Energia15 Luglio 2022 12:29

Ecco cosa ha detto Besseghini alla presentazione della Relazione Arera

"La situazione dell’energia, dell’economia e della nostra società tutta in Europa è radicalmente e drammaticamente cambiata dal 24 Febbraio di quest’anno con la brutale immotivata e condannata aggressione della Russia ad uno stato sovrano, l’Ucraina. L’autunno e il prossimo inverno saranno i momenti più delicati da dover affrontare. Ad oggi non sappiamo quale potrà essere l’evoluzione geopolitica, sappiamo però che i consumi domestici e industriali di gas sono in ripresa e sarà necessario avere le quantità necessarie a sostenere il Paese, attraverso i nostri stoccaggi e nuove rotte di approvvigionamento”. È quanto ha detto il presidente di Arera Stefano Besseghini presentando alla Camera la relazione di Arera.

RISPARMIO ENERGETICO

Per avere più certezze di sostenibilità, allo stesso tempo, abbiamo un altro strumento da applicare da subito: il risparmio energetico. Consumi controllati di energia elettrica e gas significano meno necessità di produzione e meno necessità di importare gas e materie prime. L’Autorità ritiene importante che da subito ci si dedichi alla elaborazione di piani dettagliati con cui affrontare eventuali situazioni di crisi nella fornitura di gas affinché anche la gestione della emergenza veda chiari ruoli, tempi e metodi. Crediamo sia il momento di promuovere con decisione da parte del Governo, di Enea, del GSE degli stessi operatori, campagne informative, vademecum e soluzioni che contribuiscano a risparmiare energia in tutte le sue forme”, ha proseguito.

“Nel corso del 2021 ARERA ha anche portato a termine il primo Quadro Strategico ed elaborato i nuovi impegni per il periodo 2022-2025 che, anche solo a distanza di pochi mesi, pur non perdendo nulla della loro valenza appaiono in una prospettiva diversa. Consapevolezza del consumatore, digitalizzazione dei servizi, attenzione ad una “transizione giusta”, miglioramento delle infrastrutture, dei servizi, della concorrenza, sviluppo delle comunità energetiche per il processo di decarbonizzazione, sono oggi traguardi che devono confrontarsi con prezzi dell’energia mai riscontrati in precedenza, con il manifestarsi di ricorrenti episodi di siccità e una situazione economica in generale peggioramento”, ha aggiunto.

LO SCENARIO ENERGETICO DOPO IL CONFLITTO RUSSIA UCRAINA

“Il 24 Febbraio 2022 è una data già entrata nella storia. Se la condanna della guerra tra Russia e Ucraina è unanime e generalizzata, meno ovvio è lo scenario con cui dovremo confrontarci nel prossimo futuro. Per ora vediamo solo quello che è stato distrutto e quello che resta minacciato. Per capire cosa sarà costruito serve immaginazione e capacità progettuale. È certo che il tema della sicurezza della fornitura ha ripreso centralità, sollecitando i due fronti che, unitamente alla già ricordata riduzione della domanda, possono fornire una possibile soluzione: la diversificazione delle rotte di approvvigionamento ed un deciso impulso allo sviluppo delle rinnovabili. All’esigenza di diversificazione l’Italia ha risposto con un rafforzamento delle rotte esistenti. Si è puntato ad aumentare le quote provenienti soprattutto dall’Algeria e si è creato lo spazio per un maggiore uso di GNL, ma anche la nuova rotta del TAP ha dimostrato tutta la sua rilevanza strategica. Per dare impulso alle fonti rinnovabili si è scelta la via virtuosa della semplificazione. Si è consolidata, nell’azione di governo, la volontà di velocizzare i processi autorizzativi, sia con un rafforzamento delle strutture dedite alle valutazioni, sia con l’identificazione di condizioni facilitanti il processo stesso”, ha aggiunto Besseghini.

Ma le infrastrutture energetiche, rinnovabili incluse, richiedono l’accettazione delle comunità. Non bastano benefici per la nostra comunità nazionale nel suo complesso e spesso neppure compensazioni economiche o progetti di sviluppo territoriale. Certo, l’informazione, il coinvolgimento, la condivisione con le comunità stesse delle logiche e dei benefici dei singoli progetti possono dare risultati positivi, ma appare evidente che la discussione si carichi spesso di rivendicazioni ulteriori. L’impianto o l’opera infrastrutturale vengono catturati da una discussione che prevede schieramenti e tifoserie, elementi che difficilmente si ricompongono nelle logiche stringenti di un’analisi costi-benefici. Un tentativo di risposta viene dalle comunità energetiche, alle quali in questi giorni ARERA fornirà gli elementi regolatori per la definitiva evoluzione operativa. Esse rappresentano un volano alla realizzazione di impianti e un tentativo per rendere le comunità protagoniste di scelte che riguardano il loro territorio. Come queste iniziative si confronteranno con una più ampia visione di sistema energetico, rimane terreno di analisi”, ha detto Besseghini. “Ad una progressiva integrazione a livello sovranazionale delle strutture di mercato, dei servizi e, più recentemente, delle strategie di sicurezza dell’approvvigionamento, affiancheremo una articolazione dei sistemi di generazione e consumo in raggruppamenti su scala minore”.

