Energia21 Dicembre 2023 15:57

Dl Energia, cosa dicono Regioni, Energia Libera, Federesco, Ansaldo Energia e nucleare, Coldiretti e Gse sul provvedimento

“Il giudizio complessivo è positivo per lo sforzo normativo per incrementare l’indipendenza nazionale” ma “come Regioni abbiamo trasferito delle proposte emendative sulla costituzione di un fondo per il ristoro alle Regioni che avranno la capacità di raggiungere gli obiettivi in termini di rinnovabili”. Così Anita Pili, assessore sardo ma in veste di responsabile della Conferenza Stato-Regioni in Commissione Attività produttiva della Camera nell’ambito del ciclo di audizioni sul Dl Energia. Salvatore Pinto di Energia Libera, intervenuto subito dopo, si è concentrato invece sulle misure per promuovere l’autoproduzione di energia rinnovabile nei settore energivori: “Noi su questo vogliamo sottolineare l’inserimento e l’esplicitamento del ruolo del grossista in maniera tale che l’approvvigionamento da fonti rinnovabili possa avvenire con un grossista e fare dei Ppa a lungo termine con dei fornitori”. Altro punto sottolineato riguarda i benefici delle Garanzie d’origine “perché riteniamo che chi ne beneficia sia anche il soggetto che deve restituire quanto dovuto”. Sull’articolo 4 sugli incentivi alle regioni “vorremmo sottolineare che così com’è il decreto penalizza chi investe sugli impianti”. Sulle infrastrutture di Terna, “in assenza di vincoli ambientali e paesaggistici oggi la realizzazione di queste infrastrutture può essere condotta solo con il rilascio di inizio lavori, auspichiamo che i casi in cui si debba ricorrere all’autorizzazione unica siano veramente al minimo”. Infine, sul mercato libero, “riteniamo che si debba andare verso la liberalizzazione in una logica di sviluppo”.

“Il nostro Paese deve attuare una riforma strutturale in ambito energetico ed edilizio a favore di cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione e il modello ESCo può supportare questo processo”, è inveceo il messaggio lanciato da Federesco – Federazione Nazionale delle Energy Service Company – durante l’audizione informale alla Camera davanti alla Commissione Ambiente e alla Commissione Attività produttive. Il Dl presentato dal Governo, recante disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, dovrebbe essere potenziato dalla maggiore centralità delle Energy Service Company, con un progetto di investimenti di lungo periodo e con la creazione di una realtà industriale sostenibile e verde. Anche in vista degli interventi previsti dalla nuova Direttiva RED III e dalla Direttiva europea sul Green Building, le società di servizi energetici sono in grado di garantire a costo zero la valorizzazione degli edifici e verifiche di performance chiare e precise. “Abbiamo sottolineato ancora una volta come le ESCo possano fare la differenza – ha commentato il Presidente Ferrari al termine dell’audizione –. Diversi sono gli interventi che possono essere attuati, dall’efficienza per gli edifici all’aumento degli impianti rinnovabili, così da ottenere costantemente benefici per l’ambiente, l’economia e dal punto di vista sociale”.

Per Fabrizio Fabbri, ad di Ansaldo Energia, “accogliamo con favore la conversione in legge del decreto che darà la spinta alla sicurezza energetica che implica il ricorso alle rinnovabili”. Fabbri ha poi sottolineato che l’incremento delle rinnovabili inserisce nel sistema “una certa instabilità” essendo “intermittenti”. “Servono fonti programmabili e ad oggi sono costituite da gruppi di generazione termica a ciclo combinato ad altissimo rendimento – ha detto Fabbri -. E Ansaldo Energia in questo campo produce macchine con rendimenti elevatissimi al 65% anche hydrogen ready”. Daniela Gentile, ad di Ansaldo Nucleare, si è invece concentrata sull’articolo 11 che riguarda il decommissioning: “Si percepisce che c’è attenzione per l’identificazione del sito di deposito nazionale del parco tecnologico, consentendo a enti territoriali e altre strutture non comprese di chiedere una valutazione dei territori per poter essere inseriti nella Cnai. Noi condividiamo che possa contribuire a un’accelerazione del deposito che è infrastruttura necessaria e primo passo per qualsivoglia futura attività nel settore”. Il settore nucleare “può rappresentare una concreta e non troppo lontana risposta alla domanda di affidabilità e competitività a cui le nostre aziende energivore hanno bisogno per trovare una risposta”. Una fonte “completamente decarbonizzata e completamente programmabile, in grado di essere il naturale complemento delle fonti rinnovabili” nonché “in grado di supportare la produzione di idrogeno”. Insomma “il decreto va bene ma va integrato garantendo sicurezza alla rete e per averla manca una parte che dia agli investitori un orizzonte di medio-lungo periodo per installare tecnologie oggi disponibili programmabili ma atti a funzionare con combustibili rinnovabili, come i cicli combinati”

