virtuoso del processo, in quanto obbliga gli sviluppatori ad analizzare e trovare una soluzione a tutte le possibili criticità del progetto, conferendogli in tal modo solidità e una garanzia di effettiva fattibilità. E la Commissione Via non perderebbe tempo su progetti destinati a non essere realizzati.
“Ottenere l’Autorizzazione Unica è dunque un passaggio indispensabile per impedire che i contingenti in asta vengano bloccati per progetti dalla realizzabilità incerta” - specifica Fabris. “E’ una misura sensata per garantire il raggiungimento degli obiettivi di sistema, in piena armonia con quanto già previsto per l’eolico onshore”.
Infine, Fabris ha sollecitato la necessità di definire le priorità a livello europeo. Se da una parte è impellente accelerare sul percorso di transizione energetica dall’altra bisogna prendere atto che gran parte della componentistica per l’eolico offshore, tra cui turbine e cavi, è disponibile con tempistiche coerenti con il programma di decarbonizzazione solo in mercati extra UE, per questo è impensabile imporre dazi a eventuali importazioni in questa fase. “Applicare tali barriere doganali sarebbe un rischio altissimo per lo sviluppo di un settore così importante. L’Europa decida: o raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione nei tempi previsti o perseguire politiche, a vantaggio di poche industrie europee, inutilmente protezionistiche e autolesionistiche.” chiude Fabris.