“Il venire meno della prevalenza della rotta russa avrà in prospettiva due esiti principali, da una parte l’inserimento del nostro paese (ma in realtà di tutta l’Europa) nella dinamica internazionale del mercato del GNL, dall’altra un recupero della valenza strategica della nostra presenza nel contesto europeo e Mediterraneo – ha proseguito Besseghini -. In ambito europeo ARERA - anche in virtù della Presidenza di ACER (l’Agenzia di cooperazione fra i regolatori europei dell’energia) e della partecipazione attiva al Consiglio europeo dei regolatori - ha svolto un ruolo di primo piano nel monitoraggio dell’impatto della crisi energetica nei diversi paesi europei e nell’analisi dei conseguenti interventi adottati dai rispettivi governi. D’altra parte, assume crescente rilievo l’attenzione che ARERA ha sempre posto al dialogo tecnico ed istituzionale con le corrispondenti strutture degli altri paesi del Mediterraneo. Né è testimonianza la costante collaborazione con Algeria, Marocco, Egitto, Israele e l’azione propulsiva di ARERA nell’ambito di MEDREG, l’associazione dei regolatori dell’energia nel Mediterraneo, ma anche la recente attività di coordinamento fra i regolatori dei Paesi aderenti all’East Mediterranean Gas Forum.Una comunità di persone che, attraverso lo scambio di competenze, riesce a condividere una comune visione dello sviluppo energetico dell’area”.

La Commissione Europea ha affidato ad ACER di valutare la bontà del disegno di mercato, sia alla luce della perdurante situazione di prezzi eccezionalmente elevati, sia con riferimento all’obiettivo di raggiungere la piena decarbonizzazione al 2050. È bene ricordare come quello europeo sia il più grande mercato elettrico a livello mondiale, con una struttura frutto di un complesso insieme di regole, introdotte in oltre vent’anni dall’avvio del processo di liberalizzazione. ACER, come la maggior parte degli analisti, identificando la radice del problema dell’aumento dei prezzi nel funzionamento del mercato del gas e in particolare in una serie di circostanze che hanno determinato un significativo squilibrio della domanda e dell’offerta di gas naturale, non ha tuttavia nascosto luci ed ombre dell’attuale disegno del mercato elettrico.Da una parte è innegabile che il modello di mercato abbia funzionato in tempi “ordinari”, soprattutto se integrato dalla capacità di dare segnali di lungo termine (ad esempio attraverso l’attivazione di mercati per la remunerazione della capacità), d’altra parte va riconosciuto che in situazioni straordinarie come quelle che si stanno vivendo è necessario prevedere interventi altrettanto straordinari, in grado di limitare le forti oscillazioni del costo dell’energia per i clienti.Questo dovrebbe avvenire rinforzando il livello di integrazione dei mercati e delle infrastrutture energetiche europee, nonché sviluppando la liquidità del mercato di lungo termine e l’efficacia degli strumenti di copertura dal rischio prezzo, ma anche guardando a soluzioni sperimentate al di fuori dell’Unione Europea. Il potenziamento delle interconnessioni, l’ulteriore integrazione dei mercati di bilanciamento, il rafforzamento dei meccanismi di solidarietà appaiono le contromisure di medio periodo, sulle quali poggiare una aumentata estrazione di efficienza dai nostri sistemi energetici alle sollecitazioni esterne”; le parole del presidente di Arera.

IL PRICE CAP

Per quanto riguarda il price cap “lo specifico contesto iberico è sostanzialmente irreplicabile in altri singoli Paesi, stante il fatto che il principale effetto secondario del meccanismo, la crescita della generazione da fossile per soddisfare la richiesta delle esportazioni (a carico del consumatore spagnolo), avrebbe effetti assai più impattanti. Inoltre, in un mercato come quello italiano, esso potrebbe mettere a rischio la sicurezza delle forniture, nel caso portasse ad una contrazione delle importazioni dai paesi confinanti.Rimane però aperta la domanda su quale sarebbe la praticabilità di questo approccio su ampia scala, coinvolgendo il mercato elettrico europeo nel suo complesso, limitando quindi il segnale di prezzo complessivo trasferito al consumatore europeo. C’è grande attesa per un possibile nuovo intervento della Commissione, relativamente all’identificazione di strumenti in grado di offrire risposte immediate all’ulteriore impennata dei prezzi di quest’ultimo periodo.I temi rilevanti saranno proprio interventi di mitigazione dei costi nel mercato elettrico e del gas e, presumibilmente, una accelerazione sulla possibile implementazione di un cap al prezzo del gas”.

