News10 Aprile 2024 16:01

Def, ecco il testo trasmesso alla Camera. Giorgetti: PIL +1% nel 2024, +1,2% nel 2025. +1,1% e +0,9% nei 2 anni successivi

Caro Presidente, caro Lorenzo, Le trasmetto il Documento di economia e finanza 2024, predisposto ai sensi
dell'articolo 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
Il Documento di economia e finanza è scaricabile al seguente indirizzo:
https://documentiprogrammatici.dt.tesoro.it/. Con separata e contestuale comunicazione verrà fornita la password riservata per
l'accesso.

Così il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti scrive il 9 aprile al presidente della Camera Lorenzo Fontana trasmettendo il testo del Documento di Economia e Finanza che qui di seguito AGEEI pubblica integralmente:

DEF 2024

Il presente Documento di Economia e Finanza (DEF) - scrive il ministro Mef in premessa alle oltre 500 pagine - è stato predisposto nel rispetto delle regole del Patto di Stabilità e Crescita, tenendo comunque conto della transizione in corso verso la nuova governance economica europea.
Infatti, all’esito di un complesso negoziato sulla proposta della Commissione europea in seno al Consiglio Ecofin, la riforma delle regole è stata convenuta a livello di ‘trilogo’ con il coinvolgimento del Parlamento europeo, e sono ancora in atto le procedure di approvazione formale, di competenza del Parlamento europeo e del Consiglio Ecofin, e quelle attuative, di competenza della
Commissione europea.
Come noto, il primo passo della nuova governance del Patto consisterà nell'invio entro il 21 giugno, da parte della Commissione europea, di una traiettoria di riferimento. Quest’ultima definisce un profilo temporale di crescita massima dell’aggregato di spesa pubblica netta (che comprende anche variazioni discrezionali dal lato delle entrate), in base al quale gli Stati membri dovranno costruire i futuri Piani strutturali nazionali di bilancio a medio termine (Medium- term fiscal-structural plan).

Il nuovo sistema di regole - prosegue Giorgetti - è maggiormente orientato alla sostenibilità del debito pubblico e alla valorizzazione di una programmazione di medio-lungo termine della finanza pubblica e in particolare della spesa primaria (al netto degli interessi) e del relativo monitoraggio.
Proprio alla luce dell’imminente entrata in vigore delle nuove regole, il Governo ha tenuto conto dell'indicazione da parte della Commissione europea di presentare per quest’anno Programmi di stabilità sintetici, limitandosi a fornire contenuti e informazioni di carattere essenziale, e di concentrare ogni sforzo sulla costruzione dei nuovi Piani. Allo stesso tempo, in considerazione della formale vigenza del sistema di regole definito dal Patto di stabilità e crescita, il presente Documento di Economia e Finanza segue la tradizionale struttura, indicando l’andamento tendenziale delle principali grandezze di finanza pubblica.

In particolare, dal lato del deficit, al netto dell’impatto sui conti pubblici del 2023 causato dall'ulteriore aumento dei costi legati al Superbonus, le tendenze delle principali grandezze sono in linea con quelle previste lo scorso settembre nella Nota di aggiornamento del DEF (NADEF).
L’attenta valutazione dell’entità dello sforzo fiscale che sarà richiesto con l’entrata in vigore del nuovo sistema di regole ha portato il Governo a dare conto, in questo Documento, del fatto che le tendenze di finanza pubblica sono ampiamente allineate con gli andamenti programmatici della Nota di Aggiornamento del DEF dello scorso settembre, e che quelli futuri non potranno che essere individuati al più tardi entro il 20 settembre di quest’anno. Sarà, infatti, in tale occasione che verrà chiesto all’Italia di presentare il nuovo Piano strutturale di bilancio di medio termine, con un orizzonte quinquennale e un particolare riferimento all’andamento della spesa primaria netta.

Alla luce di queste considerazioni, non si è ritenuto necessario definire nel DEF degli obiettivi diversi dalle grandezze di finanza pubblica che emergono dal profilo tendenziale a legislazione vigente e che sono largamente in linea con lo scenario programmatico della scorsa NADEF. Allo stesso tempo, nel DEF si riporta una stima delle cosiddette politiche invariate per il prossimo triennio, all’interno delle quali sarà data priorità al rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale sul lavoro.
Con il pieno coinvolgimento del Parlamento, il Governo effettuerà sin da ora un'attenta azione di monitoraggio dei conti pubblici, proprio in vista della stesura del futuro Piano strutturale di bilancio di medio termine. Inoltre, il Governo
continuerà ad adottare misure volte ad intervenire sul profilo del deficit, migliorandolo ulteriormente anche attraverso una revisione della disciplina dei crediti d’imposta al fine di ricondurlo al di sotto del 3 per cento entro il 2026 e a non discostarsi dai valori della NADEF anche per gli anni 2025 e 2026. Per tale motivo, si è ritenuto di rinviare all’imminente redazione del Piano la predisposizione di un nuovo quadro programmatico coerente con le nuove regole europee e con l’orizzonte quinquennale che sarà necessario adottare.

