News22 Dicembre 2023 16:15

Compensi ministeri a 2 velocità: MIUR, MIC, MIT, MEF e MASAF i più poveri. professionalità migrano verso PA più ricche. I DATI

Due pesi e due misure, non tutti i ministeri sono uguali: c'è chi guadagna di più e chi guadagna di meno. Con il risultato che - come accaduto già in passato - c'è chi vince il concorso al Masaf o al Miur per poi 'migrare' verso altri lidi più ricchi della PA. Cosa che si traduce in un graduale depauperamento delle professionalità per quei ministeri i cui dipendenti, o restano per passione, o perché meno bravi.

I dicasteri più poveri? Da una ricognizione fatta su tutti i siti dei ministeri sotto amministrazione trasparente, sono Istruzione, Cultura, Lavoro e Agricoltura: il MIUR di Giuseppe Valditara (i capi dipartimento hanno una media di compensi di 125mila euro l'anno lordi), il MIC di Gennaro Sangiuliano (157mila euro per i direttori generali di prima fascia), il LAVORO di Marina Elvira Calderone (i dirigenti di prima fascia oscillano tra i 100 e i 170mila euro lordi l'anno, e il MASAF di Francesco Lollobrigida (variano tra 164mila e i 224mila e 221mila nei due casi più alti).

Bassi - rispetto ai colleghi di Interni, Giustizia, Salute ed Esteri - anche i dipendenti del MEF di Giancarlo Giorgetti: i dirigenti di prima fascia - andando a vedere sulle retribuzioni riportate sul sito sotto amministrazione trasparente - non superano quota 191mila euro e i dirigenti di seconda fascia non arrivano a 118mila euro.

Ancora più basso il MIT di Matteo Salvini: sempre guardando l'amministrazione trasparente sul sito, i dirigenti di livello A non superano i 184mila.

Mentre i più ricchi sono la SALUTE di Orazio Schillaci, (la retribuzione annua per i dirigenti di prima fascia si attesta intorno ai 212mila euro); gli ESTERI di Antonio Tajani, (241mila per il direttore generale e le posizioni equiparate); GIUSTIZIA di Carlo Nordio (i capi dipartimento oscillano tra i 203 e i 241mila euro) e gli INTERNI di Matteo Piantedosi i cui dirigenti di prima fascia hanno una retribuzione media di 226mila euro.

E Palazzo Chigi? è il terzo più alto per le pubbliche amministrazioni, in media, subito dopo quello delle agenzie fiscali e UnionCamere.

Secondo i dati raccolti nel 2020 dall'Agenzia ARAN - Agenzia di rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni, i dirigenti di prima fascia del Palazzo del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, raggiungono - sempre in media - quota 222mila euro lordi mentre i dirigenti di seconda fascia arrivano a 106mila euro.

Ma i settori della PA che garantiscono i compensi più bassi sono quelli legati alla ricerca: Per l'Istruzione e ricerca - sempre secondo ARAN - i dirigenti di prima fascia non superano i 123mila euro mentre i dirigenti di seconda fascia si fermano a una media di 97mila euro.

Al MIMIT di Adolfo Urso le retribuzioni variano invece - per lo stesso ruolo di direttore generale - da 129mila a 240mila euro.

Al MASE di Pichetto Fratin gli stipendi dei dirigenti di prima fascia (ovvero anche i capi dipartimento) oscillano tra i 202 e i 218mila euro l'anno.

Ma da cosa dipende questa differenza di compenso tra gli alti profili dirigenziali dei Ministeri? L'Agenzia ARAN spiega ad AGEEI che la loro composizione dipende da due fattori: una quota fissa e una indennità, che varia tra ente ed ente. Questa mancanza di armonizzazione accentua gli spostamenti interni alla PA, con una migrazione verso gli incarichi e ministeri dove il riconoscimento economico è maggiore.

Oggi - a confermarlo è sempre l'ARAN - è in ballo il rinnovo contrattuale, scaduto nel 2019. Questo ritardo sta causando diverse problematiche, tra cui quella di diversi dirigenti che sono in attesa di ricevere premi di produttività non ancora versati proprio a causa del mancato rinnovo.

Pochi giorni fa, l'11 dicembre, è stato sottoscritto il Contratto collettivo nazionale per i dirigenti delle Regioni e degli Enti locali, che riguarda un totale di 13.600 profili di alto livello. Rispetto ad alcuni anni fa, quando la contrattazione era separata su 13 comparti differenti, dal 2016 la contrattazione si è ricompattata su 4 comparti e 4 aree, riducendo parzialmente le differenze.

Ma l'obiettivo a lungo termine - fanno ancora sapere da ARAN - è quello di arrivare ad un unico contratto nazionale con eventuali premialità aggiuntive basate sui risultati ottenuti. Questo eliminerebbe - concludono - le differenze di compensi e automaticamente le migrazioni da una PA all'altra con il conseguente depauperamento delle professionalità per quelli più 'poveri'.

Qui di seguito AGEEI pubblica la tabella ARAN:

RETRIBUZIONI MEDIE PA per macrovoce_2020