LA QUESTIONE PREZZI DELL'ENERGIA

“Da giugno 2021 che i prezzi hanno cominciato a salire, che i governi (primo tra tutti quello italiano) hanno cominciato ad intervenire con azioni via via più intense a supporto dei consumatori e che è stata rivolta una grande attenzione ai limiti, veri o presunti, del meccanismo di funzionamento del settore energetico.Credo si possa trarre una prima conclusione di lavoro: nell’affrontare un settore complesso ed articolato come quello energetico una condizione necessaria, forse non sufficiente ma certamente necessaria, è quella di un forte coordinamento (anche internazionale) delle decisioni. La collaborazione tra i diversi attori coinvolti nel processo di costruzione delle decisioni diventa un valore assoluto, stante la complessità del settore e il livello di integrazione raggiunto dal mercato interno dell’energia. Una complessità che non deve essere un freno all’azione, ma l’elemento intorno al quale ricomporre i diversi interessi, spesso confliggenti, che caratterizzano gli attori del settore”, ha affermato Besseghini. “Gran parte della regolazione ha dimostrato di saper ben coniugare stabilità delle norme e reattività al cambiamento, cercando un approccio sempre più resiliente. Anche in questa crisi dei prezzi, il continuo ascolto degli operatori, dei consumatori e delle loro associazioni, ha permesso di attivare aggiustamenti della regolazione, per renderla più aderente alle mutate condizioni di contesto. Eppure, sarebbe importante sviluppare una regolazione (appunto una regolazione resiliente) che fosse in grado di possedere già al proprio interno le regole e le modalità per attuare questi cambiamenti. Un obiettivo certamente complesso, ma in fondo riconducibile ad un diverso atteggiamento nella definizione delle norme, ad esempio facendo sì che la regolazione sia costruita in maniera da adeguarsi dinamicamente ai mutamenti, anche repentini, del contesto di riferimento. Nel corso di quest’anno, in numerose occasioni, questi concetti si sono sostanziati e - pur non facendolo singolarmente - mi corre l’obbligo di ringraziare tutte le istituzioni centrali e locali con le quali si è avviato un dialogo costruttivo.Un dialogo che ha spesso richiesto all’Autorità di interpretare il proprio ruolo in una visione sostanzialistica, nel convincimento che il risultato finale, soprattutto quando orientato alla tutela del consumatore, dovesse prevalere”.

“Al tempo stesso, proprio in applicazione dello stesso principio di leale collaborazione, non si può non rilevare come siano sempre più numerosi i casi in cui l’indipendenza del regolatore viene incisa in maniera non grave ma diffusa, con norme che intervengono direttamente sull’autonomia organizzativa e gestionale di ARERA, senza tenere nel giusto conto la specificità della regolazione nell’ambito più generale della Pubblica Amministrazione.L’autonomia del regolatore è il presupposto per la costruzione, negli anni, di un assetto di competenze in grado di esercitare con piena consapevolezza quel delicato equilibrio tra la teorica tecnicalità e la specifica pratica della regolazione”.

I CONTRATTI ENERGETICI

“Il mercato all’ingrosso dell’elettricità è diventato protagonista delle cronache, tanto che il sistema del prezzo marginale è spesso affrontato anche da non addetti ai lavori. L‘aspetto più critico è solitamente legato alla comprensione del perché fonti con costi di generazione diversi debbano ricevere remunerazioni identiche. Questo ha portato, da un lato al riaffacciarsi del dibattito sui meccanismi di remunerazione al prezzo offerto (pay as bid) nell’ipotesi – semplicistica – che il passaggio a tale meccanismo possa determinare un migliore allineamento tra i ricavi ed i costi dei produttori, dall’altro sono emerse suggestioni di segmentazione del mercato per tecnologia – rinnovabili e fossili – o per area geografica – mercati nazionali e non. Segmentazioni di difficile implementazione e potenzialmente inefficienti.Il disegno del mercato, tuttavia, può e deve essere migliorato, uscendo dalle logiche di intervento emergenziale per garantire che i ricavi di ciascun produttore siano commisurati ai propri costi. Strumenti quali i contratti per differenza o i PPA possono contribuire a questo obiettivo. Il dato di novità è certamente che alla crescente disponibilità di fonti rinnovabili nei mix energetici, non si richiede più solo un contributo alla decarbonizzazione, ma anche un contributo alla riduzione dei costi finali sostenuti dai consumatori”.

“Il Governo italiano, in questa prospettiva, ha affidato ad ARERA ed al Ministero della Transizione Ecologica uno strumento prezioso per un più corretto inquadramento delle dinamiche di mercato: l’analisi dei contratti di importazione del gas nel nostro Paese. È emersa la sostanziale scomparsa dagli asset strategici del nostro Paese (ma è facile assumere che la situazione sia generalizzata a tutta l’Europa) dei cosiddetti contratti di lungo termine. Perlomeno è chiara la scomparsa dei meccanismi di stabilità del prezzo su periodi medio lunghi. La pressoché totalità dei contratti registra meccanismi di indicizzazione ai mercati spot del gas. I meccanismi di adeguamento automatico, ma anche le frequenti rinegoziazioni annuali nonché la presenza di clausole che garantiscono ai paesi fornitori la possibilità di invocare revisioni straordinarie del prezzo, fanno sì che i contratti rappresentino un elemento di garanzia dei volumi forniti ma non di prezzo, se non nel breve periodo”.