Le azioni del Governo, inoltre, saranno rivolte a migliorare non solo i saldi di competenza, ma anche quelli di cassa, abbassando così il profilo del rapporto debito/PIL già nel breve periodo.
Dall’aggiornamento dei conti emerge, infatti, che a fronte di un dato di debito per il 2023 sensibilmente inferiore alle previsioni, a partire dall’anno in corso il rapporto debito/PIL tenderà a risalire lievemente a causa degli ulteriori costi legati al Superbonus. La tendenza alla crescita del debito si ferma, sulla base delle stime aggiornate contenute nel presente Documento, nel 2026, per poi intraprendere un percorso di riduzione dal 2027. A partire dal 2028, con il venir meno degli effetti di cassa legati al Superbonus e a seguito del miglioramento di bilancio conseguente all'adozione delle nuove regole, il rapporto debito/PIL inizierà a scendere rapidamente.
Se le proiezioni aggiornate si caratterizzano, quindi, per essere coerenti con il nuovo sistema di regole la cui entrata in vigore è imminente, non da meno si connotano per il requisito della prudenza, minimo comun denominatore dei documenti di finanza pubblica approvati dal Governo in carica. A tale ultimo riguardo, infatti, il Programma di Stabilità parte dalla definizione del nuovo quadro macroeconomico, con una leggera revisione al ribasso rispetto alle previsioni di crescita presentate lo scorso settembre, nonostante la migliore competitività e dinamicità dimostrata recentemente dall'economia italiana.
Sebbene lo scenario di crescita dell’economia mondiale e le condizioni finanziarie siano lievemente più favorevoli rispetto al quadro su cui si basava la NADEF, i rischi di natura geopolitica e ambientale restano assai elevati. D’altro canto, la nostra economia si è distinta per un elevato grado di resilienza a fronte di ripetuti shock e la crescita dell’occupazione è continuata anche in una fase di minore dinamismo del PIL.

Alla luce di tali premesse, la previsione tendenziale del tasso di crescita del PIL si attesta, per il 2024, all’1,0 per cento, mentre si prospetta pari all’1,2 per cento nel 2025, e all’1,1 e allo 0,9 per cento, rispettivamente, nei due anni successivi.
La crescita del PIL sarà sostenuta, in particolare, dagli investimenti connessi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e da un graduale recupero del reddito reale delle famiglie, tenuto conto che l'azione di Governo per il 2024 è proseguita proprio in tale direzione.

Il sostegno ai redditi dei lavoratori, avvenuto prevalentemente – ma non solo - tramite la riduzione contributiva, ha consentito anche di moderare la spinta salariale volta al recupero del potere di acquisto dopo la fiammata inflazionistica. Ciò ha innescato una spirale virtuosa che ha favorito una più rapida discesa del tasso di inflazione. La crescita dell’indice dei prezzi al consumo, a marzo pari al 1,3 per cento in termini di variazione sui dodici mesi, si è portata ben al di sotto della media dell'area dell'euro. L’incremento atteso dei redditi da lavoro consentirà un progressivo recupero del potere d'acquisto delle famiglie; consentendo al contempo di preservare la competitività di costo nei confronti delle principali economie europee.
Accanto all’andamento delle principali grandezze di finanza pubblica per i prossimi anni, non può non darsi conto della recente revisione al rialzo del deficit relativo all’anno 2023, che si è attestato su un valore pari al 7,2 per cento del PIL.
Tale valore trova spiegazione nelle maggiori spese legate al Superbonus e, più in generale, per una più alta spesa in conto capitale rispetto a quanto atteso. Al contrario, l’andamento di quella di parte corrente ha mostrato un profilo virtuoso, aspetto incoraggiante dal punto di vista delle future dinamiche della spesa.
Il Programma Nazionale di Riforma, che tiene conto delle modifiche al PNRR derivanti dalla rinegoziazione portata avanti dal Governo italiano e dall’introduzione del nuovo capitolo legato al RePowerEU, è parte integrante di questo Documento, e dà conto di tutte le azioni adottate dalle amministrazioni anche in risposta alle raccomandazioni della Commissione europea. Dalla sua lettura
potrà evincersi come le politiche adottate dal Governo siano state volte all’ulteriore riduzione degli squilibri macroeconomici che, ad avviso della Commissione europea, caratterizzano l’Italia.
Le riforme e gli investimenti costituiranno anche l’ossatura del futuro Piano strutturale di bilancio di medio termine. A tale riguardo, il Governo è già a lavoro con le amministrazioni, le istituzioni e le strutture tecniche per valutare gli impatti che la nuova governance avrà sui documenti programmatici e di rendicontazione previsti dalla riforma delle regole europee.
Anche al fine di concordare con la Commissione europea l’estensione a sette anni dell’aggiustamento di finanza pubblica necessario a porre il rapporto tra debito pubblico e PIL su un sentiero di continua e sostanziale riduzione, il nuovo Piano non potrà che partire dai risultati già conseguiti con il PNRR, consolidandone gli investimenti e le riforme con particolare riferimento alla transizione ecologica e digitale. Allo stesso tempo, il Piano risponderà alle esigenze di investimento della difesa e agli imprescindibili obiettivi di miglioramento dell’equità sociale e di ripresa demografica del Paese.