Stefano Masini di Coldiretti si è soffermato invece su come il decreto incida poco sulle “potenzialità energetiche e di mitigazione climatica che il settore agro-forestale può effettivamente mettere a disposizione. E sotto questo profilo uno degli elementi è aver insistito sullo stoccaggio geologico del carbonio magari dimenticando l’interesse che ha il settore agricolo sulla pratica di carbon farming peraltro oggetto di una precedente sistemazione mancante della parte attuativa. Probabilmente sussistono delle ragioni tecniche per giustificare l'acclarato ritardo a completare il sistema e forse questo sarebbe l’occasione anche per fare il punto con le amministrazioni interessate” Mase e Mipaaf, “al fine di realizzare e perfezionare il quadro normativo. Altrimenti parte la procedura di stoccaggio geologico e rimane indietro lo stoccaggio agricolo”.

Sull’incentivo alla regioni a ospitare impianti rinnovabili “si introduce un elemento che distoglie il ministro dell’Ambiente dall’assumersi la responsabilità di definire il decreto sulla individuazione delle aree idonee – ha proseguito Masini -. Perché se si prevede un via prioritaria almeno nel 2024 che siano assegnatarie delle risorse di un fondo di prelievi forzosi a carico delle stesse imprese che investono nelle rinnovabili, questo avviene premiando le regioni che abbiano provveduto con legge propria con il rischio di incentivare una polverizzazione normativa mentre rimane inattuata la previsione del decreto legislativo 119 del 2021 in capo all’amministrazione dell’Ambiente. È un grande tema per l’ambiente perché se non si individuano le aree idonee e non idonee evidentemente l’impatto sul consumo di suolo rimane alto”. Infine, Masini ha rammentato la dimenticanza del biometano: “Sono almeno tre le esigenze che segnaliamo, l’annullamento dei certificati di Origine per gli impianti di produzione di biometano liquido che non attraversando ai fini del trasporto la rete si troverebbero oggi privi della disponibilità delle Garanzie di Origine e da questo punto di vista la richiesta di introdurre un appropriato procedura per dimostrare che il prodotto sia di origine biologica e rinnovabile da parte del gestore della rete. La seconda indicazione riguarda il potere calorifico superiore del biometano e la terza la necessità di farsi carico dal punto di vista ordinamentale su come un imprenditore non possa perdere il diritto agli incentivi ove la realizzazione degli impianti non subisca ritardi o non si sia potuto avviare a completamento per responsabilità a lui non imputabili”.

Per il Gse è intervenuto il presidente Paolo Arrigoni che “accoglie con grande favore le modifiche legislative introdotte, buona parte delle quali va a impattare direttamente e indirettamente sulle attività del Gse”. Sull’articolo 1 “il Gse in stretto contatto con il Mase ha avviato l’implementazione della misura” che “si sovrappone con l’energy release del 2021” ma “si rende utile predisporre alcune forme di coordinamento tra le due discipline”. Sull’articolo 2 che riforma la gas release, Arrigoni ha evidenziato “si stima che la produzione aggiuntiva di gas al 2024 sia di un miliardo di metri cubi fino ad arrivare a 6-7 miliardi al 2030 che si aggiungono all'attuale produzione nazionale di gas che è di 3 miliardi. Il Gse è già attivo in stretto coordinamento col Mase per la predisposizione di un cronoprogramma implementativo”. Infine, sull’articolo 4 per il fondo di incentivi alla regioni sulle rinnovabili “si tratta di una misura che cercherà di assorbire la sindrome Nimby e Nimto” e su cui “sottolineo due aspetti, uno che il Gse sta verificando la possibilità di creare sinergie con lo sportello unico digitale per la presentazione delle istanze il Suer che attualmente stiamo sviluppando” e “il Gse potrebbe valorizzare le sinergie operative rivenienti dalla gestione della piattaforma di gestione delle aree idonee, la cosiddetta Pai”.