LA COPERTURA DEL RISCHIO

“Il secondo elemento emerso è la rilevanza degli strumenti di copertura del rischio, posti in essere dalle società di importazione. Un elemento certamente noto nei suoi tratti generali, emerso in queste prime valutazioni, che richiederà specifici approfondimenti per indentificare modalità corrette per la sua valutazione nelle scelte regolatorie e/o normative conseguenti. Questo in particolare per la necessità non solo di apprezzarne gli effetti di carattere generale, ma la puntualità dei meccanismi ed il loro effettivo impatto nella determinazione di un possibile costo di approvvigionamento. Nella fase attuale, la difficoltà dei venditori ad approvvigionarsi di gas naturale potrebbe avere come conseguenza, per alcuni, il trovarsi nell’impossibilità di onorare i propri contratti di fornitura con i clienti finali. Un fenomeno da monitorare perché ne deriverebbe un significativo incremento, in primo luogo, del servizio di default trasporto e successivamente delle attivazioni dei servizi di ultima istanza di gas naturale (FUI e Default distribuzione). Ciò è già avvenuto nel corso dell’ultimo trimestre 2021 e all’inizio dell’anno corrente, con un livello di volumi serviti in tali servizi di ultima istanza molto maggiori rispetto ai numeri ben più contenuti registrati negli anni passati.L’Autorità ritiene necessario rivalutare le modalità di erogazione di tali servizi per tenere conto delle mutate condizioni, oppure definire azioni per permettere che tali servizi continuino ad avere il ruolo residuale per cui sono stati definiti, limitando i disagi per i clienti finali derivanti da cambi di assetti di fornitura e da maggiori costi”.

L'ALBO DEI VENDITORI

“Dopo una lunga gestazione è finalmente giunto in approvazione l’elenco dei soggetti abilitati alla vendita di energia elettrica: ora va strutturato nel più breve tempo possibile”, ha proseguito Besseghini. “In Italia sono presenti, nel settore elettrico, più di 800 venditori, con moltissimi soggetti piccoli affiancati a pochi operatori molto grandi. Alcuni piccoli venditori mantengono tale dimensione in quanto si rivolgono a mercati di nicchia particolari, ma sembra anche emergere come risulti difficile il salto dal servire pochi clienti a servirne un numero medio/grande. L’elenco venditori solleciterà un consolidamento di questo segmento (attraverso, ad esempio, il livello minimo di capitale sociale versato), fornendo un quadro chiaro degli operatori affidabili attivi nel mercato libero. Naturalmente, tutte le azioni descritte sono volte in ultima istanza a preservare la sostenibilità dei costi dell’energia per i consumatori domestici e la competitività dei settori industriali. Ad oggi appare non evitabile un alto livello di prezzi, almeno nel breve-medio termine e di costi per tutto il sistema energetico. Sin dal giugno del 2021 si sono susseguiti con cadenza trimestrale, in coincidenza agli aggiornamenti dei prezzi da parte dell’Autorità, interventi via via più ampi da parte del Governo per ridurre prima e poi azzerare per tutti i clienti, famiglie e imprese, una parte importante della bolletta, ossia gli oneri generali di sistema”.

“L’intensità delle risorse che è stato necessario porre a schermo dei consumatori e delle imprese in questa fase, deve ormai fare i conti con uno scenario di consolidamento dei costi e mostra quindi in tutta evidenza la sua insostenibilità nel lungo periodo. Un intervento che aveva piena giustificazione in presenza di un fenomeno che ci si attendeva transitorio e sosteneva anche il razionale di un intervento ad ampio spettro deve ora necessariamente cedere il passo a meccanismi più selettivi. Aiuti che, se modulati su indicatori di consumo energetico, non sempre possono descrivere a pieno la condizione reddituale del consumatore e rischiano di dare risultati inefficienti o, al contrario, di non raggiungere chi ha effettivamente necessità di sostegno. L’equazione basso consumo-indicatore di basso reddito è spesso non verificata. Gli indicatori della condizione economica delle famiglie si sono dimostrati più efficaci e di questi si possono modificare le variabili, al fine di rafforzare le politiche di sostegno per quelle fasce di consumatori non tradizionalmente destinatarie di interventi ma che oggi necessitano un supporto, in questa situazione delicata”.

