Energia31 Maggio 2022 09:34

Corte dei Conti: Csea deve aumentare attività ispettiva e monitorare la situazione creditoria

Il patrimonio netto ammonta a euro 100.795.747, con un aumento, rispetto al precedente esercizio, di euro 248.408. La movimentazione del patrimonio netto è imputabile alla destinazione di quota parte dell’utile 2019 (euro 20 mila) alla riserva legale, come previsto dall’art. 2430, del codice civile; alla destinazione della restante parte dell’utile 2019 (euro 385.000) alle entrate del bilancio dello Stato e alla rilevazione dell’utile dell’esercizio 2020 pari a euro 633.692. Il saldo dei flussi delle disponibilità liquide (attività operativa, investimento e finanziamento), tra il 2019 e il 2020, decresce del 37,3 per cento (euro 613.714.864, in valore assoluto). È quanto emerge dalla Sezione controllo enti della Corte dei conti che ha approvato, con Delibera n. 47/2022, la relazione sulla gestione 2020 della Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (CSEA), operante nella riscossione dei servizi di energia elettrica, gas e acqua.

“Per mitigare le conseguenze di disagio economico generalizzato determinate dalla pandemia, come l’innalzamento del tasso di morosità degli utenti, è stato istituito presso l’ente un conto emergenza Covid, con compensazione a carico del bilancio dello Stato delle riduzioni tariffarie apportate anche in favore delle imprese in difficoltà. L’aumento 2020 del costo complessivo del personale proprio e la speculare diminuzione di quello in distacco e a tempo determinato sono legati al completamento, nel 2019, del piano delle assunzioni ed alla conseguente eliminazione del personale proveniente da altri enti”, ha rilevato la Corte dei Conti.

IL COSTO DEL PERSONALE

“Il costo per gli organi, compreso quello per l’Organismo di vigilanza, aumenta del 9,66 per cento, principalmente a seguito della nomina del Comitato di gestione in corso di esercizio e della circostanza che, nel precedente, l’OdV è stato in carica soltanto alcuni mesi – ha rilevato la magistratura contabile nelle conclusioni della relazione -. Nel corso del 2020 la CSEA, che nell’esercizio precedente aveva completato il piano delle assunzioni, ha potuto disporre di personale proprio, eliminando quello in distacco da altri enti. Ciò ha comportato un aumento del costo complessivo del personale proprio, mentre è specularmente diminuito quello relativo al personale in distacco e a tempo determinato. Tuttavia, la dotazione di organico, fissata dalla legge e dallo Statuto in sessanta unità, non risulta completata. Al contrario, le risorse effettivamente in servizio risultano diminuite, nell’esercizio di riferimento, di un’unità”.

Inoltre, il costo del personale, ricomprendente anche gli emolumenti corrisposti al Direttore generale, “è aumentato di 71.722 euro, principalmente per il riassorbimento del personale distaccato e interinale, i cui costi sono proporzionalmente diminuiti. Posto che la funzione principale dell’Ente è costituita dalla riscossione dagli operatori dei settori dei corrispettivi tariffari accessori ai servizi erogati, prelevati dai consumatori finali tramite le bollette, assume aspetto centrale il controllo delle dichiarazioni degli operatori medesimi, svolto anche a mezzo di ispezioni – ha spiegato la Corte dei Conti -. Le verifiche effettuate nell’esercizio in esame, di cui soltanto quattro mediante sopralluogo, hanno dato esito positivo, fatta eccezione che per un’impresa per la quale è stato disposto un recupero”.

LA SITUAZIONE DELLE ISPEZIONI

La magistratura contabile rileva, “nell’esercizio considerato, lo svolgimento soltanto parziale delle ispezioni programmate e, altresì, la concentrazione delle attività ispettive nel settore della ricerca di sistema, con un rilievo residuale per gli altri, in particolare, per quello elettrico, che pure costituisce il settore più importante per numero di operatori e per ammontare di erogazioni. Pur tenendo conto delle particolari criticità dovute al diffondersi della pandemia da Covid-Sars-19, si raccomanda un’implementazione dell’attività ispettiva, atteso il regime in atto che vede le erogazioni fondate essenzialmente sulle autodichiarazioni dei beneficiari, sia pure con verifiche correttive basate su criteri di coerenza con le dichiarazioni precedenti”.

NECESSARIO UN COSTANTE MONITORAGGIO DELLE SITUAZIONI CREDITORIE DELLA CASSA

“Atteso il numero e gli importi dei crediti, nonché delle procedure concorsuali e del rango dell’esposizione creditoria, è altresì– ha rilevato la Corte dei Conti -; tanto è stato, del resto, evidenziato anche nella relazione per il 2019, nella quale è stato sottolineato il ritardo nell’invio delle intimazioni di pagamento e nella tempistica dei procedimenti di recupero. In tale ambito, il meccanismo di recupero crediti per indebita erogazione degli incentivi ‘CIP 92’, suddiviso tra due diversi enti (GSE deputato alla verifica delle poste debitorie e CSEA alla riscossione, a sua volta devoluta all’Ad.ER), sembra parcellizzare e, anche, rendere più lunghi i tempi tra l’accertamento e la riscossione”.

LE PROCEDURE NEGOZIATE

“Nell’ambito contrattuale, la maggior parte rientra nella tipologia della procedura negoziata. L’Ente ha riferito di aver ridotto gli affidamenti diretti extra MEPA di oltre il 50%. Ha poi evidenziato che, al fine di favorire la partecipazione degli operatori economici alle procedure di acquisizione di beni e servizi e, dunque, massimizzare la concorrenza, sta perseguendo una politica di contenimento degli acquisti con affidamento diretto, con conseguente riduzione negli ultimi cinque anni”, prosegue la magistratura contabile.

IL CONTENZIOSO

“Il contenzioso nel quale l’Ente è coinvolto, prevalentemente ad adiuvandum dell’Arera, riguarda le impugnative delle delibere di quest’ultima davanti al Giudice amministrativo. Elevato è, altresì, il contenzioso tributario, a seguito delle impugnazioni delle cartelle emesse dall’Agenzia delle entrate – riscossione con riguardo al recupero dei crediti dell’ente. La CSEA è altresì coinvolta, quale creditore, in numerose procedure concorsuali”, ha concluso la Corte dei Conti.