I BONUS SOCIALI

“Nel 2021 e per la prima volta dalla introduzione del meccanismo dei bonus ai cittadini è bastato compilare per qualunque motivo la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), ai fini dell’ISEE, per ottenere la prevista riduzione sulla spesa direttamente in bolletta, superando il vecchio meccanismo di bonus su richiesta che negli anni aveva di fatto limitato gli sconti solo a un terzo dei potenziali beneficiari. Ad oggi per 2,5 milioni di nuclei familiari aventi diritto, in base all’ISEE, ai bonus sociali per l’elettricità e per 1,4 milioni che fruiscono del bonus gas, gli incrementi tariffari sono stati sostanzialmente compensati a partire dall’ultimo trimestre 2021; in altre parole queste famiglie pagano bollette non dissimili da quelle di giugno 2021.Non solo. Nel corso del 2022 il Governo ha stanziato le risorse che hanno permesso all’Autorità di confermare il potenziamento dell’ammontare del beneficio economico e di estenderlo a un numero maggiore di famiglie in difficoltà, grazie all’innalzamento del livello limite ISEE per l’accesso, passato da 8.265€ a 12.000€, 20.000€ se famiglie con più di 3 figli.Le famiglie beneficiarie, informate e sollecitate anche con una comunicazione mirata da parte dell’Autorità attraverso i social network e la stampa, sono così diventate oltre 3 milioni per il bonus elettrico e oltre 2 milioni per il bonus gas”.

“Il crescente impatto che i costi dell’energia hanno sulle economie familiari richiede, ora più che mai, iniziative per contenere condotte commerciali aggressive da parte dei venditori e il rischio di scelte non pienamente ponderate da parte dei clienti. Di fronte a comportamenti scorretti, che cercano di sfruttare l’incertezza del momento e spingere all’urgenza dell’azione, è utile usare gli strumenti già predisposti dalle Autorità e acquisire consapevolezza per far valere propri diritti. Per questi motivi ha preso il via proprio in questi giorni “DIFENDITI COSI’”, la prima campagna di comunicazione organizzata da due Autorità insieme: Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e ARERA - per fornire ai consumatori consigli e informazioni per difendersi dall’insistenza o dalla scorrettezza di alcuni call center”, ha detto Besseghini.

IL REGIME DI TUTELA E QUELLO LIBERO

“In questo contesto di emergenza prosegue con attenzione il percorso verso il superamento delle tutele di prezzo per le famiglie. Traguardato il termine del regime di maggior tutela elettrico per le piccole imprese nel giugno 2021 (accompagnate verso il mercato libero con il servizio a tutele graduali di cui torneremo a parlare più avanti) le prossime tappe riguarderanno, sempre per la fine tutela nell’elettrico: a gennaio 2023 le microimprese e artigiani e a gennaio 2024 i domestici. Un calendario (che per l’elettrico coinvolge circa 11,2 milioni di consumatori domestici e circa 1,7 milioni non domestici e per il gas circa 7 milioni di domestici) fissato dalle norme vigenti, ma che è divenuto anche un rinnovato impegno per il Paese, con il suo inserimento negli obiettivi del PNRR.A gennaio 2023 è prevista anche la fine della tutela per i domestici gas. Un passaggio meno complesso, stante l’assetto del servizio di tutela in questo settore, ma rispetto al quale ARERA ha già più volte segnalato l’opportunità di un rinvio della data, al fine di rendere contestuale la fine dei servizi nei due settori. È probabile, infatti, che possa ingenerarsi confusione tra le diverse scadenze, creando spazi per una eccessiva pressione commerciale verso i consumatori”.

“In vista della prossima scadenza di gennaio 2023, l’Autorità ha già predisposto la disciplina del servizio a tutele graduali destinato alle microimprese, a partire dalla regolazione dell’omologo servizio per le piccole imprese ma adattandola alle caratteristiche di questa nuova platea di clienti finali numericamente molto più ampia (più di 1 milione e mezzo) e con caratteristiche di consumo più simili a quelle dei clienti domestici. Anche questa volta si ricorrerà alle aste per l’assegnazione del servizio, anche in considerazione della dimostrata efficacia di tale strumento al fine di garantire parità di trattamento tra gli operatori del mercato ed esiti potenzialmente vantaggiosi per i clienti finali. Non si può tuttavia escludere che l’attuale contesto di forte volatilità dei prezzi di mercato e di incertezza sull’andamento dei mercati possa avere delle ricadute sugli esiti delle suddette procedure”.

I CAMBI DI CONTRATTO

“Di nuovo per il buon esito del processo di liberalizzazione, saranno essenziali le campagne di comunicazione con la partecipazione di tutte le istituzioni coinvolte e con una selezione accurata dei destinatari e dei messaggi. Nel 2021, come negli anni precedenti, si conferma un progressivo e costante accesso dei clienti finali al mercato libero, tanto che alla fine dell’anno poco più del 60% dei domestici elettrici e il 71% degli altri clienti connessi in bassa tensione hanno scelto di essere serviti da un fornitore nel mercato libero. Questi dati trovano coerenza anche per il settore del gas naturale, dove a fine anno più del 60% dei domestici risulta servita nel mercato libero. Le dinamiche di cambio fornitore, da e per il servizio di tutela e nell’ambito del mercato libero, registrano tassi superiori rispetto all’anno precedente: il 17% dei domestici elettrici, il 12,4% dei domestici gas e il 21% degli altri clienti in bassa tensione ha scelto nel 2021 di cambiare fornitore con tassi di rientro in tutela sempre marginali”.

“È naturalmente difficile trarre conclusioni sulle ragioni, ad esempio, dell’aumento del tasso di uscita dalla maggior tutela. Almeno in una prima fase può aver giocato un ruolo la promozione del principale servizio acquisito nel passaggio al libero, il servizio a prezzo fisso, ritenuto preferibile se non più conveniente rispetto alle dinamiche di un prezzo di tutela evidentemente influenzato dalle forti turbolenze del mercato all’ingrosso sui cui ci siamo già a lungo soffermati.La consueta analisi dei costi dell’energia risente naturalmente della particolare situazione del 2021. Il repentino aumento dei prezzi all’ingrosso ha comportato un significativo aumento dei costi dell’energia per il mercato tutelato, soprattutto nel secondo semestre dell’anno. Costi che hanno raggiunto e superato molte delle offerte del mercato libero a prezzo fisso già sottoscritte. Naturalmente sarà rilevante l’evoluzione delle offerte in questa fase, con un mercato che già oggi sconta una significativa riduzione delle offerte a prezzo fisso e, a volte, rescissioni anticipate dei contratti”.

Anche nel 2021, come nel periodo precedente, la maggior parte dei clienti domestici che sono passati al mercato libero ha sottoscritto contratti a prezzo fisso (più del 90%). Dalle analisi più recenti emerge che l’80% delle offerte fisse è risultato meno conveniente della maggior tutela. Per i pochi clienti domestici che, invece, hanno sottoscritto offerte a prezzo variabile, nel 67% dei casi si è osservato un maggior costo rispetto al servizio di tutela. Questi dati testimoniano che il passaggio dai servizi di tutela al libero mercato, spesso non si traduce in un vantaggio economico per il cliente finale. La causa di queste scelte è da ricercare, probabilmente, nella pressione di un marketing aggressivo, che spesso fa leva su informazioni non corrette, e in un ruolo ancora prevalente dei principali operatori storici”.

“I bonus sociali energia, consolidati nell’allargamento della platea dei beneficiari ed al netto degli elementi di sostegno all’aumento della componente energia, dovrebbero in ogni caso continuare ad essere finanziati attraverso la fiscalità generale, affinché – come tutte le politiche sociali – non passino attraverso la bolletta di altri consumatori ma siano sostenuti dalla collettività nel suo complesso. Nella situazione odierna, il loro necessario potenziamento rischia di divenire in futuro un peso insostenibile per le bollette di chi non percepisce il bonus. Il secondo è nella considerazione per cui sia opportuno spostare in modo strutturale gli oneri di sistema nella fiscalità generale, anche alla fine della fase emergenziale. Le misure straordinarie del Governo degli ultimi trimestri di fatto sono state un’anticipazione di questa scelta e ne hanno dimostrato le grandi potenzialità in termini di benefici in bolletta per i consumatori ma anche di semplificazione dell’intero processo di esazione per l’intera filiera del settore.Anche i ministri dell’economia riuniti per l’Eurogruppo, qualche giorno fa, hanno ribadito come le misure di sostegno al reddito siano, “in linea di principio, preferibili alle misure dei prezzi”.

“A questo proposito parrebbe in ogni caso opportuno anche consolidare la scelta di destinare stabilmente i proventi delle aste della CO2 agli oneri generali di sistema. La fase emergenziale che il settore energetico sta affrontando non ha fatto venir meno l’impegno della regolazione sul versante infrastrutturale, ossatura del settore e potenziale traino per l’innovazione e lo sviluppo di soluzioni a maggiore efficienza”.

IL SETTORE IDRICO

“Il settore idrico è caratterizzato dalla contraddizione di emergenze storiche, emergenze che non dovrebbero neanche definirsi tali, vista la loro ripetitività e prevedibilità. Siccità e scarsa disponibilità dell’acqua continuano ad alternarsi con regolarità a dissesti idrogeologici provocati dalle alluvioni. L’Italia non può certo essere annoverata tra i Paesi poveri d’acqua. Né in termini di fonti, né in termini di precipitazioni. Fonti talvolta intrinsecamente deboli perché, appunto, legate alla forte variabilità delle precipitazioni e quindi esposte alle condizioni di grave siccità come quelle che stanno caratterizzando questo periodo. La portata dei cambiamenti in atto richiede, da un lato, di valutare in modo innovativo le scelte tradizionalmente adottate per la garanzia degli approvvigionamenti idrici e, dall’altro, di riconsiderare – rafforzandone efficacia ed efficienza - gli strumenti gestionali e le scelte di utilizzo di una risorsa la cui disponibilità, per quantità e per qualità, risulta sempre più un obiettivo da conseguire, che una certezza su cui far affidamento. Proprio la vastità di questi mutamenti ha indotto, da tempo ormai, il nostro Paese a richiedere alle molteplici Amministrazioni dotate di competenza in materia di risorse e di servizi idrici, una forte collaborazione per la definizione di policy sempre più efficaci, ferme restando le competenze e le responsabilità di ciascuna Istituzione”.

“Qualche giorno fa il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, in audizione in Senato, ha ricordato la parcellizzazione degli attori coinvolti e degli enti gestori delle risorse idriche. Siamo in molti, noi compresi. Mims-Mite-Mipaaf-ARERA- Autorità di Distretto dei bacini idrografici-Regioni- ambiti territoriali e enti locali. Solo per elencare i maggiori. Ciascuno con i suoi compiti, certamente svolti al meglio, ma con una debolezza intrinseca dovuta alla stessa segmentazione delle competenze. Rispetto al panorama di alcuni Paesi europei che da decenni investono sulle loro reti idriche siamo oggettivamente in ritardo. Con specifico riferimento alle perdite idriche, in Italia, con riguardo al settore regolato dall’Autorità, il valore risulta mediamente di poco superiore al 40%, con differenze territoriali importanti. A fronte di un dato ancora insoddisfacente, vale la pena notare che, da 10 anni a questa parte anche nel nostro Paese le cose vanno progressivamente migliorando. Il lavoro di ARERA ha fornito quel quadro di stabilità tecnica e normativa di cui i gestori e i finanziatori avevano bisogno. Negli ultimi 10 anni gli investimenti sono quadruplicati passando da circa un miliardo del 2012 ai quattro odierni, in uno sforzo congiunto svolto dai gestori e dalle amministrazioni competenti che ha permesso di raggiungere il valore di 66€/abitante-anno”.

“L’analisi del fabbisogno di investimenti (al lordo dei contributi) per il periodo 2020-2023, a livello nazionale, conferma gli sforzi dei gestori per il contenimento delle perdite idriche. Tali investimenti assorbono circa il 22% del fabbisogno totale del campione per il quadriennio 2020-2023, facendo registrare un lento ma costante miglioramento delle perdite, con il passaggio dal 43,7% del 2019 all’odierno 40,7%. Sforzi nel settore acquedottistico che - seppur di impatto minoritario in relazione al totale delle estrazioni per i diversi usi (civile, manifatturiero e agricolo) - contribuiscono a mitigare il fabbisogno complessivo della risorsa e suggeriscono lo sviluppo di analoghi approcci negli altri settori di impiego. Un lento miglioramento, pochi punti percentuali, relativo ad investimenti effettuati in prevalenza nel Centro e nel Nord. Continua ad esistere quel water service divide che evidenziammo fin dalla prima relazione di questo collegio”.

“Nel Luglio del 2021 l’Autorità ha presentato una specifica segnalazione al Governo e Parlamento, su questo divario territoriale, chiedendo un intervento urgente per attivare al più presto una gestione industriale nelle aree del Sud prive di affidamento. La nostra proposta era quella di assegnare un termine perentorio agli enti d’ambito e poi alle regioni, per effettuare un affidamento ai sensi di legge. Decorsi questi termini era stato proposto che la gestione del servizio idrico venisse affidata ad aziende di Stato a controllo interamente pubblico per 4 anni. Il tempo però nel frattempo passa e oggi, confermando la bontà di quella impostazione, quello che forse sarebbe necessario, peraltro alla luce della perdurante inerzia nella quasi totalità dei contesti considerati, è un ulteriore riduzione dei tempi, ovvero l’adozione di soluzioni strutturali rafforzate, che appaiono azioni non più rinviabili al fine di giungere rapidamente alla configurazione di gestioni dotate, su tutto il territorio nazionale, delle necessarie capacità organizzative e realizzative.Il servizio idrico è stato misurato per la sua qualità tecnica e giudicato, attribuendo premi e penalità ai gestori, per risultati raggiunti e consolidati nel 2018 e 2019”.

“Misurare i consumi, mirare alla singolarizzazione dei contatori, portare ordine in una giungla di comportamenti diversificati, è un obiettivo ambizioso ma irrinunciabile. Misurare correttamente il consumo è un dovere e un diritto ed è l’unica strada da perseguire, con l’attivo contributo dei gestori, degli amministratori di condominio, dei singoli utenti. Come evidenziato in apertura del paragrafo, la scarsità della risorsa idrica rende improcrastinabili gli investimenti lungo tutta la filiera. Risulta, inoltre, opportuno cogliere le potenzialità del riuso della risorsa, ad esempio attraverso il ricorso al riutilizzo delle acque reflue. Dall’analisi dei dati raccolti per l’anno 2021, riferiti ad un campione pari al 67,3% della popolazione residente ISTAT, in termini assoluti il volume complessivo di acque reflue depurate è risultato pari a 4,48 miliardi di metri cubi, il volume complessivo destinabile a riutilizzo è risultato circa pari a 814 milioni di metri cubi e il volume complessivo destinato effettivamente a riutilizzo è risultato pari a 177 milioni di metri cubi”.

Con un potenziale del 18% di reflui destinabili al riuso, solo il 4% circa è effettivamente riutilizzato. Con l’approvazione del MTR-2 (in vigore dall’inizio di quest’anno) l’Autorità ha ampliato il perimetro di controllo delle filiere rispetto al primo metodo tariffario (MTR), introducendo la regolazione delle tariffe di accesso agli impianti di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani. Un metodo che premia il ricorso ad impianti di trattamento che valorizzino i rifiuti e penalizza il conferimento in discarica. Risulta evidente che l’attenzione posta dall’Autorità si è concentrata sulle strutture impiantistiche in grado di completare, in modo efficace, il ciclo dei rifiuti nei territori esaminati, attribuendo, ad esempio, agli impianti di trattamento meccanico e meccanico-biologico unicamente un ruolo di transizione verso il vero e proprio impianto di smaltimento o di recupero. Con riguardo alle citate annualità sono state trasmesse all’Autorità, rispettivamente, circa 6.300 e 5.700 proposte tariffarie (riferite ad oltre l’80% della popolazione nazionale) da parte di circa 3.000 ETC. Al 22 aprile 2022, risultano iscritti all’Anagrafica Operatori dell’Autorità 7.843 soggetti, con un incremento rispetto all’anno precedente di oltre 370 nuovi soggetti iscritti, di cui 7.608 iscritti come gestori nell’86,5% dei casi accreditati come Enti Pubblici e nel 13,5% come gestori aventi diversa natura giuridica. A conferma della significativa parcellizzazione del servizio, l’analisi del numero e della tipologia di attività svolta da tutti i gestori iscritti mostra inoltre che, nella maggioranza dei casi (68,6%), i soggetti risultano accreditati per una singola attività, cui seguono quelli accreditati per due o più attività (29,2%), mentre una percentuale molto inferiore (2,1%) risulta accreditata per tutte le attività del ciclo”.

I RIFIUTI

“In relazione alla formazione dei prezzi di conferimento dei rifiuti di origine urbana, si evidenzia che per buona parte del territorio nazionale sono definite tariffe amministrate a livello regionale o dall’Ente di governo dell’Ambito di competenza dell’impianto, anche se nel Nord del Paese le tariffe sono liberamente definite dal gestore dell’impianto. Il prezzo di conferimento dichiarato dai gestori del panel è estremamente variabile da impianto a impianto e viene indicato da un minimo di 84 €/tonnellata a un massimo di 191 €/tonnellata; a livello di macroarea si registra invece un prezzo medio di conferimento di 105 €/tonnellata al Nord, e 113 €/tonnellata al Centro e al Sud. Anche nel 2021 l’attività di enforcement e tutela del consumatore ha rivestito un ruolo rilevante a garanzia dell’attuazione della regolazione. Controlli e ispezioni effettuati presso i soggetti regolati hanno portato a contestazioni per infrazioni pari a 18,2 milioni di euro. In particolare, le contestazioni hanno riguardato gli sconti a favore delle imprese energivore e il rispetto delle regole a difesa del consumatore da parte dei venditori di energia e gas. In tali attività la collaborazione con la Guardia di Finanza, avviata nel lontano 2003, si è confermata positiva e fruttifera. L’attività sanzionatoria di Arera, per i casi di violazione della regolazione, è stata estesa ai servizi ambientali, con l’avvio e la chiusura dei primi procedimenti in materia di rifiuti urbani e telecalore. In ragione dell’aumento delle specifiche competenze settoriali dell’Autorità è stato firmato proprio nei giorni scorsi un Protocollo di Intesa anche con l’Arma dei Carabinieri con particolare riferimento all’attività nel settore rifiuti, settore per il quale l’Arma opera con il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e la Transizione Ecologica. Lo Sportello per il Consumatore Energia e Ambiente ha rafforzato le proprie attività, che erano proseguite efficacemente anche nei più difficili periodi di lockdown. Nel 2021 oltre 600.000 cittadini, numero in forte aumento rispetto al 2020, hanno utilizzato il call center dello Sportello per avere informazioni sui bonus sociali energia e idrico, sui propri diritti, sulla regolazione settoriale, sugli strumenti di risoluzione delle controversie; gli indici di soddisfazione degli utilizzatori sono risultati molto elevati”.

“La forte crescita del costo medio della bolletta accresce l’importanza di sedi di risoluzione delle controversie. Poco più di 20.400 sono state le domande ricevute dal Servizio Conciliazione, con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente. Le parti hanno raggiunto un accordo risolutivo della controversia nel 70% delle procedure concluse, impiegando in media 58 giorni, evitando così un dispendioso ricorso al giudice o, addirittura, la rinuncia a far valere la propria pretesa. È pari a oltre 11 milioni di euroil beneficio complessivo a favore dei consumatori, ossia il beneficio economico (es. rimborsi, ricalcoli, rinuncia a spese o interessi, ecc.) ottenuto mediante gli accordi. Il tasso di soddisfazione dei consumatori si conferma molto elevato, pari al 95%”.

 

I DATI DELLA RELAZIONE ARERA